1. IL RIMPASTO DI GOVERNO NON PIACE A BELLA NAPOLI E NON CONVIENE A MATTEO RENZI 2. A MAGGIO SI VOTERÀ SOLO PER LE EUROPEE E LETTA È LIBERO DI TIRARE AVANTI CON IL GOVERNINO PER TUTTO IL 2014, CON LA SCUSA DELL’INUTILE SEMESTRE DI PRESIDENZA UE 3. ANCORA UNA VOLTA È STATA DECISIVA LA CORTE COSTITUZIONALE, BEN MANOVRATA DA RE GIORGIO, CHE IERI SI È GUARDATA BENE DAL FORNIRE INDICAZIONI UTILI A SCEGLIERE FRA I TRE MODELLI DI RIFORMA DELLA LEGGE ELETTORALE PROPOSTI DA RENZIE

a cura di colinward@autistici.org (Special Guest: Pippo il Patriota)

1 - AVVISI AI NAVIGATI
A maggio si voterà solo per le Europee e il 2014 sarà l'anno della Grande Melina e dell'euro-fuffa. Ancora una volta è stata decisiva la Corte Costituzionale, infarcita di giureconsulti graditi a Re Giorgio, che ieri si è guardata bene dal fornire indicazioni utili a scegliere fra i tre modelli di riforma della legge elettorale proposti da Renzie.

Riforma che andrebbe votata definitivamente entro il 24 marzo se davvero si volesse andare a quell'Election day del quale, presto, non parlerà più neppure il Banana. Non è un caso che Re Giorgio abbia aspettato proprio ieri pomeriggio, quando forse aveva già un'idea delle motivazioni della sentenza, per incontrare il Rottam'attore in posizione di maggior forza e per poterlo catechizzare a dovere sulla Grande Melina.

Il rimpasto di governo non piace a Bella Napoli e non conviene a Renzie. Il post-Porcellum può essere portato a casa con più calma entro l'estate, con una prima approvazione alla Camera per maggio che consenta a Renzie di sbandierare qualche risultato personale nella campagna elettorale delle Europee.

E Lettanipote è libero di tirare avanti con il governino di Mezze Intese per tutto il 2014, con la scusa dell'inutile semestre di presidenza Ue. All'inizio del 2015, quando si potranno paragonare i dati italiani su disoccupazione, Pil e bilancia commerciale rispetto agli altri paesi dell'Eurozona, si vedrà se questo 2014 sarà stato, oltre che l'anno della Grande Melina, l'anno della Grande Pochezza.

2 - MEZZE INTESE E POCHE PRETESE
Fa un po' tristezza vedere come oggi quasi tutti i giornaloni dimentichino, con l'eccezione di Repubblica, che il Porcellum fu una legge voluta da Bossi, Fini e Berlusconi per impedire la vittoria di Romano Prodi. Sconcertante, poi, il titolo scelto dal Corriere di don Flebuccio de Bortoli per l'editoriale in prima pagina di Michele Ainis: "Schiaffo ai partiti". Come se in questa storia i partiti avessero tutti le medesime responsabilità.

La notizia del giorno comunque è il ritorno sulla scena di Re Giorgio. La Repubblica dei renziani parla di "Patto tra Napolitano e Renzi. ‘La riforma si può fare subito'. Il Colle avverte: non si vota durante il semestre Ue. Il leader pd teme ‘giochini' sul rimpasto: ‘Pensano di ingabbiarmi" (p. 3). La Stampa cambia la prospettiva ma non il risultato: "Renzi sale al Quirinale e spinge sulla legge elettorale. Nella riforma anche la trasformazione del Senato che allontana le urne. Il segretario Pd al Presidente: ‘Non voglio mettere bocca sul rimpasto'. Nessuna critica al ministro dell'Economia: ‘Decida lei con Letta la via migliore" (p. 3).

La strategia di Lettanipote è invece spiegata così dal Messaggero: "Road map di Letta: crisi-lampo e fiducia per un nuovo governo. Enrico al lavoro sull'agenda inserisce temi renziani come costi e burocrazia. ‘Parleremo di tutto dopo la direzione dem di giovedì'. Ma torna la tensione" (p. 3). Questa storia della "tensione" tra Lettanipote e Matteuccio sarà il tormentone del 2014.

3 - E AL MASSIMO, UN RIMPASTINO
Per capire come finirà la storia del rimpasto basta leggere la velina ufficiale del Corazziere della Sera: "I dubbi del Quirinale su un riassetto complesso. Il timore che un'operazione troppo articolata possa complicare la strada verso un'intesa sui problemi del Paese" (p. 6). "Intesa sui problemi del Paese" è fantastica: fa credere ai lettori che questi si stiano davvero occupando di faccende importanti.

Tuttavia non si può togliere ai giornali il giochino del toto-ministri e quindi vai con la vivisezione del carrello dei bolliti. Per la Stampa, "Solo un mini-ritocco. Ma Alfano prepara le barricate. Ncd avverte il Pd: non siamo sovradimensionati, lui e De Girolamo non si toccano" (p. 5). "Metà governo in agitazione per il valzer dei ministri. In bilico anche Bray e Carrozza. A Mario Monti non dispiacerebbe vedere Irene Tinagli allo Sviluppo economico" (Corriere, p. 10).

4 - NOSTRA SIGNORA DEL SANNIO, DAI LUMINI AGLI ACCENDINI
"Bufera De Girolamo, pressing Pd: possibile richiesta di dimissioni" titola il Messaggero (p. 4). E in effetti la faccenda si complica. Il Cetriolo Quotidiano spara un altro siluro: "De Girolamo, l'azienda ‘preferita' che votava soltanto per lei. E il 118 lo gestivano gli iscritti al Pdl. Il sistema di potere a Benevento. Ma il segretario democratico sceglie la strategia del non intervento (‘tanto cadrà da sola'), mentre Nunzia non molla e spera nel ‘patto del silenzio'" (pp. 4-5). Su Repubblica, "De Girolamo e l'Asl di Benevento. Indagini sul ‘direttorio' dei fedelissimi. E la ministra chiamava ‘accendini' gli appalti della sanità. Oggi al Riesame possibile deposito di centinaia di pagine di colloqui intercettati" (p. 6).

Divertente il "ritratto di famiglia" sfornato da Fabrizio Roncone sul Corriere ("Amore, carriere e gaffe della coppia di larghe intese", p. 8). Come sempre, la notizia è in fondo e tra parentesi: "Secondo alcune fonti, Boccia sarebbe furibondo anche perché avrebbe appreso solo dai giornali che lo storico fidanzato di Nunzia, Antonio Tozzi, è stato da poco nominato direttore generale della Sian - il sistema informativo usato da Stato e Regioni in materia di agricoltura - con uno stipendio di 175 mila euro l'anno, più benefit". Coppia di larghe intese o coppia aperta?

5 - MEZZO TOTI FARA' PRIMAVERA?
Il Giornale dà l'annuncio semi-ufficiale: "Berlusconi risolve il caso Toti: non sarà coordinatore unico. Al giornalista il ruolo di portavoce Fi e ‘primus inter pares' affiancato da un comitato ristretto. L'intesa entro domani. A metà febbraio si terrà l'assemblea costituente con la nuova squadra" (p. 8).

Il quotidiano intestato a Paolino Berluschino cavalca la sentenza della Consulta scrivendo che "non ci sono più alibi per non votare", ma per Repubblica c'è una frenata anche dalle parti di Arcore: "Elezioni, i dubbi di Berlusconi. ‘Non mi conviene votare a maggio'. Toti sarà il capo della segreteria di Forza Italia. Il Cavaliere è comunque convinto che il partito non sia ancora pronto per le urne" (p. 9). Non è pronto perché Lui cambia continuamente idea su tutto e fatica a prendere decisioni.

E il lealista Raffaele Fitto ne approfitta per uscire allo scoperto con un'intervista sul Corriere: "Il Cavaliere non ci umili con quella nomina'. L'ex ministro: un errore mortificare tutta la classe dirigente. Abbiamo una valanga di persone di valore. Non andrò via dal partito come Alfano. Io discuto, non voglio fare ‘ribaltini'. "In tanti la pensano come me. Mi auguro che altri sostengano in pubblico ciò che dicono in privato" (p. 11). In sostanza, pur ribadendo la propria lealtà al Banana, il piccolo statista di Maglie incita il partito alla rivolta sulla nomina di Toti.

6 - LINGOTTI IN FUGA
Arrivano da Detroit le prime notizie sui progetti Fiat-Chrysler per il futuro: "La testa a Detroit. Marchionne resta per altri tre anni. A fine mese la decisione sul nome della nuova aggregazione e sulla sede fiscale: ‘Riassorbiremo tutti i lavoratori in Italia'" (Messaggero, p. 6). Sul Cetriolo Quotidiano, Salvatore Cannavò sottolinea le parole di Marpionne sulla propria successione: "Chi verrà dopo di me dovrà provenire dall'interno dell'azienda e dovrà parlare inglese" (p. 10).

In festa la Repubblica, in gita a Detroit: "Otto modelli targati Biscione, così raddoppierà la produzione. Le grandi linee del piano che riattiva gli impianti italiani" (p. 13). Il piano dovrebbe essere presentato ufficialmente a maggio, ma intanto i giornali preparano il campo. Governo e sindacati sono comunque liberi di ritagliare gli articoli di questi giorni e metterli nell'apposita cartellina con su scritto "Fiat".

Ma senza perdere tanto tempo, ecco la verità in poche righe affondate nel pezzone del Corriere: "Il nuovo gruppo avrà cuore americano perché qui è il mercato, qui ci sono l'economia e il sistema produttivo che meglio hanno reagito alla crisi e qui è il mercato dei capitali più fluido. Il futuro degli stabilimenti italiani è comunque assicurato..." (p. 31). Tutto il resto sarà propaganda.

7 - I PALLINI DI SAGGEZZA DEL GRANDE SCARPARO
Intervista da statista, o da aspirante presidente di Confindustria, o da tutt'e due, per Diego Della Valle. L'uomo dimostra di avere tante idee almeno quanti sono i suoi braccialetti parlando con il Sole 24 Ore: "Due mesi per salvare l'Italia. Il credit crunch mortifica l'impegno di piccoli e medi imprenditori. Oltre alla filiera del tessile c'è la miniera della cultura e del turismo".

Propone di richiamare i direttori di banca in pensione e metterli in un ufficetto a disposizione dei clienti-imprenditori. Per una volta lascia stare Abramo Bazoli e Giuseppe Guzzetti, suoi bersagli preferiti, ma ripete che "le banche devono tornare a fare le banche". Poi nega di voler fare politica direttamente (p. 4). Di Renzie e Letta non parla, se non molto indirettamente. Ecco, avete capito. Come intervista potete tranquillamente saltarla.

8 - TELECOM-MEDIA
Niente remake della cessione di Telecom Argentina e un formale avvertimento a non fare altri regali. Marco Fossati, con il suo 5%, incalza ancora i vertici di Telecom Italia e gli azionisti Telco: "Fossati scrive al cda di Telecom. ‘Tim Brasil può valere 25 miliardi'. Sulla stampa carioca voci di un'offerta di Carlos Slim. Il cda di giovedì varerà un comitato indipendente per valutare eventuali offerte sul Brasile" (Repubblica, p. 24). Cifre in rialzo sulla Stampa di Torino: "Fossati: Tim Brasile vale fino a 30 miliardi. Il presidente Findim: Telefonica e Telco in conflitto, su un'offerta si esprimano solo gli indipendenti" (p. 19).

9 - ALI-TAGLIA
Mentre tutti aspettano Airone Passera e il suo "Progetto Paese", prosegue il balletto intorno all'indimenticabile privatizzazione di Alitalia. Il Corriere delle banche creditrici titola con una certa preoccupazione: "Alitalia chiederà altri fondi alle banche'. Dopo l'aumento 24 soci nel capitale, con tre nuovi azionisti. Il presidente Colaninno: rimango per completare la transizione.

Avanti con Etihad ma Air France vuole restare" (p. 33). Interlocutorio anche il pezzo del Giornale: "Etihad prende tempo: ‘L'ingresso in Alitalia? Non c'è nessuna fretta'. Del Torchio è ottimista: ‘Con Abu Dhabi siamo sulla strada giusta'. A breve il confronto con i sindacati. Intesa Sanpaolo è il primo socio, seguito da Poste e Unicredit" (p. 20).

10 - IL MISTERO DELLE SVALUTAZIONI MITTEL
Otto righine del Corrierone nascoste in fondo all'ultima pagina di economia (35), giusto perché non si dica che la notizia è stata ignorata, ci informano che il bilancio 2013 della Mittel segna un rosso di 38 milioni a causa di rettifiche per 30 milioni. Ma che cosa sono queste svalutazioni che hanno impiombato i conti del gioiellino di Abramo Bazoli? Il Messaggero dedica alla faccenda tre colonnine dal titolo "Mittel chiude il capitolo svalutazioni (p. 17), ma neppure qui si spiega qualcosa, salvo lodare "la pulizia di bilancio avviata con il bilancio di un anno fa per decisione dell'amministratore delegato Arnaldo Borghesi e del direttore generale Maurizia Squinzi". Bene, bravi, bis.

11 - ULTIME DA UN POST-PAESE
Se per le nazioni vale quanto si dice per le persone, ovvero che è nei momenti difficili che si vedono le persone serie, allora meglio dimenticare che l'Abruzzo è in Italia. "L'Aquila, spunta la tangente da un milione. ‘Destinata a tre politici'. E il leader Confcommercio si barrica per protesta nella sede di Bankitalia".

"Negozi chiusi e palazzi sventrati. Il cantiere più grande d'Europa ha partorito una città fantasma. Sopravvissute 29 botteghe: prima del sisma erano 900. C'è stato un vero saccheggio: ditte, tecnici e ras locali si sono spartiti gli indennizzi di Stato. Ci sono inchieste su tutto, cresce la disoccupazione, aumenta il consumo di psicofarmaci" (Repubblica, p. 19).

12 - VIENI AVANTI CREATIVO
Guardate la foto della modella in tailleur grigio di Etro, pubblicata a pagina 27 del Corriere della Sciura. Vietato dire quale ministro ricorda.

 

RENZI NAPOLITANOnapolitano letta renzi NUNZIA DE GIROLAMO - FRANCESCO BOCCIAFRANCESCO BOCCIA A PIAZZA PULITA NELLA PUNTATA SU BEPPE GRILLO Enrico Letta Vittorio Sgarbi e Massimo Bray carrozzaClaudio Toti Raffaele Fitto john elkann e sergio marchionne consegnano la lancia thema presidenziale a giorgio napolitano i fratelli della Valle e Lapo Elkann Profumo Presidente di Banca Mps insieme a Riffeser e Giuseppe Guzzetti il Presidente Acri la casi tutte le Fondazioni Bancarie Italiane PASSERA CON LA REGINA GIOVANNA

Ultimi Dagoreport

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...