I PETROLDOLLARI AIUTANO, FARE POLITICA ANCHE - RAMPINI: “L’ARABIA MERITA DI ESSERE STUDIATA PIÙ CHE ESORCIZZATA. IL SUCCESSO DIPLOMATICO CHE HA OTTENUTO SULL’EXPO È ANCHE IL RISULTATO DEI CONSENSI CHE RACCOGLIE NEL GRANDE SUD GLOBALE. RIAD DÀ UN CONTRIBUTO IMPORTANTE ALLO SVILUPPO DELL’AFRICA: NON LASCIA ALLA CINA IL MONOPOLIO DEGLI INVESTIMENTI IN QUEL CONTINENTE. L’ARABIA INVESTE NELLE ENERGIE RINNOVABILI, SULLA TRANSIZIONE VERDE HA UN ATTEGGIAMENTO REALISTICO E PRAGMATICO PROPRIO COME CINA, INDIA, E LA MAGGIORANZA DEI PAESI EMERGENTI”
Estratto dell’articolo di Federico Rampini per il “Corriere della Sera”
[…] la vittoria di Riad per l’Expo 2030 […] È comprensibile e ha qualche fondamento, una interpretazione severa di questo evento. Ha vinto la potenza del petrolio e della finanza, ha vinto un regime autoritario, lo stesso che ha sulla coscienza l’assassinio del giornalista d’opposizione Jamal Khashoggi. Questa narrazione drammatica è destinata a prolungarsi nei prossimi giorni durante la Cop28 a Dubai.
Anche alla conferenza sul clima di Dubai — disertata per difficoltà interne da Joe Biden — sentiremo denunciare il ruolo demoniaco dei produttori di energie fossili (in quel caso gli Emirati, vicini e alleati dell’Arabia) nel ritardare la salvezza del pianeta. Ma se fosse tutto davvero così semplice, non si spiegherebbero le difficoltà recenti in cui incappano l’auto elettrica, l’energia solare ed eolica, nei Paesi più avanzati che hanno adottato legislazioni molto favorevoli alla de-carbonizzazione. […]
MOHAMMED BIN SALMAN - JOE BIDEN - BENJAMIN NETANYAHU
L’Arabia merita di essere studiata più che esorcizzata. Il successo diplomatico che ha ottenuto sull’Expo è anche il risultato dei consensi che raccoglie nel Grande Sud globale. Certo che contano l’energia e il denaro, ma anche in senso positivo. L’Arabia dà un contributo importante allo sviluppo dell’Africa, ad esempio; non lascia alla Cina il monopolio degli investimenti in quel continente.
L’Arabia investe nelle energie rinnovabili, sulla transizione verde ha un atteggiamento realistico e pragmatico proprio come Cina, India, e la maggioranza dei Paesi emergenti. L’omicidio di Khashoggi resta una macchia orrenda sulla gestione del principe Mohammed bin Salman (detto MbS), però non deve farci ignorare i progressi reali verso la laicizzazione. Il potere del clero è diminuito a Riad. Le donne saudite hanno molti più diritti di qualche anno fa; stanno meglio che in Iran o nella Striscia sotto Hamas.
[…] l’Arabia punta a diventare un’attrazione mondiale del turismo, mentre fino a qualche anno fa ostacolava i visitatori occidentali e voleva solo pellegrini islamici. Si sono inariditi i fiumi di petrodollari sauditi che dal 1979 in poi finanziarono predicazioni dell’odio anti-occidentale e anti-semita nelle moschee e madrasse fondamentaliste del mondo intero.
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[…] il principe MbS ha bisogno di vedere sconfitto Hamas per ridurre la minaccia costante dalle varie filiazioni jihadiste dei Fratelli musulmani. […] C’è chi paragona il Nuovo Asse tra Cina, Russia e Iran a quello che fu negli anni Trenta l’Asse tra Germania nazista, Italia fascista, Giappone militarista.
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[…] In questo Grande Gioco l’Arabia (come la Turchia) è una delle potenze regionali più corteggiate e contese. È interesse dell’Occidente che rimanga il più possibile dalla nostra parte. […] Le critiche che rivolgiamo al vincitore sul terreno dei diritti umani fanno parte della nostra cultura […] Però non dobbiamo rinunciare a fare politica in questo mondo bellicoso. Non dobbiamo illuderci che il nostro premio di consolazione sia un Paradiso etico riservato ai giusti e agli immacolati. Chi fa informazione ha anche questo ingrato compito: vaccinare l’opinione pubblica democratica contro le semplificazioni.
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