matteo tiziano renzi

OGNI SCARRAFONE E’ BELLO AL FIGLIO SUO - RENZI VA A RIGNANO PER IL FACCIA A FACCIA DELLA PACE CON IL PADRE TIZIANO - NEL SOLIDARIZZARE COL CLEMENTE MASTELLA ASSOLTO DOPO NOVE ANNI, IL BULLETTO RIATTIZZA LA BATTAGLIA CHE FU DI BERLUSCONI: “LA POLITICA È STATA SUBALTERNA ALLA MAGISTRATURA”

Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”

MATTEO E TIZIANO RENZIMATTEO E TIZIANO RENZI

 

«Cancellatemi tutti gli appuntamenti di questa mattina. Voglio andare da mio padre». Non gli avversari politici a cui provare a rispedire al mittente quasi un anno di accuse. Non quella parte di minoranza pd che aveva di fatto usato il caso Consip contro di lui. E nemmeno gli autori di quello che lui stesso, anche se in pubblico nega la presenza di «un complotto», considera «uno scandalo nato per colpirmi».

 

MATTEO E TIZIANO RENZIMATTEO E TIZIANO RENZI

Il primo pensiero di Matteo Renzi, quando le anticipazioni sui verbali del procuratore di Modena hanno fatto il giro delle rassegne stampa e della Rete, è per il papà. È a lui, al padre che lui stesso aveva sospettato di essere «colpevole» di molte delle accuse presenti nei verbali, al padre che «se ha sbagliato dovrà scontare una pena doppia», che Renzi junior dedica l' inizio di quella giornata che gli fa fare un passo - forse quello decisivo, si vedrà - fuori dal pantano Consip.

 

MATTEO E TIZIANO RENZIMATTEO E TIZIANO RENZI

In una mattinata intera, trascorsa faccia a faccia, i due hanno riportato alla dimensione «padre-figlio» quel rapporto «da uomo a uomo» che, nei mesi successivi alla nascita dell'inchiesta, aveva vissuto fasi molto aspre. Oggi, di fatto, il segretario del Pd considera forse Renzi senior «quello che ha pagato più di tutti in questa storia». E la caduta del velo sui responsabili dello scambio di persona contenuto nei faldoni dell' inchiesta (Matteo scambiato per Tiziano, Bocchino per Romeo) per il leader del Pd è praticamente una prova, o quasi.

 

italo bocchinoitalo bocchino

Ristabilito in famiglia l'ordine naturale delle cose, Renzi ha un obiettivo. Riuscire a riavere indietro il consenso e la popolarità persi per strada a causa di una vicenda «che è nata per colpire me». Se il caso di Banca Etruria lo aveva colpito come capo di governo prima, il dossier Consip l'ha ferito come leader politico dopo. I suoi lo descrivono come «molto amareggiato» per tutto quello che è successo.

 

Un'amarezza che va moltiplicata per dieci se si è di fronte - come dirà nel pomeriggio a un'iniziativa del Foglio - a «un carabiniere che falsifica prove», a «un agente dei servizi che s' intrufola dove non dovrebbe». Amareggiato sì ma comunque fiducioso del fatto che, da adesso, riuscirà a risalire la china.

Alfredo Romeo 3Alfredo Romeo 3

 

Difficile, tanto per fare un esempio, che le ultime rivelazioni su Consip abbiano degli effetti benefici sulle urne in Sicilia, in quella sfida che per il Pd si annuncia delicatissima. Più semplice, almeno è quello che Renzi spera, riuscire a ristabilire «la verità» in tempo per la campagna elettorale delle Politiche.

 

Un punto a suo vantaggio, anche se riguarda il fronte interno, il segretario dei Democratici l'ha portato a casa. Una delle punte di diamante della fronda interna, Dario Franceschini, è stato il primo a parlare di «gravità istituzionale enorme» nel commentare le parole del magistrato modenese Musti. Un segnale che i renziani interpretano come il tassello di una possibile tregua, non certo come la fine di una guerra che riguarderà tanto l' ipotesi di un blitz sulla legge elettorale (la fronda vuole il premio di coalizione, i renziani no) quanto la composizione delle liste per le politiche, senza dimenticare l'uragano elettorale che potrebbe soffiare contro il Pd alle regionali siciliane.

MASTELLAMASTELLA

 

Diverso sarebbe se i verbali della Musti fossero la punta di un iceberg che questa volta, invece che affondarlo, potrebbe riabilitarlo del tutto, Renzi. «Pretendo quella verità che colpirà chi ha falsificato le prove», ripete. E nell'aprire le danze di quello che potrebbe (condizionale d' obbligo) trasformarsi in uno scontro con una parte della magistratura, il leader Pd punta il dito contro le parole di Piercamillo Davigo «quando dice che ci sono cittadini che si presumono innocenti e che sono colpevoli». E dulcis in fundo, nel solidarizzare col Clemente Mastella assolto dopo nove anni, lo dice forte e chiaro: «La politica è stata subalterna alla magistratura».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – COME MAI IMPROVVISAMENTE È SCOPPIATA LA PACE TRA JOHN ELKANN E FRATELLI D’ITALIA? IL MINISTRO DELLE IMPRESE, ADOLFO URSO, SI È SPINTO A DEFINIRE L’AUDIZIONE DI YAKI ALLA CAMERA COME “UN PUNTO DI SVOLTA NETTO” – AL GOVERNO HANNO FATTO UN BAGNO DI REALISMO: INNANZITUTTO LA CRISI DELL’AUTOMOTIVE È DRAMMATICA, E I GUAI DI STELLANTIS NON DIPENDONO SOLO DAI DANNI FATTI DA TAVARES - E POI CI SONO I GIORNALI: ELKANN È PROPRIETARIO DI “STAMPA” E “REPUBBLICA” (E DELL'AUTOREVOLISSIMO SETTIMANALE "THE ECONOMIST). MOSTRARSI CONCILIANTI PUÒ SEMPRE TORNARE UTILE…

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI – SE MEDIOBANCA, SOTTO OPA DI MPS-CALTA-MILLERI, TENTA DI CONQUISTARE I VOTI DEI FONDI ANNUNCIANDO LA POSSIBILITÀ DI METTERE SUL PIATTO IL SUO 13,1% DI GENERALI, SOLO DOMANI ASSOGESTIONI DECIDERÀ SE PRESENTARE UNA LISTA DI MINORANZA PER LEVARE VOTI ALLA LISTA DI NAGEL-DONNET, PER LA GIOIA DI CALTA-MILLERI (LA DECISIONE È NELLE MANI DEI FONDI CONTROLLATI DA BANCA INTESA) - FINO AL 24 APRILE, TUTTO È INCERTO SULLE MOSSE IN GENERALI DI ORCEL: CHI OFFRE DI PIÙ PER IL 9% DI UNICREDIT? E CHE FARÀ INTESA DI CARLO MESSINA? AH, SAPERLO...

raffaele cantone - francesco lo voi - pasquale striano giovanni melillo

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA, NON È APERTO: È APERTISSIMO! UNA VOLTA CHE IL FASCICOLO È PASSATO DALLE MANI DI CANTONE, PROCURATORE DI PERUGIA, A QUELLE DI LO VOI (CAPO DELLA PROCURA DI ROMA), CI SI ASPETTANO I BOTTI - IL CAPO DELLA DNA, GIOVANNI MELILLO, È DETERMINATO AD ARRIVARE FINO IN FONDO. E LO VOI, CONSIDERATI I PRECEDENTI (L’OSTILITA' DEL GOVERNO PER IL CASO ALMASRI), NON FARÀ SCONTI - COME NELL'AMERICA DI TRUMP, LA MAGISTRATURA E' L'UNICA OPPOSIZIONE A PALAZZO CHIGI...

giorgia meloni donald trump

DAGOREPORT – AIUTO! TRUMP CONTINUA A FREGARSENE DI INCONTRARE GIORGIA MELONI - ANCORA ROSICANTE PER LE VISITE DI MACRON E STARMER A WASHINGTON, LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" SI ILLUDE, UNA VOLTA FACCIA A FACCIA, DI POTER CONDIZIONARE LE SCELTE DI TRUMP SUI DAZI ALL'EUROPA (CHE, SE APPLICATI, FAREBBERO SALTARE IN ARIA L'ECONOMIA ITALIANA E IL CONSENSO AL GOVERNO) - LA DUCETTA NON HA ANCORA CAPITO CHE IL TYCOON PARLA SOLO IL LINGUAGGIO DELLA FORZA: SE HAI CARTE DA GIOCARE, TI ASCOLTA, ALTRIMENTI SUBISCI E OBBEDISCI. QUINDI: ANCHE SE VOLASSE ALLA CASA BIANCA, RITORNEREBBE A CASA CON UN PUGNO DI MOSCHE...