RAPINA IN BANCA - FULL MONTI FA MELINA E IL PRELIEVO FORZOSO SUI CONTI CORRENTI SI AVVICINA - ESERCIZIO LINGUISTICO PER L’ARROTINO DI BERLINO MONTI MARIO: NESSUNA MANOVRA LACRIME E SANGUE, HO PARLATO DI SACRIFICI - LA TRADUZIONE L'HANNO FATTO SUBITO I BIG DEL CREDITO CHE ORA RISCHIANO DI FARSI SFILARE SOTTO IL NASO 10 MILIARDI DI EURO DI LIQUIDITA' - IL TESORO FRENA SULLA VENDITA DEGLI IMMOBILI - MAZZATE PER TUTTI: AUMENTO DELL'IRPEF E RITORNO DELL'ICI SULLA PRIMA CASA…

Francesco De Dominicis per "Libero"

Esclude manovre finanziarie «lacrime e sangue». Dice di non averne «mai parlato». Spiega, però, che i cittadini italiani dovranno fare «sacrifici». Mario Monti prova a smorzare i toni del suo piano salva-Italia. Le indiscrezioni sulle misure in ballo hanno tenuto banco nell'ultimo fine settimana. Tuttavia, le precisazioni del premier incaricato, arrivate ieri sera da palazzo Madama, corrono il rischio di restare un puro esercizio linguistico. La sostanza, invece, sembra cambiare davvero poco.

Lo spauracchio della patrimoniale aleggia ancora sulla testa degli italiani. L'Esecutivo d'emergenza, guidato dal fresco senatore a vita Monti, si appresta a mettere le mani nelle tasche dei contribuenti, famiglie e imprese. Un'operazione difficilmente coniugabile con la crescita e l'equità richiamati dallo stesso Monti durante gli incontri al Senato con le forze politiche.

Il professore della Bocconi, costantemente supportato da un assistente dell'ateneo milanese, ha preso nota di tutte le richieste dei partiti. I colloqui hanno ruotato attorno i problemi cronici dell'Italia. Problemi che riguardano la finanza pubblica e l'economia reale, che ha perso competitività e cresce poco (0,5% quest'anno e 0,1% nel 2012). Obiettivo è tornare a far correre proprio l'economia perché si abbasserebbe il rapporto debito/Pil oggi al 120%, e per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, occorrerebbe una manovra meno pesante, di cui Monti ha comunque detto che è «prematuro» parlare.

Dunque servono anche misure per favorire la capitalizzazione delle imprese e i loro investimenti nell'innovazione. E anche incentivi per l'occupazione femminile e giovanile (riportati dalla lettera Ue al punto 17) che aumenterebbero il reddito disponibile delle famiglie facendo salire così la domanda interna oggi debole. Del resto giovani e donne saranno oggi coinvolti nelle consultazioni. L'equità sociale di cui ha parlato Monti è poi legata anche alla necessità di non deprimere i consumi. Tutte queste azioni richiedono misure strutturali di entrata che diano risorse da indirizzare alla crescita. Poi servono soldi freschi per rispondere ai mercati, che vogliono un intervento immediato sul debito pubblico. Ecco perché la stangata pare inevitabile.

Sul tavolo ci sono, nell'ordine: botta su conti e depositi bancari, ritorno dell'Ici sulla prima casa con tanto di aggiornamento delle rendite catastali, innalzamento dal 43% al 48% dell'aliquota irpef sui redditi oltre 70mila euro. E poi una patrimoniale ad ampio spettro che colpisca, annualmente, magari con un' aliquota soft, i beni immobiliari (case e terreni) e mobiliari (azioni e bond) degli italiani

All'ipotesi di prelievo forzoso sui conti correnti sembrano credere soprattutto le banche. Negli ultimi giorni, gli esperti degli istituti hanno lavorato alle simulazioni. I ragionamenti partono dall'ammontare dei depositi, dei conti e dei pronti contro termine: in totale 1.385 miliardi di euro. Con una botta secca sulla falsa riga di quella del 1992 (6 per mille) nelle casse dello Stato arriverebbero ben 8, 3 miliardi. Ma basta alzare anche di poco l'asticella della mannaia fiscale per fare cifra tonda e arrivare a quota 10 miliardi.

Il ritorno dell'Ici sulla prima casa, invece, secondo le stime di Giulio Tremonti inviate a Bruxelles, vale almeno 3,5 miliardi di euro. Cui aggiungere un altro miliardi dall'adeguamento dei valori catastali (si parla di un incremento del 25%-30%). Il giro di vite sull'irpef dovrebbe garantire circa 2 miliardi. Più difficile, invece, calcolare gli effetti sul gettito della patrimoniale omnibus.

In ogni caso, con i primi tre interventi lo Stato potrebbe assicurarsi almeno 15 miliardi di euro, più della metà rispetto ai 25 indicati dall'Ue come correzione necessaria ai conti del Paese. Per coprire le richieste si potrebbe mettere in campo un contributo di solidarietà a carico di chi ha usufruito dello scudo fiscale per rimpatriare denaro dall'estero. Discorso a parte, le privatizzazioni. Visto l'andamento del mercato azionario potrebbe essere congelata qualsiasi ipotesi di vendita di quote dei gioielli del Tesoro (Eni, Enel e Finmeccanica).

Piuttosto complicato, poi, appare il percorso delle dismissioni degli immobili statali. L'ultima riunione al Tesoro risale al 24 ottobre. E secondo i tecnici che lavorano al dossier quella della vendita dei palazzi pubblici non è una via rapida per portare denaro fresco in cassa.
Resta da capire, infine, quali siano le intenzioni di Monti sulle pensioni e sulla riforma fiscale. Quest'ultima dovrebbe portare risparmi per 16 miliardi a regime e se non sarà approvata entro giugno 2012 farà scattare il taglio lineare prima del 5% poi del 20% di tutte le detrazioni. Sul tavolo, poi, una deroga alla per ottenere lo stesso i vari progetti siano finanziati solo dai fondi inutilizzati.

 

MARIO MONTI GIULIANO AMATOgiulio tremonti big BANCA tasseFISCO

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