RENZI-BANCHIERE - IL PREMIER HA RINVIATO TUTTI I DECRETI (FISCO, CATASTO) ED È IN ALTO MARE SU ALTRI DOSSIER (SCUOLA, GAY, LEGGE SEVERINO) MA LE BANCHE NON POSSONO ATTENDERE E IL GOVERNO OBBEDISCE, VARANDO SCONTI FISCALI E NORME PER IL RECUPERO CREDITI SPRINT
Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"
matteo renzi pier carlo padoan
I cittadini e le imprese devono attendere, le banche no. Il governo di Matteo Renzi è in difficoltà e riesce comunque a mantenere le promesse ai cosiddetti poteri forti. Arrivano gli sconti fiscali agli istituti di credito, ma niente bad bank, vale a dire la discarica di Stato delle sofferenze bancarie. Oltre al regalo tributario, c'è pure un mini decreto legge sulla giustizia civile e il diritto fallimentare.
Le nuove norme, approvate in serata dal consiglio dei ministri e gradite - ci mancherebbe - ai banchieri italiani, puntano a ridurre i tempi giudiziari per il recupero dei crediti dagli attuali 7-8 anni necessari in media in Italia ai 5 anni registrati nei paesi dell’Unione europea. Quanto agli sgravi legati alle perdite sui prestiti non rimborsati, che peseranno sulle casse dello Stato dai 3 ai 7,5 miliardi di euro (i calcoli sull'entità del "regalo" sono in corso), il governo è riuscito a fare il miracolo.
starace bassanini guerra tian guoli
Si tratta di misure che Renzi ha promesso a più riprese ai vertici dell’industria creditizia e sono arrivati nonostante il termometro di una fase critica per l’esecutivo. A palazzo Chigi, in effetti, si registrano retromarce fuori del recinto bancario: ieri il cdm, che potrebbe tornare a riunirsi in settimana, ha rimandato l’ok all’attesa revisione del catasto e a tutto il pacchetto fiscale (in totale 5 decreti attuativi della delega). E sulla scuola lo stesso Renzi è stato costretto a far slittare pezzi della «sua» riforma, tra cui la chiamata diretta dei professori.
Il governo, dunque, è in sofferenza. E ne hanno preso atto anche i banchieri, che cercano di ottenere il più possibile subito. Del resto, il premier, dopo aver consegnato ai fondi esteri la contestata riforma delle banche popolari a inizio anno, nelle ultime settimane ha cominciato ad arrancare visibilmente sugli altri dossier. Ragion per cui, oltreconfine l’ex sindaco di Firenze sembra riscuotere sempre meno fiducia. Non è un vero e proprio pollice verso, quello dei banker mondiali che, però, da osservatori attenti delle faccende tricolori, non escludono nuovi passi falsi di Renzi e ragionano su elezioni anticipate: il timore è che questo governo duri meno di un anno.
Fatto è che lo «stato di crisi» del presidente del consiglio ha messo in agitazione la finanza internazionale. E in quest’ottica andrebbe letto il blitz sulla Cassa depositi e presiti. La «presa renziana» della spa di via Goito, secondo indiscrezioni raccolte da Libero, sarebbe il risultato delle richieste dei fondi esteri. Che avrebbero preteso l’immediato ricambio al vertice perché tra un anno, alla scadenza naturale del mandato del consiglio di amministrazione, il quadro politico potrebbe essere diverso.
alberica brivio sforza, claudio costamagna
Si spiegherebbe (anche) così il licenziamento del presidente, Franco Bassanini, e dell’amministratore delegato, Giovanni Gorno Tempini. Al loro posto, come è ormai noto, arriveranno Claudio Costamagna (ora al vertice di Salini Impregilo) e Fabio Gallia (ad di Bnl Bnp Paribas).
Entrambi hanno legami fortissimi con la finanza internazionale: legami prevalenti rispetto ai non provati rapporti di amicizia con il «giglio magico renziano». Il primo ha costruito la sua carriera in Goldman Sachs, tra i più potenti player globali della finanza; il secondo era stato scelto a Parigi, quartier generale di Bnp Paribas, per curare il ramo italiano (Bnl). Costamagna e Gallia ora gestiranno una potenza di fuoco finanziaria da oltre 250 miliardi e avranno le mani sui gioielli di Stato controllati da Cdp: Eni, Terna, Snam, Fincantieri, Sace, Simest, Fintecna, Fondo italiano d’investimento e F2i.
Roba che scatena appetiti enormi. Tanto quanto la pressione esercitata su Roma per forzare la mano sulla Cassa: al punto che Renzi ha litigato con le fondazioni bancarie azioniste al 18% ed è stato costretto a trovare un posto da superconsulente di palazzo Chigi per Bassanini. Gallia, invece, beneficerà addirittura di una riforma ad personam dello statuto della spa del Tesoro. Domani il cda convocherà l’assemblea straordinaria dei soci che modificheranno le regole interne per consentire la nomina del nuovo ad nonostante un rinvio a giudizio.