BOMBE E PROIETTILI SULL’ISIS - RAID AEREO IN IRAQ: UCCISO IL BRACCIO DESTRO DEL CALIFFO - CAMERON PENSA A UN INTERVENTO MASSICCIO PER “SCHIACCIARE” I TERRORISTI (ED ESCLUDE DI PAGARE Il RISCATTO PER L’OSTAGGIO BRITANNICO)
Da “Libero Quotidiano”
I proiettili sfiorano il califfo Abu Bakr Al Baghdadi. Ieri, Abu Hajar Al-Sufi, il braccio destro del leader dello Stato islamico è rimasto ucciso a seguito di un raid aereo condotto dall’esercito iracheno nella città di Mosul, nella parte settentrionale del Paese.
Secondo il ministero della Difesa di Baghdad, che ha diffuso la notizia, anche una seconda figura di spicco del movimento jihadista sarebbe rimasta uccisa nell’attacco. Gli ultimi obiettivi colpiti rappresentano un indubbio successo militare, del quale gli Stati Uniti, impegnati a bombardare l’Isis con i droni, non intendono attribuirsi il merito per lasciare spazio alle forze armate locali.
Così, il colonnello Stephen Warren, portavoce del Pentagono, non conferma la notizia e sottolinea che l’aviazione americana non ha come bersaglio singole figure del movimento terroristico.
Gli attacchi aerei statunitensi sono diretti contro le concentrazioni di truppe che minacciano aree specifiche nella parte settentrionale dell’Iraq, compresa la diga di Mosul e la capitale curda di Erbil. «Se c’erano dei leader dell’Isis fra le formazioni che sono state attaccate», però, ha concluso Warren, «saranno probabilmente stati uccisi».
E comunque, l’Alleanza atlantica rimane ancora in attesa di una chiamata. «Se l’Iraq ci chiederà aiuto» per combattere i jihadisti sunniti dello Stato Islamico, «la Nato la valuterà seriamente», ha spiegato il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, nella cerimonia di apertura del summit Nato a Newport, nel Galles.
«Ne discuteremo con gli alleati », ha assicurato Rasmussen, sottolineando però che «per ora non abbiamo ricevuto nessuna richiesta di impegno». È il premier britannico, David Cameron, il più determinato. Londra sta valutando di fornire armi e addestramento alle forze curde per aiutarle nella lotta contro i ribelli islamici, ha detto ieri in un’intervista all’emittente Itv, alla vigilia del vertice Nato.
La Gran Bretagna ha svolto finora voli per il lancio di aiuti umanitari e voli di ricognizione e rifornimento alle forze curde alleate che combattono contro i miliziani dello Stato islamico.
Altri Paesi europei, tra i quali l’Italia, la Germania e la Francia, hanno già annunciato di voler inviare armi leggere ai curdi per aiutarli a far fronte alla minaccia jihadista. Ma noi, «siamo pronti a fare di più e stiamo considerando attivamente se consegnare loro armi e se possiamo fare di più in maniera diretta per addestrare le milizie curde.
In sintesi, stiamo già svolgendo un ruolo sul posto, ma possiamo fare di più». In ogni caso, Londra non esclude raid britannici nell’area, «anche senza l’invito di Assad », aveva detto Cameron prima dell’avvio del vertice. Senza timore di rappresaglie.
Quindi il Regno Unito non pagherà un riscatto per la liberazione dell’ostaggio britannico dello Stato Islamico mostrato nel video della decapitazione del giornalista americano Steven J. Sotloff. Parlando con Sky News, il capo del governo britannico ha ammesso che «la situazione è disperatamente difficile», aggiungendo però che il denaro non farebbe altro che alimentare il terrorismo.
Cameron, che ha ripetuto la sua idea di una «minaccia diretta al Regno Unito» proveniente dai militanti dell’Is in Siria e in Iraq, ha anche usato parole forti finora non ancora pronunciate: c’è il bisogno, ha detto, di «schiacciare» queste forze, «facendole scomparire ». All’assenza dell’Occidente rimedia Teheran,attraverso il movimento libanese di Hezbollah e le Guardie della Rivoluzione iraniane, che stanno addestrando volontari sciiti iracheni per combattere l’avanzata dello Stato islamico in Iraq.
Secondo il quotidiano del Kuwait Al Rai, Hezbollah sta trasmettendo la sua esperienza ai combattenti iracheni per confrontarsi al meglio con i jihadisti. «L’addestramento dà i suoi frutti», ha detto una fonte irachena, ma «abbiamo bisogno di un’ulteriore formazione militare, che è ancora agli inizi e non si fermerà fino a quando lo Stato islamico rappresenterà una minaccia per l’Iraq, il Libano e la Siria».