RENZI IL ROSSO! - MATTEUCCIO CONQUISTA LA TOSCANA: TOCCATA QUOTA 52% CON TUTTA LA NOMENCLATURA CONTRO, A PARTIRE DAL BERSANIANO GOVERNATORE ROSSI - E A SIENA ORA TREMA ANCHE ARROGANCE PROFUMO: IL ROTTAMATORE SBANCA NELLA CITTÀ DEL PALIO, DOVE AVEVA CHIUSO LA CAMPAGNA MENANDO GLI INCIUCI FINANZIARI BY D'ALEMA&BERSANI - DALLA ROSY-CONA BINDI ALL’EX SINDACO CECCUZZI, TUTTI BERSANIANI GLI SPONSOR DEL PRESIDENTE MPS CARO A CULATELLO…

1. CADONO LE ROCCAFORTI ROSSE, RENZI CONQUISTA LA TOSCANA
Da "La Nazione"


Matteo Renzi conquista la Toscana. Alle primarie del centrosinistra, il rottamatore spopola nella sua regione con il 51,98% contro il 36,32% di Pier Luigi Bersani. Risultato ancora più netto a Firenze, dove il rottamatore vola oltre il 52 per cento.

TOSCANA, RENZI ESPUGNA LE ROCCAFORTI ROSSE - Per il Pd del segretario un risultato durissimo quello in Toscana, dove città e province sono tutte guidate da amministratori pidiessini, molti dei quali schierati apertamente con il segretario. Cadono le roccaforti rosse. Il sindaco di Firenze vola a Castelfiorentino, di cui si ricordano 'antichi' risultati bulgari del veccio Pci, mettendo a segno il 61,4% contro il 31,9% di Bersani mentre Vendola si ferma al 5,1%.

Renzi conquista la maggior parte delle province toscane, tutte rosse, e si riafferma a Firenze. Il rottamatore la spunta anche a Pontedera, la città della Piaggio, ma anche del presidente della Regione Enrico Rossi, deciso sostenitore del segretario del Pd. Va forte a Sesto Fiorentino e a Scandicci, due grossi comuni della cintura fiorentina di antica tradizione operaia. A Grosseto Renzi è al 48% contro il 35,5% del segretario.

LA VITTORIA NELLE CITTA' BIANCHE - Renzi vola nelle province più bianche, a Lucca e in Versilia (oltre il 50% dei voti rispetto al 30% di Bersani), dove si segnalano molti votanti del centrodestra, e anche ad Arezzo (intorno al 62% contro il 29,73% del segretario), dove trova il consenso anche di un ex assessore di An. E' sopra il 50%, a Siena, a Prato dove sfiora il 57%, a Pistoia. A Pisa avanti Renzi.

LE CITTA' DI BERSANI - Bersani difende la posizione in due sole province, a Livorno dove ottiene il 48% (35% Renzi, 14,5% Vendola), e a Massa (47 contro il 35). All'isola di Capraia 19 le persone che hanno votato per Bersani, 17 quelle che invece hanno scelto Renzi, 10 hanno votato per Vendola, un voto è andato a Laura Puppato. Nessuno invece ha ritenuto di votare Tabacci.

Bersani vince a Piombino, la città dell'acciaio dove gli operai, con al loro fianco il sindaco pidiessino Anselmi, lottano per la sopravvivenza della ex Lucchini, una delle più grandi industrie siderurgiche italiane oggi in mano ai russi: 53,17% il segretario del Pd, mentre Renzi si ferma al 34,38%, Vendola al 10,53%, Puppato all'1,52% e Tabacci allo 0,4%. Anche nella Val di Cornia e all'isola d'Elba Bersani è al 47% e Renzi al 37%

2. BERSANI SCONFITTO ANCHE A SIENA: RENZI AL 54%
Da "La Nazione Siena"


Il primo round delle primarie del Centrosinistra, in attesa del ballottaggio previsto per domenica prossima, lo ha vinto a Siena il sindaco di Firenze Matteo Renzi con il 54,23%. Mentre Bersani si è fermato al 35,96%, Vendola 8,13%, Laura Puppato 1,35% e Bruno Livi Tabacci solo lo 0, 34%.

3.RENZI ALL'ASSALTO DI SIENA LA ROSSA
Camilla Conti per "Il Fatto Quotidiano" di sabato 24 novembre

Loro, Pier Luigi Bersani e Rosy Bindi, lo attaccano sugli affari alle Cayman dell'amico e finanziatore Davide Serra. Lui, Matteo Renzi, risponde sparando sul Monte dei Paschi dove "a un gruppo dirigente sono bastati 15 anni per quasi distruggere quel che i senesi hanno fatto in sei secoli". E allora meglio, per Renzi, una "separazione netta tra banche tradizionali e banche d'affari.

Mettere un tetto alle retribuzioni dei banchieri di quegli istituti a cui A conferma che le primarie si giocano anche sul campo della finanza, più o meno rossa, il rottamatore questa sera chiuderà la sua campagna elettorale proprio a Siena. A due passi dai saloni affrescati di Rocca Salimbeni, sede del Monte. Perché quell' "abbiamo una banca" (riferito a Bnl) di fassiniana memoria non è l'unico peccato che pesa sulla coscienza Democratica.

Sulla città del Palio il Pd orbita da anni: da Giuliano Amato al tandem Bersani e D'Alema (eletto nel Salento, dove Mps nel '99 compra la futura Banca da 121 per 2.500 miliardi di lire), Franco Bassanini, presidente della Cassa Depositi e Prestiti e della Fondazione Astrid, all'ex ministro ed ex rettore dell'Università, Luigi Berlinguer. E' il 9 novembre del 2007 quando con un blitz il Monte dei Paschi annuncia l'acquisizione di Banca Antonveneta.

Dal mondo politico arriva la benedizione dell'allora premier Romano Prodi, che dice di vedere "di buon occhio" l'operazione, e dell'allora ministro per lo Sviluppo economico, Bersani, che dall'aggregazione auspica "una riduzione di costi per la clientela". Piazza Affari invece punisce il titolo Mps con un crollo del 10%: troppo salato il conto di 9 miliardi pagati per le nozze. Dubbi legittimi, a maggio di quest'anno sull'affaire Antonveneta è stata aperta un'inchiesta dalla magistratura.

Poi dal Monte è sceso l'artefice di quell'operazione, Giuseppe Mussari, tenendosi però la presidenza dell'Abi (l'associazione dei banchieri). E al suo posto è arrivato Alessandro Profumo. L'ex numero uno di Unicredit nell'ottobre 2007 era andato a votare per le primarie del Pd a Milano insieme alla moglie Sabina Ratti, candidata nella lista di Rosy Bindi, che è di Sinalunga, due passi da Siena.

Quattro anni dopo, ottobre 2011, Profumo è seduto accanto alla stessa Bindi, alla convention dei "Democratici davvero", quando annuncia la sua "assoluta disponibilità" a impegnarsi in politica. Alla fine, chi avrebbe voluto farne il "papa straniero" per la guida del partito si è potuto accontentare di vederlo al timone del Montepaschi. Salvatore, forse, di una banca uscita a pezzi dalla gestione passata e oggi appesa al paracadute statale dei "Monti bond".

A Siena c'è chi giura che i due grandi sponsor del banchiere siano stati proprio Bersani e la Bindi. Ancora oggi il fronte bersaniano è compatto nel sostenere i vertici di Rocca Salimbeni e può contare su alcuni fedelissimi all'interno della banca. Bersaniano di ferro è considerato il numero uno di Unicoop Firenze e vicepresidente del Monte, Turiddo Campaini. Bersaniano anche il nuovo responsabile in banca dell'area territoriale Toscana Nord, Gianfranco Cenni.

Più vicino a D'Alema è invece considerato l'altro vicepresidente del Monte, Marco Turchi. Bersaniani e dalemiani appoggiano anche l'ex sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, che si ricandida a guidare il comune commissariato da giugno. Per questi legami la gestione delle finanze di Siena e della sua banca, da secoli in perfetta simbiosi, è diventata pane per i denti del rottamatore fiorentino.

Eppure nelle contrade non tutti sono convinti che il "groviglio armonioso" fra Monte e politica verrebbe davvero sciolto se Renzi vincesse le primarie. C'è chi punta il dito su Marco Carrai, il Gianni Letta renziano, nominato qualche anno fa amministratore delegato della Firenze Parcheggi proprio dal Monte mussariano.

E chi sussurra che a luglio, nel giorno del Palio, Renzi e Ceccuzzi si siano incontrati per discutere la nomina dell'avvocato Alberto Bianchi (tesoriere della fondazione Big Bang) a presidente del collegio sindacale del Consorzio Operativo Mps. Mossa che avrebbe poi permesso a Ceccuzzi di ricevere l'investitura di Renzi per la ricandidatura. Poi il rottamatore ha fatto dietrofront e ha cominciato a tuonare sulle responsabilità della classe politica locale.

 

MATTEO RENZIFOTO DA OGGI - MATTEO RENZI Pier Luigi Bersani e D AlemaBERSANI E D'ALEMA CHE FA' L'ORIGAMIBERSANI E DALEMA SBIRCIATINA ALLUNITA ENRICO ROSSI rosy bindi x GIULIANO AMATO FRANCO BASSANINI ALESSANDRO PROFUMO E MOGLIE SABINA RATTI

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