renzi

LA SCOMPARSA DI COSA NOSTRA – RENZI SANCISCE: “NON SI PUÒ DIRE CHE CI SONO INTERE REGIONI IN MANO ALLA MAFIA. È UNA RAPPRESENTAZIONE MACCHIETTISTICA” – MA TRAVAGLIO APRE L’ARCHIVIO E LA MACCHIETTA DIVENTA MATTEUCCIO, CHE IL 2 MARZO 2014 SCRISSE A SAVIANO: “HAI RAGIONE, VA AGGREDITA LA MAFIA SPA, PRESENTE IN OGNI COMPARTO…”

Marco Travaglio per il “Fatto Quotidiano

 

lilli gruber e matteo renzi otto e mezzo lilli gruber e matteo renzi otto e mezzo

Non si può dire che ci sono intere regioni in mano alla mafia. Questa è una rappresentazione macchiettistica!”. Chi l’ha detto: Berlusconi? Mangano? Dell’Utri? Cosentino? Carminati? Buzzi? No, Matteo Renzi lunedì sera a Otto e mezzo.

 

Federico Rampini gli aveva garbatamente fatto notare che non si può predicare il rispetto delle regole ai migranti appena sbarcati in Italia, quando intere regioni del Paese sono in mano al crimine organizzato. E il premier, per tutta risposta, se n’è uscito con questo bel manifesto del negazionismo mafioso che, come tutte le vaccate che dice e che fa, è passato inosservato, grazie al letargo che ha colto tutti coloro che insorgevano sdegnati quando le stesse cose le diceva B.

 

MARCO TRAVAGLIO AL MAREMARCO TRAVAGLIO AL MARE

Il Fanciullino ha sempre l’aria svagata e cazzara di quello che improvvisa, che la butta lì senza pensarci. Errore: negare la presenza pervasiva delle mafie in molte zone d’Italia contro ogni evidenza fattuale fa parte di un progetto politico e comunicativo (che poi sono la stessa cosa per chi confonde la politica con Twitter), riassumibile nel vecchio “tutto va ben madama la marchesa”.

 

Eppure il 2 marzo 2014, appena salito a Palazzo Chigi, Renzi scriveva su Repubblica una lettera aperta a Roberto Saviano: “Caro Roberto... quello che va aggredito, hai ragione, è la ‘Mafia SpA’, presente in ogni comparto economico e finanziario del Paese...”. Poi si è convinto che, senza fare un bel nulla contro le mafie, anzi senza neppure nominarle, siano sparite da sole.

 

Da quando c’è Lui, ogni problema è risolto, ogni male è curato, ogni virus è debellato e guai a chi guasta il panorama idilliaco dipinto dal suo ufficio stampa con pericolosi inserti di realtà. Ne sa qualcosa la presidente dell’Antimafia Rosy Bindi, lapidata dai tuttovabenisti governativi, oltreché dal sindaco De Magistris e dal governatore abusivo De Luca, per aver osato dire una cosa ovvia e stranota, proprio mentre a Napoli si torna a sparare (sempreché si fosse mai smesso): “La camorra è un dato costitutivo di Napoli”.

ROSY BINDI E ANNA MARGHERITA MIOTTO CON LE PALLINE DI GOMMAROSY BINDI E ANNA MARGHERITA MIOTTO CON LE PALLINE DI GOMMA

 

Una frase molto simile a quella del Renzi-1, che invece il Renzi-2 considera “macchiettistica” e dunque proibita.

 

Ieri Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia con una lunga esperienza contro la camorra, ha confermato la lettura della Bindi, visto che nessun elemento nuovo autorizza chicchessia a dire che le cose siano cambiate col governo Renzi: “Io stesso ho definito in passato la camorra elemento costitutivo della società napoletana”.

 

“Se non guardiamo in faccia questa realtà –ha aggiunto Roberti –e proseguiamo con i negazionismi, non possiamo approntare interventi strutturali per combatterla. Come si fa a negare che le mafie siano elemento costitutivo della società da cui hanno avuto origine e poi si sono diramate? Le mafie sono state contrastate solo come problema di ordine pubblico solo nei momenti in cui si riteneva che attentassero all’ordine pubblico e alle istituzioni. Non possiamo contrapporre una visione di Napoli consolatoria, da paradiso terrestre”.

 

franco robertifranco roberti

Se si trattasse dell’ennesima “polemichetta della politichetta”, come dice Raffaele La Capria, non varrebbe la pena di occuparsene, né di preoccuparsene. Ma non è così. La banalizzazione delle mafie, che fa indignare tanti ipocriti quando si tinge di folklore negli studi di Porta a Porta, ma solo perché si parla di “zingari”, è la premessa per chiudere l’emergenza e rilassarsi.

 

Se le mafie non sono più un elemento costitutivo della società italiana e se addirittura “non si può dire che ci sono intere regioni in mano alla mafia” (ordine del premier: se no?), allora si può svuotare l'ergastolo, il pentitismo e il 41-bis (strettamente connessi) come si appresta a fare il governo con la controriforma Orlando del processo penale. E si può scardinare il concorso esterno in associazione mafiosa, cioè il reato dei colletti bianchi che, pur non essendo affiliati alle mafie, le sostengono da fuori.

 

saviano backstage amicisaviano backstage amici

L’altroieri il nostro governo ha perso il ricorso alla Grande Camera della Corte europea di Strasburgo contro la sentenza della Cedu che aveva condannato lo Stato italiano a risarcire 10 mila euro a Bruno Contrada per la sua condanna a 10 anni per concorso esterno. La sentenza era tutta sballata, perché le anime belle di Strasburgo (digiune di storie di mafia) e gli avvocati del governo Renzi (che la mafia dovrebbero conoscerla) avevano sposato la linea della difesa Contrada che definiva il concorso esterno “creazione giurisprudenziale”, cioè una forzatura non prevista dal Codice penale.

 

BRUNO CONTRADA NEL 1998BRUNO CONTRADA NEL 1998

Quindi il ministero della Giustizia ha giocato contro se stesso, con una memoria “suicida” che ha favorito lo scassinamento del reato. Poi, come i coccodrilli, s’è messo a piangere e ha fatto ricorso. Eppure – come ricorda la Cassazione nella sentenza “Infinito” sulla 'ndrangheta a Milano – “la Corte costituzionale ha ribadito che il concorso esterno non è un reato di creazione giurisprudenziale, ma scaturisce dalla combinazione tra l’art. 416-bis e il 110”, cioè tra l’associazione mafiosa e il concorso nel reato.

 

marcello dell utri libri antichimarcello dell utri libri antichi

Guardacaso la sentenza Contrada ha riattivato la campagna della stampa berlusconiana per tirar fuori di galera Marcello Dell’Utri, ideatore di Forza Italia e braccio destro di B., detenuto a Parma per scontare 7 anni per concorso esterno e anche lui in attesa del miracolo a Strasburgo. E guardacaso il governo ha bisogno dei voti di B. per far passare la schiforma del Senato. “A pensar male –diceva Andreotti che di queste cose s’intendeva –si fa peccato. Però ci si azzecca”.

 

 

Ultimi Dagoreport

ursula von der leyen elisabetta belloni

FLASH – URSULA VON DER LEYEN HA STRETTO UN RAPPORTO DI FERRO CON LA SUA CONSIGLIERA DIPLOMATICA, ELISABETTA BELLONI – SILURATA DA PALAZZO CHIGI, “NOSTRA SIGNORA ITALIA” (GRILLO DIXIT) HA ACCOMPAGNATO LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NEL SUO VIAGGIO IN INDIA, SI È CIRCONDATA DI UN PICCOLO STAFF CHE INCLUDE GLI AMBASCIATORI MICHELE BAIANO E ANDREA BIAGINI – URSULA, PER FRONTEGGIARE L’URAGANO TRUMP, HA APPIANATO LE TENSIONI CON IL NEO-CANCELLIERE TEDESCO, FRIEDRICH MERZ (LEI ERA LA COCCA DELLA MERKEL, LUI IL SUO PIÙ ACERRIMO RIVALE). PACE FATTA ANCHE CON LA NEMESI, MANFRED WEBER…

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT – PD, UN PARTITO FINITO A GAMBE ALL'ARIA: LA LINEA ANTI-EUROPEISTA DI SCHLEIN SULL’UCRAINA (NO RIARMO) SPACCA LA DIREZIONE DEM ED ELETTORI - SOLO LA VECCHIA GUARDIA DI ZANDA E PRODI PROVANO A IMPEDIRE A ELLY DI DISTRUGGERE IL PARTITO – LA GIRAVOLTA DI BONACCINI, CHE SI È ALLINEATO ALLA SEGRETARIA MULTIGENDER, FA IMBUFALIRE I RIFORMISTI CHE VANNO A CACCIA DI ALTRI LEADER (GENTILONI? ALFIERI?) – FRANCESCHINI E BETTINI, DOPO LE CRITICHE A ELLY, LA SOSTENGONO IN CHIAVE ANTI-URSULA - RISULTATO? UN PARTITO ONDIVAGO, INDECISO E IMBELLE PORTATO A SPASSO DAL PACIFISTA CONTE E DAL TUMPUTINIANO SALVINI CHE COME ALTERNATIVA AL GOVERNO FA RIDERE I POLLI…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - ZELENSKY? VATTELA PIJA ‘NDER KURSK! LA CONTROFFENSIVA RUSSA NELLA REGIONE OCCUPATA DAGLI UCRAINI È IL FRUTTO DELLO STOP AMERICANO ALLA CONDIVISIONE DELL’INTELLIGENCE CON KIEV: SENZA L’OCCHIO DELLO ZIO SAM, LE TRUPPE DI ZELENSKY NON RESISTONO – IL TYCOON GODE: I SUCCESSI SUL CAMPO DI PUTIN SONO UN’ARMA DI PRESSIONE FORMIDABILE SU ZELENSKY. MESSO SPALLE AL MURO, L’EX COMICO SARÀ COSTRETTO A INGOIARE LE CONDIZIONI CHE SARANNO IMPOSTE DA USA E RUSSIA A RIAD…

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...

giorgia arianna meloni maria grazia manuela cacciamani gennaro coppola cinecitta francesco rocca

DAGOREPORT - MENTRE LE MULTINAZIONALI STRANIERE CHE VENIVANO A GIRARE IN ITALIA OGGI PREFERISCONO LA SPAGNA, GLI STUDIOS DI CINECITTÀ SONO VUOTI - SONDARE I PRODUTTORI PER FAVORIRE UNA MAGGIORE OCCUPAZIONE DEGLI STUDIOS È UN’IMPRESA NON FACILE SOPRATTUTTO SE A PALAZZO CHIGI VIENE L’IDEA DI NOMINARE AL VERTICE DI CINECITTÀ SPA, CARDINE DEL SISTEMA AUDIOVISIVO ITALIANO, MANUELA CACCIAMANI, LEGATA ALLE SORELLE MELONI, IN PARTICOLARE ARIANNA, MA DOTATA DI UN CURRICULUM DI PRODUTTRICE DI FILM “FANTASMA” E DOCUMENTARI “IGNOTI” – FORSE PER IL GOVERNO MELONI È STATA PIÙ DECISIVA LA FEDE POLITICA CHE IL POSSESSO DI COMPETENZE. INFATTI, CHI RITROVIAMO NELLA SEGRETERIA DI FRANCESCO ROCCA ALLA REGIONE LAZIO? LA SORELLA DI MANUELA, MARIA GRAZIA CACCIAMANI, CHE FU CANDIDATA AL SENATO NEL 2018 NELLE LISTE DI FRATELLI D’ITALIA - QUANDO DIVENTA AD DI CINECITTÀ, CACCIAMANI HA LASCIATO LA GESTIONE DELLE SUE SOCIETÀ NELLE MANI DI GENNARO COPPOLA, IL SUO COMPAGNO E SOCIO D'AFFARI. QUINDI LEI È AL COMANDO DI UNA SOCIETÀ PUBBLICA CHE RICEVE 25 MILIONI L'ANNO, LUI AL TIMONE DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA CHE OPERA NELLO STESSO SETTORE…