1. RE GIORGIO II ABDICA E LASCIA COSÌ IN EREDITÀ UN PAESE CHE TRA “PAPOCCHI NAPOLITANO”, “PATTI OCCULTI” E “MAGGIORANZE VARIABILI” IN PARLAMENTO SI È RAFFORZATO SOLTANTO QUEL “POTERE OPACO” SUI CUI SI NUTRE E CRESCE L’ANTIPOLITICA. UN FALLIMENTO 2. EPPURE LE “CIRCOSTANZE” IN CUI HA AGITO GIORGIO NAPOLITANO (2007-2014) SONO FORSE IL DECENNIO FORSE PIÙ TRANQUILLO E MENO DRAMMATICO PER GLI INQUILINI DEL QUIRINALE 3. PERTINI (1978-1985) DOVETTE FRONTEGGIARE LE BR ASSASSINE DEL DOPO MORO, LA P2 E IL TERREMOTO IN CAMPANIA. COSSIGA (1985-1992), ANCORA TERRORISMO, LA CADUTA DEL MURO DI BERLINO, LA GUERRA DEL GOLFO, L’ACCORDO DI MAASTRICHT, IL SECESSIONISMO DELLA LEGA 4. E’ STATO UN SETTENNATO PESANTISSIMO ANCHE PER SCALFARO (1992-1999): TANGENTOPOLI, L’UCCISIONE DI FALCONE E BORSELLINO, LE STRAGI MAFIOSE NEL RESTO D’ITALIA 5. NEPPURE PER CIAMPI (1999-2006) SONO STATE ROSE E FIORI: L’ATTENTATO ALLE TORRE GEMELLI, IL TERRORISMO INTERNAZIONALE, IL G8 A GENOVA, LA GUERRA IN IRAQ. TANT’È
giorgio napolitano e vladimir putin
DAGOANALISI
Re Giorgio II abdica.
Era succeduto a Giorgio I nel maggio del 2013.
Rieletto a furor di stampa nonostante la sua popolarità tra i sudditi non fosse al suo massimo storico.
Ma, per dirla con un adagio, anche nella terra dei ciechi (politici) incapaci di risolvere la propria crisi endemica, alla fine, l’orbo è il re (buono) per tutte le stagioni.
Dunque, nel discorso di fine anno il presidente della Repubblica dovrebbe annunciare che il suo mandato a termine è agli sgoccioli.
Il che, a una prima lettura, non sembra davvero una gran notizia.
GIORGIO NAPOLITANO DAVANTI A UNA STATUA DI CAVOUR
Nel senso che da qualche tempo anche Dagospia teneva d’occhio l’orologio del Quirinale che segnalava l’intenzione del Capo dello Stato di lasciare il trono nei primi mesi del nuovo anno.
A dare l’imprimatur alla futura scelta di Giorgio Napolitano, però, l’altro giorno è stata “la Repubblica” che è di casa sul Colle più alto.
E sull’affettuosità dei rapporti tra il fondatore del quotidiano, Eugenio Scalfari, si potrebbe parlare di addirittura di affinità elettive tra i due gagliardi novantenni delle due Repubbliche.
Una chimica politica (e umana) che ha portato il sommo Eugenio a difendere e a “sbanchettare” (pure) le macchie lasciate sulla magna Carta da Re Giorgio nell’esercizio delle sue alte funzioni.
“Le circostanze l’hanno obbligato a nominare tre governi senza che avessero ricevuto la preventiva designazione elettorale: quelli di Monti, di Letta, di Renzi”, rileva Scalfari.
E, andrebbe aggiunto, senza alcun passaggio parlamentare.
Cioè, “esautorando” di fatto Camera e Senato, senza passare per un loro voto di fiducia (o di sfiducia).
Tre delicati passaggi istituzionali, a dir poco anomali, risolti anche con “patti occulti” (Renzi&Berlusconi) che per dirla con le parole severe del professor Michele Ainis sono “il cemento che regge la legislatura”.
Ora parlare di Napolitano “demolitore della Costituzione” appare un’esagerazione.
BARACK OBAMA E GIORGIO NAPOLITANO ALLA CASA BIANCA
Come, del resto, giustificare il ricorso da parte di Re Giorgio, alla “moral suasion” (e ad altre forzature costituzionali) con l’eccezionalità della fase storica, appare altrettanto una bella forzatura da parte di Scalfari.
Le “circostanze” in cui ha agito Napolitano (2007-2014) sono forse - a parte la ricorrente emergenza economica -, il decennio forse più tranquillo e meno drammatico per gli inquilini del Quirinale.
GIORGIO NAPOLITANO DAVID THORNE E JOHN KERRY FOTO QUIRINALE
Sandro Pertini (1978-1985) dovette fronteggiare le Br assassine del dopo sequestro Moro, lo scandalo P2 e il terremoto in Campania.
Il suo successore, Francesco Cossiga (1985-1992), ancora il terrorismo rosso, la caduta del muro di Berlino, la fine del Patto di Varsavia, la guerra del Golfo, l’accordo di Maastricht, il secessionismo strisciante della Lega e l’abolizione del voto segreto in Parlamento.
JOHN ELKANN PIERO FASSINO GIORGIO NAPOLITANO LAPO E MONSIGNOR NOSIGLIA FOTO LA STAMPA
E’ stato un settennato pesantissimo anche per Oscar Luigi Scalfaro (1992-1999): l’esplosione di Tangentopoli, l’uccisione dei giudici Falcone e Borsellino, le stragi mafiose nel resto d’Italia e i tanti governi messi fuori gioco dai giudici di Mani pulite.
Neppure per l’ex governatore, Carlo Azelio Ciampi, (1999-2006) sono state rose e fiori: l’attentato alle Torre Gemelli, l’allarme terrorismo internazionale, i tumulti del G8 a Genova, la guerra in Iraq, il referendum (abortito) sull’art.18.
Tant’è.
Re Giorgio II abdica e lascia così in eredità un Paese che tra “papocchi Napolitano”, “patti occulti” e “maggioranze variabili” in Parlamento si è rafforzato soltanto quel “potere opaco” sui cui si nutre e cresce l’antipolitica.
E le mille e più votazioni per la scelta dei giudici costituzionali da parte della Camere rivela l’insormontabile difficoltà dei “partiti morenti” (o nascenti) per eleggere il successore di Napolitano.
Già, “fare ammuina” sembra essere l’unica parola d’ordine che arriva dalle roccaforti del Nazareno e di Arcore in attesa che Napolitano tolga il disturbo.
“Anche le Repubbliche sono a volte governate da re nudi”, ammoniva Stanislaw Jerzy Lec.
CIAMPI SCALFARO COSSIGA E NAPOLITANO