IL REDDITO DI CITTADINANZA SARÀ STRAVOLTO DALLA LEGA. SUL MODELLO LOMBARDIA - SARÀ UNA BATTAGLIA CHE SI GIOCHERÀ SOPRATTUTTO A LIVELLO PARLAMENTARE. IL PROVVEDIMENTO SUL REDDITO, IMPACCHETTATO AL MINISTERO DEL LAVORO DA LUIGI DI MAIO, DOVREBBE PASSARE INDENNE DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI. MA È QUANDO ARRIVERÀ ALLE CAMERE CHE LA LEGA TENTERÀ DI CAMBIARNE LA NATURA A COLPI DI EMENDAMENTI
Ilario Lombardo per ''La Stampa''
Modello Lombardia. È quello che ormai, senza troppi infingimenti, i leghisti sbandierano come esempio su cui rimodulare il mai amato reddito di cittadinanza. Ieri lo ha ammesso Riccardo Molinari: «Come Lega lavoriamo perché sia fatto sul modello del reddito di autonomia della Lombardia, cioè una politica attiva del lavoro non puramente assistenziale». Intervistato dalla Stampa, il capogruppo alla Camera fa emergere l’operazione sotterranea che asseconda i malumori del Carroccio e l’intenzione di intervenire sul decreto che il governo dovrebbe partorire a gennaio.
Sarà una battaglia che si giocherà soprattutto a livello parlamentare. Il provvedimento sul reddito, impacchettato al ministero del Lavoro da Luigi Di Maio, dovrebbe passare indenne dal Consiglio dei ministri. Ma è quando arriverà alle camere che la Lega tenterà di cambiarne la natura a colpi di emendamenti.
I leghisti fanno notare che solo per garbo attendono il decreto del M5S, che è ancora in ritardo, perché invece il sottosegretario Claudio Durigon avrebbe già pronto quello su Quota 100 che Matteo Salvini non vede l’ora di annunciare. La misura lombarda a cui guarda la Lega nazionale è una sorta di mix di bonus bebè, azzeramento dei ticket e un assegno di 300 euro per l’inserimento lavorativo, valido per 6 mesi. Un precursore sperimentale del reddito di cittadinanza pensato nel 2015 dall’allora governatore Roberto Maroni per anziani, disabili, famiglie in difficoltà e a rischio esclusione sociale. Troppo poco, secondo i 5 Stelle, e utile forse in regioni ad alto tasso di occupazione. Una misura equilibrata, invece, secondo i leghisti, perché non produce inattività regalando troppi soldi a chi rischia di restare a casa.
La convinzione della Lega è che ci sia una squilibrio eccessivo tra Nord e Sud. I soldi dati indiscriminatamente a tutti hanno un valore diverso da territorio e territorio e possono non essere una leva nella ricerca del lavoro, soprattutto in zone dove l’offerta potrebbe essere tardiva. I grillini prevedono di annullare l’assegno dopo tre rifiuti e fissano requisiti geografici sulla distanza del posto di lavoro che però non terrebbero conto dei deserti occupazionali nel Meridione. Il costo della vita a Sud, poi, è molto inferiore e 780 euro a Catanzaro pesano molto più che a Milano. Questo, in un’area che già offre poco, potrebbe disincentivare la ricerca di un impiego e trascinare per mesi l’erogazione del sussidio. I leghisti non sono insensibili alle critiche, dure e ripetute, piovute da imprenditori, anche di marca leghista, per una manovra che a loro avvisto penalizza le imprese per un sacrificio elettorale su pensioni e reddito.
reddito di cittadinanza bancomat
Da gennaio le condizioni politiche saranno mutate. L’approvazione della manovra si porterà via tutte le cautele mantenute giocoforza tra i due partner di maggioranza che hanno modelli economici differenti. Lega e 5 Stelle si troveranno anche di fronte a una campagna elettorale tutta da costruire e che li vedrà contrapporsi. Fino ad ora Salvini è riuscito a placare gli istinti dei suoi ma diventa sempre più difficile trattenerli. I grillini sospettano che si sia saldato un asse tra i tecnici del Tesoro, il viceministro Massimo Garavaglia e il sottosegretario Giancarlo Giorgetti per rimettere in discussione le risorse destinate al sussidio e la corrispondente platea.
Il giorno dopo l’approvazione in Senato della manovra (con 167 voti favorevoli), Di Maio nega che manchino ancora oltre 600 milioni per soddisfare tutti i beneficiari previsti a partire da marzo e il M5S si esercita nel gioco che ama di più: prendersela con i giornalisti, paragonati a bambini incapaci di comprendere i calcoli finanziari che soddisfano le promesse. Secondo i grillini, che avevano parlato di oltre 5 milioni di aventi diritto, partendo tre mesi dopo, bastano 6,1 miliardi (uno in più va ai centri per l’impiego). Ma lì dentro ci sono anche le pensioni invalidità e quelle «di cittadinanza» che innalzano le minime. Inoltre, i calcoli dei 5 Stelle sono basati su una proiezione di quanti hanno chiesto l’accesso al Rei, ipotizzando un 10% in meno previsto di domande ma sottovalutando tutta la compagna pubblicitaria e l’effetto attesa di cui il Rei non aveva certo goduto.
REDDITO DI CITTADINANZA BY VAURO