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RECOVERY CONTE! - IL 2020 È FINITO E IL PIANO ITALIANO PER AVERE I 209 MILIARDI DALL’EUROPA È TUTTO DA RIFARE (ANCORA): ANCHE IL PD SI È ROTTO LE PALLE DELL’EGO TINTO DI CONTE E DOPO AVER MANDATO AVANTI RENZI OGGI TRASMETTERÀ IL SUO “CONTROPIANO” A PALAZZO CHIGI - MATTEUCCIO NON ESCLUDE NULLA E PORTA AL TAVOLO LE SUE 50 QUESTIONI: “POI TOCCHERÀ A CONTE FARE UNA SINTESI” (SOTTINTESO: SE È IN GRADO…)
NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE
Giovanna Vitale per “la Repubblica”
Per Nicola Zingaretti è tutto da rifare, ma badando bene di non oltrepassare la sottile linea rossa che divide la verifica in corso sul Recovery plan dalla crisi di governo minacciata da Matteo Renzi. In pratica, nel "contropiano" che verrà trasmesso oggi a palazzo Chigi, il Pd metterà alle strette il presidente del Consiglio, chiedendogli di cambiare fin nell'impostazione la bozza scritta dai suoi uffici, senza però mettere in discussione l'esecutivo.
Che anzi deve andare avanti per vincere, con l'aiuto dell'Europa, la sfida della ripresa economica e della ricostruzione post-Covid. Il senatore di Firenze, invece, non esclude nulla: se dopo aver «inchiodato il premier ai contenuti», non arriveranno le risposte che Italia viva sollecita ormai da settimane, non potrà far altro che staccare la spina al Conte2.
Il quale morirebbe di morte naturale: per l'incapacità dell'avvocato di guidare un processo tanto complesso e cruciale per il futuro dell'Italia. «Da parte nostra non c'è alcuna volontà di rompere a prescindere, non faremo polemiche pretestuose né ideologiche », garantisce Renzi, «però vogliamo un dibattito vero, da una discussione di merito non si scappa: noi porremo 50 questioni e loro dovranno dirci, su ciascuna, da che parte stanno. Poi toccherà a Conte fare una sintesi».
Se ne è in grado, è il sottinteso. Anche perché non di questioni di poco conto si tratta. L'ultima idea partorita dal leader di Iv sta lì a dimostrarlo: lo Ius culturae per chi dall'estero viene a studiare nelle università italiane. Inserito in cima alla lista. Una battaglia da condurre a viso aperto, davanti al Paese: tant' è che oggi stesso, subito dopo averlo consegnato a Conte, Renzi illustrerà il suo "contropiano" al Senato.
Trenta pagine fitte di rilievi e di proposte - dai 3,7 miliardi destinati al dissesto idrogeologico che vanno portati a 8, fino al Mes, da attivare per liberare i 9 miliardi attualmente stanziati sulla Sanità - aperte dalla lettera firmata dalla deputata Lisa Noja per denunciare "il grande vuoto" nel Recovery sulle politiche per la disabilità. Che fa il paio con «l'assoluta mancanza di progetti per i giovani», che invece sono una priorità per Iv.
Decisa a sbarrare la strada sia alla Fondazione per la cyber security sia alla cabina di regia guidata da manager esterni con poteri sostitutivi e in deroga. Tutti nodi su cui anche il Nazareno ha intenzione di richiamare il premier, sebbene in modo più costruttivo rispetto alla furia demolitrice dell'ex Rottamatore. Nel vertice pomeridiano organizzato per chiudere il documento del Pd, Zingaretti è stato chiaro: la bozza del Piano ricevuta la settimana scorsa non va bene, è troppo generica, va modificata radicalmente.
Secondo due direttrici, che il vicesegretario Orlando ha messo nero su bianco. Primo: il Recovery plan non può essere una sommatoria di progetti inviati dai vari ministeri e raccolti un po' alla rinfusa, ma deve indicare un modello di sviluppo in totale discontinuità con quello attuale. Secondo: occorre effettuare una verifica dell'impatto di tutti progetti nel loro insieme in termini sul tessuto economico, sociale e produttivo del Paese.
GIUSEPPE CONTE PAOLO GENTILONI ROBERTO GUALTIERI
Si tratta cioè di misurare le ricadute in termini di occupazione, riduzione dell'inquinamento, velocizzazione della P.A. attraverso il digitale, competitività delle imprese.
Ponendo al centro, oltre alla svolta green, la riforma del mercato del lavoro e del fisco, le politiche per la disabilità, la parità di genere e sopratutto il Mezzogiorno. Considerando che pure 5S e Leu invieranno i loro contributi, come farà il premier a riscrivere il Recovery plan in soli tre giorni resta un mistero. Perché se dei saldi si occuperà il Mef, spetterà a Conte far tornare i conti politici senza scontentare nessuno. Se non dovesse riuscire l'orologio della crisi è già impostato: sul rintocco della Befana.