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FINITA LA TREGUA GIUDIZIARIA PER IL REFERENDUM, LE PROCURE HANNO RIAPERTO IL FUOCO - RAFFAELE MARRA, ATTUALE CAPO DEL PERSONALE DEL COMUNE DI ROMA E BRACCIO DESTRO DEL SINDACO VIRGINIA RAGGI, E’ STATO ARRESTATO CON L’ACCUSA DI CORRUZIONE - E A MILANO BEPPE SALA E' INDAGATO PER FALSO
1 - RAFFAELE MARRA ARRESTATO A ROMA
Da www.ansa.it
Su richiesta della procura di Roma è stato arrestato Raffaele Marra, attuale capo del personale del Campidoglio e braccio destro del sindaco Virginia Raggi. In base a quanto si apprender il reato contestato è quello di corruzione. L'arresto è stato eseguito dai carabinieri. La vicenda che ha portato all'arresto di Marra è legata all'inchiesta sulla compravendita delle case Enasarco e risale al 2013. In quel periodo Marra era a capo del dipartimento politiche abitative del Comune di Roma. L'indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo.
2 - UN NUOVO FRONTE PER LA POLITICA
Francesco Bei per “la Stampa”
Per una coincidenza straordinaria, che provoca un filo d' inquietudine, ieri sera siamo venuti a sapere che i primi cittadini delle due città più importanti d' Italia, Milano e Roma, sono finiti al centro di inchieste della magistratura. Posizioni differenti, almeno per ora. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ex amministratore delegato di Expo, risulta indagato nell' inchiesta sulla cosiddetta «Piastra dei servizi» dalla procura generale di Milano.
beppe sala laura boldrini quarto oggiaro
E si è subito autosospeso. Mentre la sindaca della Capitale non è indagata, ma certo l'acquisizione dei faldoni in Campidoglio sulle sue prime nomine, con la Guardia di Finanza che setaccia gli atti di questi primi cinque mesi di governo cittadino, ieri ha fatto venire i brividi a molti cinquestelle. Perché da quelle parti vale ancora la regola che Luigi Di Maio espresse chiaramente proprio alla Stampa nel 2015: «L'abuso d' ufficio è un reato grave, se sei indagato stai fermo un giro».
E l'ipotesi che alla fine delle indagini, sollecitate dall'autorità anticorruzione, anche la Raggi riceva un avviso di garanzia non è peregrina. Dunque è un vero e proprio attacco ai sindaci quello che si squaderna davanti ai nostri occhi. A pochi mesi dalle elezioni, le due metropoli italiane potrebbero finire nel caos politico-amministrativo.
Mentre basta guardare alla cronaca dell' ultimo anno per scoprire che il «mestiere» di sindaco è sempre più bersagliato e esposto al rischio di finire sotto indagine. Persino la nuova classe politica del Movimento cinquestelle, che si voleva immune dai vizi, è finita nel gorgo: Federico Pizzarotti a Parma, Filippo Nogarin a Livorno, senza dimenticare il tonfo di Rosa Capuozzo a Quarto che tanti danni d'immagine provocò ai pentastellati.
E' come se fosse caduto l'ultimo tabù, quello di una presunta diversità dei sindaci rispetto al resto della classe politica. Un mito fra i più duraturi della seconda Repubblica. Grazie alla legge che garantì la loro elezione diretta e li sottrasse ai ricatti dei partiti, fiorì la stagione dei sindaci. E nei primi Anni Novanta si consolidò l'idea del rinascimento cittadino, contrapposto al declino della Repubblica dei partiti: Rutelli a Roma, Cacciari a Venezia, Bassolino a Napoli, Formentini e Albertini a Milano. Di quel periodo e del prestigio di cui godevano cos'è rimasto?
Sembra un secolo, eppure solo tre anni fa Renzi vinse e conquistò il suo partito e la fiducia di molti italiani spingendo molto sulla narrativa del sindaco buono, più vicino ai problemi dei cittadini. Tanto da immaginare proprio un Senato composto dai sindaci delle città capoluogo.
In questa difficile stagione che si apre, anche quel presidio di diritti e buona amministrazione sembra finire travolto nel discredito e nelle inchieste. Ma sarà bene fare attenzione, aspettare prima di pronunciare giudizi affrettati. Perché, con tutti i loro difetti, i primi cittadini restano ancora l'esempio di come le cose possano funzionare bene. Sono loro in prima linea tutti i giorni, esposti certo al rischio di sbagliare a mettere la firma sotto un atto.
Eppure pronti a metterci la faccia e a prendersi le loro responsabilità quando è necessario. Anche quando le altre istituzioni arrivano in ritardo. E il ricordo non può non andare ai sindaci-coraggio del terremoto che ha colpito Amatrice, le Marche e l'Umbria. Sindaci che scavavano di giorno e di notte cercavano alloggi per gli sfollati, senza dormire, provvedendo a tutto per le loro popolazioni. Che la guerra ai sindaci non diventi quindi una guerra a noi stessi.