RENZI SI CREDE ASSOLTO MA E’ LO STESSO COINVOLTO (NELLA DISFATTA UMBRA) – IL PATTO M5S-PD NON FUNZIONA: SECONDO L’EX ROTTAMATORE LA SCELTA DI SCHIERARE IL PREMIER NELL’ULTIMA USCITA ELETTORALE È STATO UN GRAVE ERRORE. E GIUDICA UN ATTO DI ARROGANZA AVER CONSIDERATO CONTE L’UOMO DEI MIRACOLI - NEL FRATTEMPO RENZI SI GODE L’ARRIVO DAL PD DELLA CONSIGLIERA REGIONALE DEL LAZIO MARIETTA TIDEI: ORA ALLA PISANA TIENE PER LE PALLE ZINGARETTI E LA SUA GIUNTA
Alberto Gentili per il Messaggero
Non è di certo soddisfatto, Matteo Renzi, della batosta in Umbria. Ma neppure si strappa i capelli. Secondo il leader di Italia Viva che ha atteso i risultati facendo la valigia in vista della partenza di questa mattina per New York dove andrà a tenere alcune conferenze (tappa successiva Dubai), ciò che è accaduto era ampiamente previsto. Perché la coalizione che ha sostenuto Vincenzo Bianconi, come annunciavano i sondaggi, era molto sotto rispetto al centrodestra. E perché l’alleanza organica e strutturata tra 5Stelle, Pd e Leu a giudizio di Renzi non funziona.
Non a caso l’ex premier si è chiamato fuori, disertando anche l’evento di Narni quando, venerdì, Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti, Roberto Speranza si sono ritrovati per la prima volta insieme. E con loro hanno voluto anche Giuseppe Conte. Ecco, la decisione di trasformare la disfida regionale in una partita politica di livello nazionale e soprattutto la scelta di schierare il presidente del Consiglio nell’ultima uscita elettorale, per Renzi è stato un grave errore. E giudica un atto di arroganza aver considerato Conte l’uomo dei miracoli e dal tocco magico, quello capace di ribaltare una sconfitta annunciata.
Anche perché, come dimostra il pessimo risultato di Bianconi, secondo il capo di Italia Viva, Conte non ha né il tocco magico, né può fare miracoli: una cosa è l’indice di gradimento che gli accreditano i sondaggi, un’altra sono i voti che porta. E i dati Umbri, ha confidato Renzi ai suoi, provano che Conte di voti non ne aggiunge neppure uno. Un po’ ciò che pensa (e voleva dimostrare) Di Maio. In estrema sintesi, per l’ex premier la scelta di schierare il presidente del Consiglio è stato un boomerang. Un errore grossolano, inspiegabile e clamoroso, motivato esclusivamente dalla volontà del capo 5Stelle di inserire anche Conte nel gruppo degli sconfitti.
APPROCCIO SOFT
Il leader di Italia Viva, al momento, non ha però intenzione di affondare i colpi. Rivela di non ritenere il premier indebolito: tra due-tre giorni delle elezioni in Umbria non si ricorderà più nessuno. Però la lezione resta e incoraggia Renzi che ricorda, non senza un filo di malizia: anche a lui, che è sempre stato considerato da Di Maio un impresentabile, una sorta di appestato, è stato chiesto di andare alla reunion di venerdì a Narni.
E questo perché volevano che pure Italia Viva mettesse la faccia sulla sconfitta annunciata, in una tornata elettorale in cui il nuovo partito non si è neppure presentato. «Ma non ci sono cascato, anche perché all’alleanza strutturata con i 5Stelle proprio non ci credo», confida nella notte ai suoi, «e quello che è accaduto in Umbria mi dà ragione: quel patto elettorale non funziona.
Ciò significa che c’è uno spazio politico enorme, una prateria sconfinata per Italia Viva. Il cui progetto non di certo quello di intrupparsi con i grillini». Ma di arare il centro e conquistare i voti moderati, anche e soprattutto quelli in uscita da Forza Italia, ormai fagocitata da «quell’estremista di destra che è Matteo Salvini». Messa definitivamente la parola fine all’ipotesi, del resto già scartata e ora del tutto bocciata dopo la batosta umbra, di entrare in un patto elettorale «senza appeal» con Pd e 5Stelle, Renzi già pensa ai prossimi appuntamenti. Con l’obiettivo di raggiungere il 10% alle elezioni nazionali del 2023 («il treno della legislatura arriverà fino all’ultima stazione»), il leader di Italia Viva si prepara al debutto: scartate le regionali in Emilia Romagna e Calabria (arrivano troppo presto), Renzi vuole presentare il nuovo partito nelle altre tornate elettorali del 2020: Toscana, Liguria, Marche e forse Campania.
Nel frattempo l’ex premier si gode l’arrivo dal Pd della consigliera regionale del Lazio Marietta Tidei: «Non è una scissione, è un’emorragia a lento rilascio». E se garantisce che non farà cadere la giunta del suo avversario, Zingaretti, allo stesso tempo confida la soddisfazione di avere in pugno il segretario del Pd: il governo della Pisana d’ora in poi si regge con i voti di Italia Viva. E ciò dà a Renzi un ulteriore potere di interdizione e di condizionamento. Sia nella partita del governo nazionale, sia in quella del Lazio.