gianni letta giuseppe conte

RENZI FA IL MATTO? ALLORA QUI CI VUOLE GIANNI LETTA - GIUSEPPE CONTE INTESSE CONTATTI CON L’EMINENZA AZZURRINA PER BLINDARE LA MAGGIORANZA AL SENATO - CON FORZA ITALIA IN LIQUIDAZIONE, LETTA SPINGE BERLUSCONI A PUNTELLARE IL GOVERNO E A NON LANCIARSI TRA LE BRACCIA DI SALVINI O DI MATTEUCCIO…

Ilario Lombardo per “la Stampa”

giuseppe conte luigi di maio

 

Proprio mentre Matteo Renzi si godeva i ritrovati riflettori sul divano di Porta a Porta assicurando che non converrebbe innanzitutto a lui mettere in difficoltà il governo, la vicepresidente grillina del Senato Paola Taverna appuntava su Facebook: «Se la tua incauta operazione dovesse terminare nella caduta del nuovo governo Conte, allora ti chiederemo il conto».

 

Il clima è questo. Un clima in cui nessuno si fida dell'ex leader dem. Non si fida il M5S, nonostante la clamorosa telefonata fatta a Luigi Di Maio. Non si fida Giuseppe Conte che sente riecheggiare il tormentone dello «stai sereno» rivolto da Renzi all' allora premier Enrico Letta. Non si fida chi dentro Forza Italia è combattuto dalla scelta se saltare o meno sulla nuova scialuppa renziana.

gianni letta e la moglie maddalena

 

In queste ore si sono riattivati canali di comunicazione aperti nella prima fase della crisi scatenata da Matteo Salvini. Quando si arrivò a una triangolazione tra pezzi del Pd, pezzi di Forza Italia e Palazzo Chigi. Si sentirono Mara Carfagna e Vincenzo Spadafora, il più attivo sul fronte del M5S durante le trattative per tenere a galla la legislatura. Si conoscono e si stimano da tempo.

SALVINI BERLUSCONI OSHO

 

Si sentirono Renzi e Gianni Letta, come emissario di Silvio Berlusconi. Ed entrambi sentirono Conte. Mentre tra i 5 Stelle c' era chi aveva portato in fase avanzata un' interlocuzione con un gruppetto di berlusconiani, contandone almeno venti al Senato pronti a staccarsi all'occorrenza. Un mese fa c' era innanzitutto da tenere assieme una maggioranza per la nascita di un governo. Oggi un governo c'è, ma il timore di una frana a Palazzo Madama, dove i senatori di Renzi possono far traballare la maggioranza, è lo stesso di un mese fa.

MARA CARFAGNA

 

Ecco perché Conte e i 5 Stelle hanno rimesso mano alla rubrica per preparare le contromosse, casomai l' ex rottamatore smentisse per l' ennesima volta i suoi pacifici propositi. Fonti del Movimento confermano un contatto tra il presidente del Consiglio e Letta, il più prudente tra i consiglieri di Berlusconi, convinto da sempre della necessità di partecipare all' asse istituzionale che è stato infilato tra le ruote di Salvini.

 

vincenzo spadafora

Letta osserva il disfacimento e la faida biblica di Fi, abbastanza disincantato da comprendere che di quello che resta oggi in Parlamento potrebbe domani non esserci più nulla. E allora è questo che pensa e ha detto ai capi forzisti che si contendono la leadership, anche alla presenza del patriarca di Arcore: «Non possiamo fidarci solo di Renzi».

 

La conclusione fa parte delle rassicurazioni spedite al premier terrorizzato dai veti dell' ex Pd. Non ci sarà, almeno a breve, uno smottamento degli eletti di Fi verso il suo nuovo contenitore. Piuttosto nascerebbero gruppi autonomi, gli eterni «responsabili» che, in estrema emergenza, potrebbero addirittura sostituirsi agli uomini di Renzi. In cambio potrebbero ottenere persino qualche presidenza di commissione, da strappare di mano ai leghisti. Un pugno di loro, come Andrea Causin, ex Scelta civica, è stato anche sondato dall' ex premier che ancora spera di imbarcarli.

 

Causin però è anche in costante contatto con i grillini. Allo stesso modo alla Camera, Conte può contare sull' amicizia del forzista Maurizio D' Ettore, collega di Università.

salvini renzi

Fa un certo effetto vedere i 5 Stelle addentrarsi nelle logiche della politica pura, fatta di tatticismi e compromessi.

 

Ma un anno di governo assieme a Salvini sembra averli forgiati. In prospettiva ai grillini non dispiace il Pd «derenzizzato», soprattutto se l' alleanza dovesse fare un salto di qualità tramite le piattaforme civiche alle Regionali. Tra Conte e Di Maio i rapporti restano tesi ma è il premier ormai a guidare le speranze del M5S nel palazzo. Durante le riunioni con i 5 Stelle il capo del governo usa il «noi» per scacciare i sospetti di aderire di più allo spirito del Pd che a quello del Movimento.

 

Il fattore Renzi era tenuto in considerazione e pochi giorni fa Conte ribadiva di attendersi prima o poi la scissione. Ma non pensava così presto e nel giorno del giuramento dei sottosegretari. «Poteva farla prima, almeno non avrebbe influenzato la formazione del governo e io ne avrei valutato la percorribilità». Ma più esplicito di lui è Beppe Grillo: Renzi ha visto che al momento «c' è una sola onda e due surfisti: Conte e Salvini» e ha fatto una «minchiata di impulso». Il rischio - conclude il comico - è di «svegliarci tutti in una Pontida d' Italia».

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…