QUI RADIO RIGNANO, PARLA MARIA TERESA MELI: “RENZI E’ DISPOSTO A NON ESSERE IL CANDIDATO PREMIER PUR DI AVERE UNA COALIZIONE LARGA” - GUARDA CASO IL “BEAU GESTE” ARRIVA PRIMA DELLA BATOSTA IN SICILIA E A OSTIA…
Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
La sconfitta siciliana ai piani alti del Nazareno viene data per acquisita. Comunque, si ragiona al Pd, il partito non prenderà un risultato molto inferiore a quello ottenuto da Bersani nel 2012 e in più non si può sottovalutare il fatto che in quella regione il centrosinistra ha sempre perso e quando ha vinto, con Crocetta, è stato solo grazie alle divisioni della destra. Per questa ragione Matteo Renzi, alla vigilia del voto, guarda già oltre la Sicilia e punta alle elezioni politiche.
L'importante, adesso, per il segretario, è procedere senza indugio nella road map che ha già prefigurato insieme agli altri dirigenti del Pd. «Ci vuole - è il ragionamento dell' ex premier - una coalizione larga». E poiché questo è l' obiettivo finale «per non dare il Paese in mano a Berlusconi», Renzi è disposto a fare una sorta di passo di lato.
«Io - spiega il leader del Pd ai suoi collaboratori - non ho problemi. Ho già dato la mia disponibilità a fare le primarie di coalizione. Ma se non è questo, come credo, l' intento dei nostri potenziali alleati, sono pronto a fare di più. Cioè a far "sparire" il tema della premiership e a non essere il candidato di tutta la coalizione. Di più, veramente, non mi si può chiedere».
Insomma, Renzi per statuto resterebbe il candidato premier del Pd ma non si imporrebbe come tale a tutta la alleanza, anche se difficilmente in caso di vittoria del centrosinistra potrebbe non andare a Palazzo Chigi il leader del partito più votato.
L'ex premier ha già fatto filtrare questa sua disponibilità, perciò ora è curioso di vedere chi, nel partito, solleverà di nuovo il tema, perché una simile sortita equivarrà a un atto di guerra: «Voglio vedere - ha spiegato il segretario ai suoi - chi sarà il primo dopo la Sicilia a dire che bisogna cambiare candidato premier». Sarà quella la formula per aprire le ostilità. Renzi ne è convinto perché sa che nessuno ha la forza di chiedere esplicitamente un cambio di segretario.
Comunque, quello che interessa maggiormente a Renzi in questa fase è la costruzione della «coalizione larga». Perciò, ieri, con Pier Ferdinando Casini non ha parlato solo delle prossime mosse della Commissione sulle banche. «Per fare una coalizione ampia è necessaria anche una lista di centro», è infatti il convincimento del segretario. Dovrebbero farne parte gli uomini di Casini, gli ex Scelta civica e si punta ad agganciare pure Angelino Alfano.
Ci sarà ovviamente anche una «lista a sinistra». E al Pd hanno guardato con interesse alla decisione di Giuliano Pisapia di scendere nell' agone delle elezioni. L' ex sindaco di Milano, i radicali di Riccardo Magi, i verdi di Angelo Bonelli, i laici di Benedetto Della Vedova, Idv e i socialisti potrebbero dare vita a una sorta di «Lista civica nazionale».
È chiaro che, tanto più se Pisapia manterrà fermo il suo impegno di non candidarsi in prima persona, la front woman di questa operazione, sempre che accetti, sarà Emma Bonino. Una lista siffatta scenderà in campo anche alle Regionali, per sostenere Nicola Zingaretti nel Lazio e Giorgio Gori in Lombardia.
L'operazione è ancora agli inizi e ufficialmente non c' è stato nessun «matrimonio politico» con il Partito democratico. Né è previsto a breve, perché nelle intenzioni dei promotori di questa iniziativa si dovrebbe cercare di aprire anche un dialogo con gli scissionisti. Con uno scopo ben preciso: quello di spingere quanti in quel movimento non vogliono fare una battaglia di pura testimonianza a venire allo scoperto.
Del resto, Matteo Renzi è stato chiaro anche su questo punto: «Da parte mia non ci sono veti nei confronti di nessuno. Ci si può e ci si deve confrontare sui contenuti, e da parte nostra, su questo, c' è un' apertura reale».