IL GIOCO DELLE TORRI – LA RAI SCRIVE ALLA CONSOB E DICE CHE L’OFFERTA DI MEDIASET È ''IRRICEVIBILE E AGGRESSIVA'' – MA IL BISCIONE VUOLE COMUNQUE SEDERSI A UN TAVOLO E TRATTARE
1. LA RAI SCRIVE ALLA CONSOB
Aldo Fontanarosa per “la Repubblica”
La Rai boccia come «irricevibile» l’assalto di Mediaset alle torri tv. In una lettera di risposta alla Consob, che vuole conoscere le sue idee sull’offerta del concorrente, la televisione di Stato ricorda che resta tuttora in piedi un muro invalicabile, un vincolo preciso. È scritto nel decreto del 2 settembre 2014 che impone a Viale Mazzini di conservare la proprietà del 51% dell’azienda dei ripetitori, RaiWay, anche dopo la quotazione in Borsa. Non si può dialogare, quindi, con una Mediaset decisa a comprare, peraltro con un’offerta aggressiva, un bene (il 100 per cento di RaiWay) che non è neppure in vendita.
Su questo punto battono per tutto il giorno i parlamentari del Pd Anzaldi e Fornaro: «Come mai — chiedono — Mediaset si è lanciata in un’operazione non realizzabile? E’ opportuno che ora la Consob lo chiarisca con la massima urgenza e severità ». In serata, il deputato Anzaldi racconta di una telefonata della Consob: «Mi fa sapere di aver avviato un’analisi dell’operatività sui titoli coinvolti sia nelle sedute precedenti l’annuncio dell’offerta, sia nelle sedute successive. Vogliono individuare gli intermediari che hanno impresso ai titoli un andamento rialzista o ribassista. Mi auguro che le verifiche siano rapide. Questa vicenda ha alimentato tanti dubbi oltre ad aver fatto guadagnare qualcuno e perdere altri».
In serata, dunque, la Consob rivela di aver aperto la caccia a eventuali speculatori. In mattinata, la stessa Consob sonda le intenzioni del vertice della Rai. Il Garante ha ben presente il muro del 51% perché è scritto nel “prospetto” preparato da RaiWay al momento dello sbarco in Piazza Affari (a novembre scorso). La Consob chiede comunque alla Rai se considera «rimuovibile » questa barriera del 51% e se intende premere sul suo azionista (il ministero dell’Economia) perché lo cancelli. Su questo punto, la tv pubblica chiude in modo netto. Non sarà lei a pregare Renzi di smontare un tetto che il premier vuole conservare: «Abbiamo messo la regola del 51%», dice il presidente del Consiglio, «e non la modifichiamo. L’offerta di Mediaset, dunque? Un’operazione di mercato e non certo politica ».
La Rai vive con preoccupazione ma anche con orgoglio la mossa del gruppo Berlusconi, che comunque è una medaglia per RaiWay, di colpo oggetto del desiderio nella partita delle tv. E in un clima a tratti allegro, quasi come battuta, c’è chi suggerisce di lanciare una contro-offerta per comprare le torri di Mediaset. Ma il “compromesso storico” delle antenne — se mai dovesse riprendere quota — andrebbe incontro alla probabile bocciatura dell’Antitrust italiano o di quello europeo.
In casi del genere, il nostro garante della concorrenza esamina la fusione da due angolazioni. Si chiede intanto se le nozze possano creare una posizione dominante nel settore specifico dei ripetitori. Ma si interroga anche sull’effetto che la fusione avrebbe su mercati collegati, come quello della pubblicità tv. Ancora più severo, forse, sarebbe l’esame dell’Antitrust europeo. Dal 2005, l’Ue ha in piedi una procedura d’infrazione ai danni dell’Italia accusata di aver conservato troppi privilegi in capo a Rai e Mediaset nel passaggio dalla televisione analogica al digitale terrestre. Ora, il gruppo Berlusconi ha 5 reti nazionali (mux) e in più gestisce quello di Cairo. Entrare nel capitale di RaiWay, anche solo in minoranza, vorrebbe dire allargare la propria influenza su altre 5 reti arrivando addirittura a quota 11. Un numero che l’Europa proprio non potrebbe digerire.
2. FININVEST INSISTE: PRONTI A ENTRARE
Ettore Livini per “la Repubblica”
Mediaset vuole comprare Rai Way- Ei Towers lancia opa
Il sasso nello stagno è stato lanciato. E Mediaset, adesso, attende la risposta ufficiale di Rai Way prima di scoprire le carte delle sue prossime mosse sulle torri della tv pubblica. «La partita — dicono advisor vicini all’operazione — non è finita». Ad Arcore nessuno si immaginava una strada in discesa. Un’Opa del leader dell’opposizione su un’azienda controllata dal Tesoro (cioè dalla maggioranza) è tema delicatissimo, specie in un paese orfano di una legge sul conflitto d’interessi. E lo stop di Matteo Renzi, anche se nei modi e nei toni è stato forse più duro del previsto, era stato messo in conto. «La nostra è un’operazione con senso industriale — sottolineano fonti del Biscione — La stessa Rai Way in passato aveva ipotizzato la necessità di un consolidamento del settore. Noi ne abbiamo parlato informalmente a Viale Mazzini, abbiamo provato a sottoporre il dossier alla Cdp. Poi, visto che tutte le porte erano chiuse, ci siamo affidati alla soluzione più lineare: un’Opa sul mercato».
Ciò non toglie che la durezza della riposta del governo ha irritato Silvio Berlusconi: «Sono indignato — è il commento fatto con i fedelissimi — perché non solo non vogliono che io faccia politica ma nemmeno più l’imprenditore ». La strada adesso è segnata. Ma il finale è tutto da scrivere. L’offerta, naturalmente, andrà avanti. Entro 30 giorni Mediaset definirà il prospetto. Nel frattempo i vertici di Rai Way (che chiederanno un parere agli advisor) dovranno far sapere se il prezzo è giusto o no.
«Se diranno che è basso possiamo discuterne — dicono a Cologno — anche se per loro non sarà facile sostenerlo visto che offriamo il 52,7% in più della cifra cui hanno venduto i titoli in Borsa solo tre mesi fa». L’operazione vera e propria dovrebbe partire ad aprile. Ed è probabile che a quel punto anche i grandi fondi esteri — molti sono azionisti di entrambe le aziende coinvolte — possano fare sentire la loro voce sulla partita. La certezza però è una: la decisione finale sulla cessione del 65% in portafoglio allo Stato — l’ora “X” dovrebbe essere attorno a metà maggio — spetta al Tesoro. Che difficilmente — salvo sorprese al momento imprevedibili — potrà fare una scelta diversa da quella annunciata oggi dal premier.
LA STATUA A BIAGIO AGNES ALLA RAI DI SAXA RUBRA
La vera speranza del Biscione è un’altra: che il blitz di mercoledì, al netto del suo esito finale, apra il dibattito sulla creazione di un “campione nazionale delle torri” in grado di eliminare sprechi, duplicazioni di impianti e spese inutili. Affidando all’antitrust la scrittura delle regole per garantire il libero accesso a tariffe regolate a tutti gli operatori. L’Opa di Ei Tower su Rai Way può essere un modo — «l’unico che abbiamo trovato finora» — per raggiungere questo obiettivo. I termini dell’offerta (la governance, il prezzo e persino lo schema) — è il messaggio di Cologno — possono essere ritoccati in corso d’opera per rispondere alle richieste del Tesoro: «Noi non abbiamo linee rosse che non siamo disposti a valicare — aggiungono — . Possiamo persino vendere un pezzo di Ei Towers a un inve- stitore terzo, magari persino la Cdp e accettare di rimanere in minoranza».
L’Opa, però, non è la linea del Piave. Anzi. La soluzione preferita dal Biscione, quella che i suoi vertici — dicono loro — stanno battendo da mesi, è quella di mettere tutti i protagonisti attorno a un tavolo per trovare una soluzione di sistema e di mercato — come ha sottolineato ieri Renzi — che metta d’accordo tutti. Mediaset in questo caso sarebbe aperta a qualsiasi tipo di soluzione. «Abbiamo dimostrato di essere pronti a mettere 1,2 miliardi sul piatto pur di razionalizzare il comparto — è il mantra delle tv dell’ex-Cav — . Ma tutto è possibile. Per assurdo saremmo anche disposti a vendere del tutto le nostre infrastrutture. Noi siamo operatori televisivi, quello che ci importa è averne l’accesso a una tariffa onesta».
mediaset presentazione palinsesti piersilvio berlusconi
La ratio è chiara: l’intero settore è in fermento. I colossi delle infrastrutture stanno consolidando i loro business (Ei Towers è stata in corsa per rilevare le torri della Wind, Telecom Italia potrebbe collocare in Borsa le sue). E la nascita di una “nazionale” delle antenne tv, chiunque ne sia il proprietario, consentirebbe di dirottare gli investimenti nel miglioramento della rete invece che buttare via denaro per un braccio di ferro che rischia alla fine di mettere fuori mercato entrambi i concorrenti. “Non siamo solo noi a dirlo, lo sostengono tutte le banche d’affari che hanno analizzato questo dossier”, sostengono gli advisor di Arcore. Ragionamento, a dire il vero, che in casa Mediaset non vale solo per i ripetitori. La sfida tra Mediaset Premium e Sky — dicono gli analisti — rischia di dissanguare tutti e due. Mediaset non a caso ha diversi cantieri aperti. E quello di Ei Towers, alla fine, rischia di essere solo l’aperitivo.