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RENZI CONCEDE ALTRI TRE GIORNI A CONTE: O CEDE SU RECOVERY, MES E SERVIZI, O SI APRIRÀ UNA FORMALE CRISI DI GOVERNO - CONTE VUOLE EVITARE IN TUTTI I MODI DI ANDARE A DIMETTERSI AL QUIRINALE. PERCHÉ TEME CHE UNA VOLTA APERTA UNA CRISI FORMALE, A QUEL PUNTO TUTTO POSSA DIVENTARE POSSIBILE: ANCHE NON RIENTRARE PIÙ A PALAZZO CHIGI. PERCHÉ NON PUÒ ESCLUDERE CHE A QUEL PUNTO SI APRA LA STRADA CHE PUÒ PORTARE A MARIO DRAGHI...
Fabio Martini per "la Stampa"
Lui fa finta di nulla. Certo, Matteo Renzi sa bene che da 48 ore il suo antagonista, il presidente del Consiglio, si è messo paura, sa che Conte vuole trattare, sa che ha rinunciato all' operazione-Responsabili, sa che sta preparando una controproposta, ma in mancanza di atti pubblici di "pentimento", l' ex leader del Pd tiene il punto: «Dipende tutto da Conte. Noi abbiamo messo per iscritto tutto quello che non ci convince. Argomenti di merito, tanti. Aspettiamo segnali molto concreti».
Per via diplomatica Matteo Renzi ha fatto sapere a Conte e al Pd di essere pronto ad aspettare ancora tre giorni, ma se entro giovedì 7 gennaio non ci sarà una svolta su Recovery, Mes e Servizi, a quel punto «Italia Viva ritirerà la sua delegazione». E si aprirà una formale crisi di governo.
Poi, certo, una crisi che potrà essere "pilotata" verso un Conte-ter, che potrebbe (condizionale d' obbligo) anche rivelarsi una crisi-lampo, ma comunque sarà una crisi vera. Con tanto di dimissioni del governo e salita al Quirinale del presidente del Consiglio.
Uno "scalpo" decisivo, quello della crisi aperta e consumata, per poter dimostrare che non si è scherzato?
Con Matteo Renzi, i suoi amici lo ripetono ogni ora, non si può mai essere certi di nulla, perché nessuno sa tenere le carte coperte come lui. Però da 48 ore la partita è di nuovo cambiata. O almeno questo è l' intento del Presidente del Consiglio e del Pd.
GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI - BY GIANBOY
Nicola Zingaretti, Andrea Orlando, Dario Franceschini e Goffredo Bettini, i "quadrumviri" che guidano il Partito democratico - si sono parlati e hanno deciso la linea: bene che Conte si sia deciso a trattare, ma ora sta a Renzi dirci cosa vuole. Dove vuole arrivare. «Paradossalmente - dice uno dei quattro - ora non è solo Conte che deve prendere una forte iniziativa politica, ma anche Matteo deve dire chiaramente cosa vuole veramente. Ma se Conte volerà basso e Renzi alzerà troppo la posta, se ne assumeranno anche le responsabilità».
Ecco quel che si chiedono tutti: cosa vuole veramente Matteo Renzi? Una cosa, in confidenza, la esclude lui stesso: «A questo punto non potrei entrare al governo neppure se si creassero le condizioni. Direbbero tutti: ha fatto tutto sto' casino per una poltrona!», E dire che l' idea di un "posto al sole" nelle settimane scorse l' aveva accarezzata e sondata proprio lui.
Nelle chiacchierate informali, per esempio con Di Maio, Renzi aveva discettato delle caselle chiave del governo, quelle collegate all'"indotto-diplomatico": Esteri e Difesa. E col Pd si era presa in considerazione anche la nascita di un super-ministero, una fusione Infrastrutture-Lavoro, una sorta di centrale operativa in vista del Recovery Fund. Ma da quando Renzi ha alzato la posta, si è precluso la "via della poltronissima".
NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE
E allora? Conte come può sperare di strappare il biglietto per la conferma? In queste ore a palazzo Chigi, d' intesa col Pd, stanno studiando come integrare il "Contro-Recovery" renziano e stanno a loro volta preparando una controproposta. Con un' idea-forte: spostare i pesi di alcune delle principali "poste".
E dunque aumentare la voce investimenti e concentrare le spese evitando quel frazionamento delle risorse, scongiurando quella rincorsa alle «spinte corporative», di cui parla Romano Prodi. Si immagina anche un utilizzo parziale dei 36 miliardi consentiti dal Mes. Ovviamente si studia una soluzione di compromesso anche per la questione della delega sui Servizi, la cui titolarità Conte ha rivendicato per sé stesso, ma sulla quale Renzi ha chiesto invece l' esercizio della delega.
Ovviamente Matteo Renzi sa che le prossime 72 ore saranno le più insidiose per lui, sa che il pressing e le lusinghe aumenteranno, sa che Conte vorrà evitare in tutti i modi di andare a dimettersi al Quirinale. Perché teme che una volta aperta una crisi formale, a quel punto tutto possa diventare possibile: anche non rientrare più a palazzo Chigi. Perché non può escludere che a quel punto si apra la strada che può portare a Mario Draghi.
Matteo Renzi si esprime così: «Con un debito pubblico al 160%, serve quello che Draghi chiama "debito buono"». Dice Michele Anzaldi, un vero renziano: «Vedremo le proposte di Conte dopo essersi pentito di aver lanciato la sfida in Parlamento. Ma per salvare l' Italia serve una personalità come Draghi, che sa dove mettere le mani. Due giorni fa è uscita la notizia di una sua eventuale disponibilità nel caso tutte le forze politiche gli chiedessero un impegno. Nessuno ha smentito».