
RIECCOLO! D’ALEMA È TORNATO TRA CONVEGNI, INTERVISTE E GIUDIZI SPREZZANTI - SU TRUMP: “FORSE AVEVAMO RAGIONE QUANDO, DA GIOVANI, URLAVAMO CHE L’IMPERIALISMO USA ERA UNA BARBARIE”. SU ISRAELE: “È GUIDATO DA UNA DESTRA RAZZISTA CON ALCUNI MINISTRI CHE NON SAPREI COME DEFINIRE SE NON FASCISTI” – IL GELO CON ELLY SCHLEIN: “ALLE EUROPEE, IL PD È ANDATO BENE. MA PER COSTRUIRE UN’ALTERNATIVA, DI-CIA-MO, NON BASTA” - RONCONE: “ALLA PRESENTAZIONE DEL NUOVO NUMERO DI "ITALIANIEUROPEI", È TORNATO UN MAX IN PUREZZA. IN PLATEA GLI EX ARTICOLO 1 (BERSANI, SPERANZA, SCOTTO, STAMPO). ENZO AMENDOLA, GIANNI CUPERLO, E POI ARRIVA PIERO DE LUCA. A PENSAR MALE, DICIAMO, UNA SPECIE DI CORRENTONE DALEMIANO”
Massimo D'Alema: Kaja Kallas inadeguata e troppo ostile alla Russia. pic.twitter.com/nXD6OsaEhI
— Chance ? Giardiniere ? ? (@ChanceGardiner) February 28, 2025
Fabrizio Roncone per il "Corriere della Sera" - Estratti
Soffia un ventaccio sul mondo. Spazza via le vecchie certezze. Eppure la sinistra italiana custodisce una prodigiosa capacità di stupire. Come? Con il ritorno di Massimo D’Alema.
Rilassiamoci dieci minuti.
Sentite che storia.
Indizi concreti, tracce dentro i cortei, avvistamenti a convegni e a presentazioni di libri — l’altro giorno era alla biblioteca della Camera con Carmine Fotia e Fabio Martini, che ne hanno scritto uno ciascuno su Craxi — e poi ospitate nei talk tv, interviste scoppiettanti come a Piazzapulita, ospite di Corrado Formigli (…)
La domanda è: D’Alema, a 75 anni, che vuole fare?
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benjamin netanyahu donald trump foto lapresse. 2
Negli ultimi anni, certo, anche qualche ruvida polemica di stampo giudiziario: su presunti interessi in traffici di ventilatori cinesi durante la pandemia («Ma ho tutto qui, documentato — spiegò a Tommaso Labate su Sette — I ventilatori funzionavano e il nostro governo li ha anche pagati poco»). E poi ci sarebbe pure il possibile coinvolgimento come «mediatore informale» in un affare di navi e aerei destinati alla Colombia.
Perché, ad un certo punto, D’Alema sembrava essersi messo a fare davvero altro. Così, un pomeriggio d’un paio d’anni fa, lo chiamo per fargli commentare non ricordo più quale casino politico. Lui mi risponde da un paese lontano (forse arabo, però non ne sono sicuro), e mi fa, con il tono di quando vuole risultare simpatico: «Lei dovrebbe sapere che io, ormai, faccio il consulente per alcune società… e la politica, di-cia-mo, la osservo con inevitabile distacco…».
Ha cambiato idea? Se è così, la notizia è che i rapporti con la Schlein erano e sono comunque rimasti formali, tendenti al freddo. Del resto, di tutto Elly ha bisogno, tranne che di un Papa rosso emerito (già fatica, e molto, ad ascoltare i consigli di Romano Prodi). L’ultima volta che ha visto Mandrake, a fine novembre, a un corteo della Cgil che sfilava nelle strade di Roma, il saluto è stato proprio gelido. Un’occhiata, neppure la bozza d’un sorriso. Lei aspettava che fosse lui ad avvicinarsi. Lui, al solito, pensava: ragazza, io sono Mandrake. Così è rimasto qualche fila dietro. I cronisti intorno: «Certo… alle Europee, il Pd è andato bene. Ma per costruire un’alternativa, di-cia-mo, non basta».
È fatto così: deve spiegartela sempre un po’. E con quell’aria che conoscete: da D’Alema, appunto. Ultimamente, anche ragionando dentro una certa intransigenza. Su Trump: «Forse avevamo ragione quando, da giovani, urlavamo che l’imperialismo Usa era una barbarie». E su Israele: «È guidato da una destra razzista con alcuni ministri che non saprei come definire se non fascisti». Al che, Giulio Tremonti — i due erano nell’aula del gruppo dem, a Montecitorio, dove si presentava il nuovo numero di Italianieuropei, la rivista dell’omonima fondazione che Mandrake presiede — sente la necessità di precisare: «Non è giusto quello che dici, Massimo: quella guerra è cominciata da una parte, e non dall’altra».
benjamin netanyahu donald trump foto lapresse. 1
È tornato un Max in purezza, con tutto il suo carisma. Netto, definitivo, seducente. Lo sguardo scorre sulla platea, sui ranghi degli ex articolo 1 (Bersani, Speranza, Scotto, Stampo). Ma ci sono pure Enzo Amendola e Gianni Cuperlo, e poi arriva Piero De Luca.
A pensar male, diciamo, una specie di correntone dalemiano.