1. NON SOLO FARSA ITALIA, ANCHE IL BAMBOCCIONE DI FIRENZE, COME IL BANANA PASCALIZZATO, E’ IMPANTANATO NELLA PREPARAZIONE DELLE LISTE PER IL VOTO EUROPEO 2. RENZI HA SBATTUTO LA PORTA IN FACCIA A PESI MASSIMI COME D’ALEMA E GOFFREDO BETTINI, MA PUNTARE TUTTO SU MICHELE EMILIANO, CECILE KYENGE, DAVID SASSOLI, RENATO SORU, E, MAGARI, LA TELEGENICA ALESSANDRA MORETTI, SEMBRA DAVVERO UN AZZARDO 3. E COME NELLE SEDUTE SPIRITICHE, I MOVIMENTI CHE CONTANO SONO SOTTO IL TAVOLINO ANCHE PER LA PARTITA CHE SI GIOCA PER LA LEADERSHIP DELLA MINORANZA INTERNA. GIANNI CUPERLO NON GODE PIÙ DELL’APPOGGIO DI TUTTI E BERSANI CI STA FACENDO UN PENSIERINO, QUANTOMENO PER UNO DEI SUOI. CHI È MOLTO ATTIVO È FABRIZIO BARCA. L’EX MINISTRO TRAFITTO DA “LA ZANZARA”, STA RIUNENDO I SUOI UOMINI IN GIRO PER L’ITALIA E RACCOGLIE IDEE PER L’”ALTERNATIVA” A PITTIBIMBO. ED È IN AZIONE, FELPATISSIMO, ANCHE L’EX SEGRETARIO EPIFANI. IL QUALE PERÒ NON LAVORA PER SÉ MA PER TROVARE IL CLASSICO “NOME DI SINTESI” CHE TANTO PIACEREBBE AI VECCHI BIG DEL PARTITO


Francesco Bonazzi per Dagospia

"Ho bisogno di gente che porti i voti, non di vecchie glorie", ripete Matteo Renzie a Luca Lotti e ai pochi fedelissimi con i quali sta scremando le candidature per le prossime europee. Ma puntare tutto su Michele Emiliano, Cecile Kyenge, David Sassoli, Renato Soru, l'immortale Gianni Pittella e, magari, la telegenica Alessandra Moretti, sembra davvero un azzardo.

Specie se sbatti la porta in faccia a pesi massimi come D'Alema e Goffredo Bettini, o devi a fare a meno di personaggi radicati come i governatori Vasco Errani ed Enrico Rossi. Il tutto in un partito che non è ancora renziano, se non di facciata, e dove c'è guerra anche per la leadership della minoranza interna.

La pattuglia di eurodeputati che il Pd deve riportare a Strasburgo è composta di 21 soldati, ma il sogno di Pittibimbo è di aggiungerne qualcuno "perché se diventassimo il secondo gruppo nazionale all'interno del Pse avremmo tutto un altro peso anche come Italia". Tuttavia non tira proprio aria di rottamazione.

In cima ai riconfermati c'è David Sassoli, che prese un sacco di voti già la volta scorsa e guiderà le liste nella circoscrizione del Centro Italia. Non troverà al suo fianco l'ex veltroniano Goffredo Bettini, la cui ombra lunga sulla capitale evidentemente un po' spaventa il nuovo segretario del partito, ma avrà ancora una volta la compagnia di Leonardo Gualtieri e dell'ex sindaco di Firenze Leonardo Domenici. Pesano di sicuro anche i rifiuti dei governatori Errani e Rossi, che preferiscono restare al proprio posto.

A Nord-Est, Bersani si è tirato indietro prima di imbarazzanti discussioni e il prodiano Paolo De Castro (in ottimi rapporti anche con D'Alema) dovrebbe essere riconfermato. Con lui ci sarà l'ex ministro Cecile Kyenge, ma non l'ex reggente dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, che a questo punto corre per la presidenza del Veneto. Qui il volto nuovo del Renzismo dovrebbe essere Alessandra Moretti, ex portavoce di Bersani, e già questo la dice lunga.

Nel Nord-Ovest, difficile fare a meno di Sergio Cofferati e Antonio Panzeri, ex pezzi grossi della Cgil, ma c'è da accogliere anche Mercedes Bresso e il possibile ritorno di Patrizia Toia. Con la variabile di Stefano Boeri, architetto milanese in pole position come capolista.

E se in Sardegna Renzie non dovrebbe avere problemi, con la scelta di Mister Tiscali, alias Renato Soru, il resto del Sud è un mezzo verminaio. Nello stesso collegio, in Sicilia non riesce a passare il secondo candidato renziano che è Beppe Lumia. L'ex presidente dell'Antimafia è visto come il fumo negli occhi dai vari Crisafulli e Genovese e contro di lui si gioca la carta dei troppi mandati. Solo che il rischio è di perdersi anche i consensi garantiti da Rosario Crocetta e questo Davide Faraone, proconsole di Matteuccio sull'isola, non se lo può proprio permettere.

Il limite dei tre mandati non varrà invece per Gianni Pittella, sul quale punta lo stesso Renzie che lo ebbe come (correttissimo) sfidante alle ultime primarie. Come vicepresidente vicario uscente, Pittella ha discrete possibilità di essere il prossimo presidente del Consiglio d'Europa, a quarant'anni da un altro lucano come Emilio Colombo.

In Puglia, ufficialmente la candidatura di D'Alema non c'è mai stata, ma i voti dalemiani esistono e difficilmente saranno convogliati con entusiasmo sul nome di Michele Emiliano, forse la scelta più netta di Renzie a questo giro. E in ballo c'è anche la possibile candidatura di un renziano della terza ora come Vincenzo De Luca, eterno sindaco di Salerno.

In ogni caso per fine mese si chiuderanno griglie, trattative e conciliaboli. Con la direzione del partito che sarà chiamata a dare il via libera alle scelte della segreteria Renzi. Il quale avrà poi la possibilità di giocarsi un paio di nomi a effetto che ancora tiene strettamente coperti.

Per capire come la partita delle candidature s'intrecci da vicino con quella per il controllo del partito è assolutamente esemplare quello che sta accadendo in una regione piccola ma strategica come la Basilicata, dove chi comanda (il Pd, ovvio) avrà in mano anche il dossier dello sfruttamento dei pozzi di petrolio.

Qui, sotto la coperta della riconferma a Strasburgo di Pittella senior (il fratello Marcello è governatore), per la guida della segreteria regionale i renziani si sono spaccati su due fronti. Da una parte c'è il mite senatore Salvatore Margiotta, vicepresidente della Vigilanza Rai, e dall'altra c'è Luca Braia, indagato per Rimborsopoli, cognato della senatrice Maria Antezza e simbolo del familismo lucano del Pd.

Ma al di là dei singoli, qui il dato che colpisce - e che testimonia una certa fragilità del renzismo nascente - è che in Basilicata i giovani fan della prima ora del sindaco di Firenze sono stati totalmente tagliati fuori e nessuno dei candidati alla segreteria è riconducibile a loro. Insomma, si è di fronte a una rottamazione mancata, soffocata nella culla dai maggiorenti locali.

E il colmo è la candidatura della minoranza cuperliana, andata al "trisavolo" di Roberto Speranza: Antonio Luongo, ultimo segretario del Pci locale. Più che una risposta alla rottamazione (finta), una seduta spiritica.

E come nelle sedute spiritiche, i movimenti che contano sono sotto il tavolino anche per la partita che si gioca per la leadership della minoranza interna. Gianni Cuperlo non gode più dell'appoggio di tutti e Bersani ci sta facendo un pensierino, quantomeno per uno dei suoi. Chi è molto attivo è Fabrizio Barca. L'ex ministro, che ormai risponde al cellulare tra mille cautele dopo lo scherzo de "La Zanzara", sta riunendo i suoi uomini in giro per l'Italia e raccoglie idee per l'"alternativa" a Pittibimbo. Ed è in azione, felpatissimo, anche l'ex segretario Epifani. Il quale però non lavora per sé ma per trovare il classico "nome di sintesi" che tanto piacerebbe ai vecchi big del partito.

 

MATTEO RENZI CON MOGLIE E BAMBINI SULLO SFONDO LUCA LOTTI orenzo Guerini Debora Serracchiani Luca Lotti Maria Elena Boschi b b adb c f a b ba MGzoom LATORRE PIGLIA A SCHIAFFI MICHELE EMILIANOCOSIMO TORLO E CECILE KYENGE David Sassoli Renato Soru ALESSANDRA MORETTI Goffredo Bettini VASCO ERRANI E MARCO MONARI Flavio Zanonato Gianni Cuperlo renzi e epifani GIANNI E MARCELLO PITTELLA NICHI VENDOLA E FABRIZIO BARCA

Ultimi Dagoreport

donald trump giorgia meloni keir starmer emmanuel macron

SI ANNUNCIANO TEMPI SEMPRE PIU' DURI PER LA GIORGIA DEI DUE MONDI - AL SUMMIT DI LONDRA, STARMER E MACRON HANNO ANNUNCIATO UN PIANO DI PACE ASSIEME AD ALTRI PAESI (GERMANIA, POLONIA, SPAGNA, ETC) - PREMESSO CHE PUTIN È L'AGGRESSORE E IL SUPPORTO ALL'UCRAINA SARA' FINO ALLA FINE, IL LORO PIANO DI PACE HA BISOGNO DELLA NUOVA AMERICA DI TRUMP, MA NON È INDISPENSABILE LA SUA MEDIAZIONE - LA POSIZIONE ESPRESSA DA GIORGIA MELONI È STATA IL CONTRARIO AL PENSIERO DI FRANCIA E GRAN BRETAGNA: IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA È INDISPENSABILE PER IL CESSATE IL FUOCO - AMORALE DELLA FAVA: LA DUCETTA A STELLE E STRISCE CI STA SOLO SE LA TRATTATIVA SI FA INSIEME CON IL PAZZO DI WASHINGTON (AUGURI!)

los angelucci del rione sanita - vignetta by macondo antonio giampaolo silvio berlusconi alessandro sallusti

IL CONVENTO DEGLI ANGELUCCI E’ RICCO MA PER I GIORNALISTI DEL “GIORNALE’’, "LIBERO” E “TEMPO” TIRA UNA BRUTTA ARIA - NIENTE PIU’ INVIATI SE NON ‘INVITATI’, NIENTE PIU’ AUTO CON NOLEGGIO A LUNGO TERMINE, OBBLIGO DI STRISCIARE IL BADGE IN ENTRATA, TOLTE PURE LE CIALDE DEL CAFFE’ - DIECIMILA EURO IN MENO PER VITTORIO FELTRI, NIENTE MANLEVA PER LE QUERELE (FILIPPO FACCI HA PAGATO 30MILA EURO PER UNA CAUSA) - SALLUSTI NON C’E’ E QUANDO C’E’ NON PARLA. E IN BARBA AL MELONISMO SENZA LIMITISMO (‘’VELINE’’ DI PALAZZO CHIGI A STRAFOTTERE), LE COPIE CALANO - NERVOSISMO PER L’INSERTO ECONOMICO DI OSVALDO DE PAOLINI - L’ASSEMBLEA E LA PAROLA INNOMINABILE: “SCIOPERO”…

donald trump volodymyr zelensky giorgia meloni keir starmer emmanuel macron ursula von der leyen

DAGOREPORT – IL "DIVIDE ET IMPERA" DEL TRUMPONE: TENTA DI SPACCARE IL RIAVVICINAMENTO TRA GRAN BRETAGNA E UNIONE EUROPEA EVITANDO DI PORRE DAZI SUI PRODOTTI "MADE IN ENGLAND" – STARMER SE NE FOTTE, ABBRACCIA ZELENSKY E SI ERGE A NUOVO LEADER DELL’EUROPA (PARADOSSALE, DOPO LA BREXIT) – OGGI, PRIMA DELLA RIUNIONE DEI LEADER EUROPEI A LONDRA, BILATERALE TRA IL PREMIER BRITANNICO E GIORGIA MELONI, PER CAPIRE CHE ARIA TIRA NELL’“ANELLO TRUMPIANO DELL’EUROPA” - SPACCATURA NELLA LEGA PER IL TRUMPIAN-PUTINISMO DI SALVINI - SCETTICISMO CRESCENTE IN FRATELLI D’ITALIA (FAZZOLARI, URSO E LOLLOBRIGIDA SI SMARCANO DALLA LINEA PRO- KING DONALD) – SCHLEIN E CONTE IN BANCAROTTA - LA PARALISI DEI DEMOCRATICI AMERICANI: AVETE SENTITO LA VOCE DI OBAMA, CLINTON E BIDEN?

volodymyr zelensky donald trump jd j.d. vance

DAGOREPORT - ZELENSKY È CADUTO IN UN TRANELLO, STUDIATO A TAVOLINO: TRUMP E JD VANCE VOLEVANO MORTIFICARLO E RIDURLO ALL’IMPOTENZA CON LA SCENEGGIATA NELLO STUDIO OVALE, DAVANTI AI GIORNALISTI E ALLE TELECAMERE - D’ALTRO CANTO LA VERA DIPLOMAZIA NON SI FA CERTO “ON AIR”, DAVANTI ALLE TELECAMERE E A MICROFONI APERTI - TRUMP E JD VANCE HANNO CONSEGNATO UN ‘PIZZINO’ IN STILE CAPOCLAN: TACI, PERCHÉ SENZA DI NOI SEI FINITO. DUNQUE, OBBEDISCI. E DIRE CHE GLI SHERPA UCRAINI E STATUNITENSI AVEVANO TROVATO PERSINO UN ACCORDO DI MASSIMA SULLE VARIE QUESTIONI APERTE, COME L’ACCORDO-CAPESTRO PER KIEV SULL’ESTRAZIONE DELLE TERRE RARE (UN TRATTATO CHE DI FATTO AVREBBE PERMESSO AGLI USA DI SPOLPARE IL SOTTOSUOLO UCRAINO PER GLI ANNI A VENIRE)… - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagirone philippe donnet andrea orcel unicredit generali

DAGOREPORT – GENERALI DELLE MIE BRAME: L’AGO DELLA CONTESA POTREBBE ESSERE ANDREA ORCEL, BANCHIERE IRRAGGIUNGIBILE NEL CAMPO DELLE ACQUISIZIONI E FUSIONI. L’AD DI UNICREDIT, CHE HA IN TASCA IL 5,2% DEL LEONE DI TRIESTE (UN ALTRO 5 SAREBBE NEL CASSETTO) ASPETTERÀ L’ULTIMO MINUTO PER DECIDERE CON CHI STARE, IN BASE A QUALI VANTAGGI OTTERREBBE UNICREDIT (BANCA GENERALI? BPM? MEDIOBANCA?) – ALTRO NODO: IL 4,82% DI BENETTON - IN CASO DI SCONFITTA DEL DUO FILOGOVERNATIVO CALTA-MILLERI SUL LEONE DI TRIESTE, DIPENDERÀ IL FUTURO DI MEDIOBANCA, SOTTO OPA DI MPS. POTREBBE ANCHE SUCCEDERE L’ARRIVO DI UN CAVALIERE BIANCO (BANCA INTESA? UNICREDIT?) CON UNA CONTRO OPA…

antonella antonia rosa costanzo - ex moglie di paolo berlusconi vittorio feltri

DAGOREPORT - ALLA VENERANDA ETÀ DI 81 ANNI, VITTORIO FELTRI ANCORA IGNORA CHE IL GALANTUOMO GODE E TACE. COME QUANDO HA SPIFFERATO IL MOTIVO DELLE SUE DIMISSIONI DALLA DIREZIONE DE “IL GIORNALE”: “ME LA FACEVO CON LA MOGLIE DELL’EDITORE”, ALIAS PAOLO BERLUSCONI - OVVIAMENTE LA REAZIONE DI ANTONELLA COSTANZO NON SI È FATTA ATTENDERE. E VITTORIONE HA PENOSAMENTE RINCULATO: “IL NOSTRO RAPPORTO ERA DI SIMPATIA E AMICIZIA” - DA PARTE SUA ANTONELLA COSTANZO CI TIENE A FAR SAPERE A DAGOSPIA LA SUA VERSIONE DEI FATTI… – VIDEO