RAZZI D'ADDIO - HAMAS LANCIA UN MISSILE DURANTE LE ESEQUIE PER "SALUTARE" SHARON - GLI USA PREMONO SU NETANYAHU PER TRATTARE CON I PALESTINESI

Maurizio Molinari per ‘La Stampa'

Alle esequie di Ariel Sharon si sovrappongono memoria e diplomazia. Prima davanti alla Knesset, il Parlamento di Israele, e poi nel ranch dei Sicomori nel Negev, sono i leader nazionali a rendere omaggio alla memoria dell'ex premier. «La sicurezza di Israele si è retta sulle spalle di Sharon» dice il presidente Shimon Peres mentre il premier Benjamin Netanyahu lo definisce «uno dei più grandi generali della Storia del popolo ebraico».

Ma quando prende la parola Joe Biden, vicepresidente Usa, è la diplomazia che irrompe nella cerimonia. «Sharon era un coraggioso la cui stella polare è sempre stata la sicurezza del suo popolo ma è stato anche un leader controverso» dice Biden, sottolineando come «la scelta più controversa fu quella che prese chiedendo a diecimila israeliani di lasciare le loro case a Gaza al fine di rafforzare Israele».

Il richiamo di Biden alla decisione di Sharon di ritirarsi dalla Striscia di Gaza nel 2005, collegandolo all'imperativo della sicurezza di Israele, assomiglia ad un messaggio a Netanyahu, quasi a indicargli che c'è un precedente a cui richiamarsi nell'attuale trattativa con l'Autorità palestinese di Abu Mazen per raggiungere un accordo sulla fine del conflitto.

Anche Tony Blair, ex premier britannico inviato del Quartetto (Onu, Usa, Ue e Russia) in Medio Oriente, sottolinea l'eredità politica del ritiro da Gaza: «Sharon è stato un leader coraggioso e un uomo di pace». Marta Dassù, viceministro degli Esteri presente per l'Italia, riassume: «Per noi europei battersi per la soluzione di due Stati è il modo migliore per sviluppare l'eredità di Sharon: la sicurezza di Israele come Stato ebraico e democratico».

Netanyahu si mostra consapevole di dover fare i conti con l'eredità dello smantellamento dei 21 insediamenti ebraici dalla Striscia: «Sharon fu anche un pragmatico, con il quale non sono sempre andato d'accordo» dice, evocando proprio il dissenso politico rispetto al ritiro del 2005 che lo portò a diventare leader del Likud.

La presenza di un folto numero di plenipotenziari stranieri, a cominciare dagli inviati di Mosca e Pechino, innesca un vortice di incontri a latere con Biden ancora protagonista in serata per i bilaterali con Peres e Netanyahu al fine di approfondire i temi nell'agenda del negoziato condotto dal Segretario di Stato, John Kerry. «Israele va incontro a scelte difficili» riassume Peres accogliendo il vicepresidente Usa.

La scelta di Biden e Blair di sottolineare il ruolo di Sharon come «uomo di pace» punta ad esercitare pressioni su Netanyahu ma non è condivisa dall'Autorità palestinese. «È un errore grave, Sharon fu soprattutto un eroe negativo delle guerre regionali» dice l'ex negoziatore Nabil Shaat e Hanan Ashrawi, consigliere di Abu Mazen, aggiunge: «Scegliendo sempre la violenza minò la pace possibile».

E Hamas si fa sentire con il lancio di almeno un razzo da Gaza durante le esequie, portando l'aviazione israeliana a reagire colpendo il luogo da dove era partito, senza causare vittime.

 

 

tony blair al funerale di ariel sharon Ariel SharonAriel SharonROBERT GATES E JOE BIDEN monti abu mazen jpegNAPOLITANO E ABU MAZENTONY BLAIR HOLLANDE CONBenjamin Netanyahu rticle A A x

Ultimi Dagoreport

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)

giorgia meloni tosi matteo salvini luca zaia vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - MENTRE IL PD DI ELLY, PUR DI NON PERDERE LA CAMPANIA, STA CERCANDO DI TROVARE UN ACCORDO CON DE LUCA, LEGA E FRATELLI D’ITALIA SONO A RISCHIO DI CRISI SUL VENETO - ALLE EUROPEE FDI HA PRESO IL 37%, LA LEGA IL 13, QUINDI SPETTA ALLA MELONI DEI DUE MONDI - A FAR GIRARE VIEPPIÙ I CABASISI A UN AZZOPPATO SALVINI, IL VELENO DI UN EX LEGHISTA, OGGI EURODEPUTATO FI, FLAVIO TOSI: ‘’IL TERZO MANDATO NON ESISTE, ZAIA NON HA NESSUNA CHANCE. TOCCA A FDI, OPPURE CI SONO IO”

emmanuel macron ursula von der leyen xi jinping donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT – PER TRUMP L'EUROPA NON E' PIU' UN ALLEATO MA SOLO UN CLIENTE PER IMPORRE I SUOI AFFARI - ALL’INAUGURATION DAY CI SARÀ SOLO GIORGIA (QUELLA CHE, TRUMP DIXIT, "HA PRESO D'ASSALTO L'EUROPA") MA NON URSULA VON DER LEYEN - CHE FARE DI FRONTE ALL'ABBANDONO MUSK-TRUMPIANO DI UNA CONDIVISIONE POLITICA ED ECONOMICA CON I PAESI DELL'OCCIDENTE? - CI SAREBBE IL PIANO DRAGHI, MA SERVONO TANTI MILIARDI E VOLONTÀ POLITICA (AL MOMENTO, NON ABBONDANO NÉ I PRIMI, NÉ LA SECONDA) - L’UNICA SOLUZIONE È SPALANCARE LE PORTE DEGLI AFFARI CON PECHINO. L'ASSE EU-CINA SAREBBE LETALE PER "AMERICA FIRST" TRUMPIANA

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…