collage renzi jim messina

RENZI PAGA-GURU CON I SOLDI DEI CONTRIBUENTI - I 400 MILA EURO PER JIM MESSINA ARRIVANO DAL BILANCIO PD, ALIMENTATO DAL FINANZIAMENTO PUBBLICO E DALLO STIPENDIO DEI DEPUTATI (PAGATI PURE QUESTI DA NOI) - LA PENSATA DELL’AMERICANO PER IL REFERENDUM: I MILITANTI DOVRANNO INSEGUIRE ELETTORI CON UN QUESTIONARIO

 

Gian Maria De Francesco per "il Giornale"

 

«I dati sono la via empirica alla verità». Questa è la teoria guida di Jim Messina, lo stratega elettorale americano che Matteo Renzi ha ingaggiato per vincere l' improba (stando ai sondaggi) battaglia del referendum. E, nonostante gli ultimi rovesci con David Cameron (referendum Brexit) e Mariano Rajoy (elezioni politiche spagnole di giugno), il costo della consulenza è da vera superstar: 400mila euro.

 

JIM MESSINA A DOWNING STREET JIM MESSINA A DOWNING STREET

La maxiparcella, ha rivelato ieri La Stampa, è di poco inferiore ai 500mila euro che il Comitato per il Sì al referendum ha incassato come rimborso elettorale pubblico (un euro per ogni firma raccolta) e che sono stati devoluti ai gruppi parlamentari del Pd. Questi ultimi contribuiranno con altri 700mila euro circa, mentre il partito di Largo del Nazareno aggiungerà altri 1,7 milioni per un totale che dovrebbe oscillare tra i 2,8 e i 2,9 milioni di euro.

 

La maggior parte delle spese è a carico di tutti i contribuenti. I gruppi parlamentari sono finanziati rispettivamente da Camera e Senato, mentre il 2016 è - sulla carta - l' ultimo anno nel quale i partiti riceveranno il finanziamento pubblico sotto forma di rimborsi delle spese elettorali.

FINANZIAMENTO PUBBLICO images FINANZIAMENTO PUBBLICO images

 

A solo titolo di esempio basta analizzare il bilancio 2015 del Pd, approvato lo scorso luglio. Il contribuito statale si è attestato a circa 7,4 milioni, mentre gli oltre 9 milioni di contributi da persone fisiche provengono in maggior parte dai singoli parlamentari, che sempre dalle Camere vengono stipendiati.

 

Di natura comunque pubblicistica sono i 5,3 milioni di 2 per mille versati tramite dichiarazione dei redditi dai cittadini: è sempre lo Stato che rigira parte delle entrate fiscali alle organizzazioni politiche su precisa indicazione del contribuente. Che poi il segretario-premier Matteo Renzi indirizzi le risorse finanziarie del Pd verso una campagna cui la minoranza è ostile è un discorso di democrazia «finanziaria» interna.

 

maria elena boschi referendum costituzionalemaria elena boschi referendum costituzionale

«Abbiamo 14 milioni di euro a bilancio e la campagna del referendum è perfettamente coincidente con le tipiche attività del gruppo», ha spiegato alla Stampa il tesoriere del gruppo Pd alla Camera, Daniele Marantelli. Il dato certo, quindi, è che Jim Messina lo paghiamo un po' tutti noi.

 

Perché fare questo maxi-investimento? Perché il guru americano e i suoi collaboratori sono «maghi» dei big data, ossia hanno staff, competenze e, soprattutto, software per analizzare comportamenti, tendenze, orientamenti e preferenze della base elettorale. E sono in grado di intervenire in tempo reale sulla singola campagna modificando i messaggi in base a quello che il potenziale elettore vuol sentirsi dire.

 

REFERENDUM REFERENDUM

I 400mila euro erogati a Messina sono un compenso anche per il sostegno nelle campagne delle amministrative per le quali tutti ricordano le sconfitte piddine di Roma e Torino, ma dimenticano la vittoria di Milano nella quale Messina ha avuto un ruolo nello sbiadire il «rosso» di Sala con i moderati e nel caricarlo con gli elettori più di sinistra. Un po' come ha fatto con Obama nel 2008 e nel 2012.

 

La stessa cosa intende fare con il referendum dopo l' avallo iniziale alla tattica suicida di Renzi di legare la consultazione alla sopravvivenza del governo. Il via all' operazione è stato dato a Firenze la scorsa settimana con l' indottrinamento dei militanti del «porta a porta». Costoro dovranno inseguire gli elettori sottoponendo loro un questionario: in base ai risultati la campagna cambierà. Sperando in una vittoria ora improbabile.

Ultimi Dagoreport

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…

bergoglio papa francesco salma

DAGOREPORT - QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT – MA ‘STI “GENI” ALLA FIAMMA DI PALAZZO CHIGI PENSANO DAVVERO DI GOVERNARE IL PAESE DEI CAMPANELLI? E COME SI FA A NON SCRIVERE CHE DIETRO L’APPLICAZIONE DEL GOLDEN POWER ALL’UNICREDIT, C’È SOLO L’ESPLICITA VOLONTÀ DEL GOVERNO DEI MELONI MARCI DI MANGANELLARE ANDREA ORCEL, IL BANCHIERE CHE HA OSATO METTERSI DI TRAVERSO AL LORO PIANO “A NOI LE GENERALI!”? - UNA PROVA DELL’ATTO ‘’DOLOSO’’? IL GOLDEN POWER, UNO STRUMENTO CHE NASCE PER PROTEGGERE GLI INTERESSI NAZIONALI DALLE MIRE ESTERE, È STATO APPLICATO ALL’OPERAZIONE ITALIANISSIMA UNICREDIT-BPM, EVITANDO DI UTILIZZARLO ALLE ALTRE OPERAZIONI BANCARIE IN CORSO: MPS-MEDIOBANCA, BPM-ANIMA E BPER-SONDRIO - ORA UNICREDIT PUÒ ANCHE AVERE TUTTE LE RAGIONI DEL MONDO. MA NON SERVE A UN CAZZO AVERE RAGIONE QUANDO IL TUO CEO ORCEL STA SEDUTO DALLA PARTE SBAGLIATA DEL POTERE…

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME