RIFORME SENZA SEL MA CON TANTO PEPE - PITTIBIMBO ONNIPOTENTE A CACCIA DI GUAI: NON VUOLE ACCORDI SULLE RIFORME CON VENDOLA E IL SUO PARTITO CONDOMINIALE - E POI PUNTA IL PISTOLONE ALLA TEMPIA DI NICHI: “SE SI ROMPE IL RAPPORTO, ANDREMO ALLE REGIONALI SENZA SEL”
Maria Teresa Meli per “Il Corriere della Sera”
MATTEO RENZI INTERVISTATO DA ALAN FRIEDMAN
«Se pensano di ricattarmi, si sbagliano»: così Matteo Renzi dopo la presa di posizione di Sel. «Se avessero voluto trattare veramente si sarebbero comportati in un alto modo. Invece non vogliono mediare, perché Lorenzo Guerini, che dai giornali viene descritto come il grande mediatore, non mi ha mai offerto nemmeno un caffè alla buvette di Montecitorio»: così Nicola Fratoianni che, dopo l’appannamento di Nichi Vendola, è il vero capo di Sel.
Qual è la verità? Forse è bipede e sta da entrambe le parti. Il movimento del governatore pugliese pensava che fosse facile fare «pari e patta» con il presidente del Consiglio. Ma ora si deve ricredere perché il premier, a quanto pare, non vuole fare accordi al ribasso. Piuttosto, va dritto. Sel o non Sel. «Sette senatori non possono imporre a una larga maggioranza la linea», è il suo mantra. E di lì non si muove.
Tutti, a palazzo Madama, si chiedono perché il premier sia così irremovibile. I suoi avversari nel campo della maggioranza danno questa spiegazione: «Perché, pur non avendola come primo obiettivo, si vuole lasciare aperta la strada delle elezioni anticipate in primavera». Lui sull’argomento nicchia, e dice: «Abbiamo dato il nostro ok a Chiti, quelli di Sel hanno cambiato idea e il Paese sarà contro di loro».
Renzi non lascia spiragli per mediazioni improvvisate. Tant’è che avverte i rappresentanti del movimento di Vendola: «Se si rompe il rapporto, il Pd andrà alle regionali senza Sel, e anche le primarie per le candidature delle prossime elezioni saranno senza Sel».
Così a chi gli dice che forse potrebbe venire incontro a Vendola, Renzi risponde: «Siamo già venuti incontro, pronti a spostare di una settimana il voto e quelli lì hanno risposto dicendo che avrebbero mantenuto tutti gli emendamenti. Di che parliamo? Ora finalmente è chiaro chi è contro le riforme». E ancora: «Io non posso mollare. Se pensano che io abbia paura di loro hanno sbagliato persona. Ci metterò una settimana in più, ma otterrò la riforma».
E a sera, con i suoi collaboratori, alla fine di una maratona defatigante(tant’è che a un certo punto la maggioranza ha pensato di affidare la gestione dell’aula al veloce Calderoli e non a Grasso), Renzi tira un sospiro di sollievo e dice: «Intanto oggi sono saltati 1.400 emendamenti e il voto segreto regge: in mezza giornata siamo già a più del 20 per cento dei voti nonostante l’ostruzionismo. Portiamo a casa la riforma».
Ma sembra che ciò non basti al premier, che con Sel è ancora inviperito: «Si capisce che molti emendamenti erano solo una provocazione». Ma non è una provocazione l’avviso ai naviganti di Sel che Luca Lotti invia all’indirizzo dei «conservatori»: «Mai più alleanze con i frenatori».
Ergo: non cadranno le giunte, ma le alleanze per le regionali della prossima primavera andranno ridiscusse. Di più, sono in ballo anche le primarie di coalizione. Non a caso il presidente della giunta per le autorizzazioni a procedere, Dario Stefàno, appena incrocia Lotti al Senato lo arpiona: aspira a fare il candidato alla presidenza della regione Puglia, e ora che sarà di lui?
Tre su sette senatori di Sel sarebbero pronti ad abbandonare baracca e burattini. Ma non è questo ciò che vuole Renzi. Il premier vuole la resa: «Gli italiani stanno vedendo chi vuole cambiare e chi no, chi corre e chi frena». E poi chiosa così: «Abbiamo fatto aperture sostanziali alla minoranza e ci hanno risposto picche con una vagonata di emendamenti. A questo punto che dobbiamo fare? Abbiamo solo una strada davanti a noi: andare avanti, tranquilli e determinati come sempre». Andare avanti sì, ma nella bolgia. Eppure Renzi sostiene che tutto fila «meglio di come pensassi».
E a chi, a fine serata, gli chiede il perché di tanta foga e tanta determinazione, risponde con mezzo sorriso e un’intera verità: «Mi sto giocando la partita della vita. Io sto facendo una riforma, altri stanno solo distruggendo il Parlamento sotto gli occhi degli italiani. E a questo punto, siccome a me non interessa giocare a chi la dura la vince, ma mi interessa il metodo, non posso fare altro che andare avanti. Fino a settembre... e anche a ottobre, purché riforma sia».