rosalba de giorgi

L'ACCIAIO CHE FA CADERE LE STELLE - MICHELE RIONDINO, FIGLIO E FRATELLO DI OPERAI ILVA: ''I PARLAMENTARI M5S DEVONO DIMETTERSI, HANNO RUBATO I NOSTRI VOTI''. MA ROSALBA DE GIORGI, CONTESTATA IN STRADA, NON SI DIMETTE AFFATTO. E ORA SI SCOPRE CHE A MITTAL SI GARANTISCE PURE L'IMMUNITÀ PENALE - GRAMELLINI: ''LA DEPUTATA GRILLINA CHE SCAPPA DALLE ORDE DEGLI INNAMORATI DELUSI, SCORTATA COME UN NOTABILE DEL VECCHIO REGIME...''

 

1. "ORA SE NE VADANO HANNO RUBATO I NOSTRI VOTI"

Estratto dall'articolo di Annalisa Cuzzocrea per ''la Repubblica''

 

«I parlamentari del Movimento 5 stelle che abbiamo eletto a Taranto devono dimettersi. Tutti».

michele riondino

Michele Riondino non è solo "Il giovane Montalbano". Non è solo l' operaio del film Acciaio, tratto dal libro di Silvia Avallone. Né solo il padrino della Mostra del Cinema di Venezia, della quale stasera condurrà la serata conclusiva.

 

Riondino è un ragazzo cresciuto a Taranto, figlio di un ex operaio Ilva, con un fratello che ha seguito la strada del padre, che solo il cinema ha strappato alla durezza e alle polveri dei forni. Da anni si batte con i comitati cittadini per la chiusura dell' Ilva. E ieri, da Venezia, rispondeva al telefono deluso e arrabbiato per il risultato ottenuto dal governo.

 

Lei ha votato e sostenuto il Movimento 5 stelle a Taranto. Cosa pensa della decisione che è stata presa su Ilva?

«Penso che quello messo in atto sia un vero e proprio tradimento delle promesse fatte in campagna elettorale. Ci hanno parlato di delitto perfetto, ci hanno detto che l' impegno con Mittal non si poteva disattendere. Solo ora però, dopo essere stati eletti con un mandato che diceva tutt' altro».

Michele Riondino intervistato

 

(...)

 

«Hanno appena fatto quel che abbiamo sempre rimproverato agli altri partiti. Se il Movimento avesse voluto davvero differenziarsi, avrebbe agito diversamente... ci aspettiamo le dimissioni in tronco di tutti i consiglieri e dei parlamentari di Camera e Senato del Movimento».

 

Non crede che abbiano fatto il possibile?

«Sono stati eletti con questo mandato e devono rispettare la volontà popolare. Sono voti che hanno tolto dalle nostre tasche. Voti che non avrebbero ottenuto dal 47 per cento dei tarantini se avessero parlato chiaramente».

(...)

 

 

2. L’ACCIAIO CHE FA CADERE LE STELLE

Massimo Gramellini per il ''Corriere della Sera''

 

Quando ho visto le immagini di un politico inseguito dalla folla furente, ho pensato che fosse un profugo della sinistra capitato per sbaglio in qualche fabbrica. Invece si trattava della deputata cinquestelle Rosalba De Giorgi. E la folla che la ricopriva di insulti erano gli stessi abitanti di Taranto che appena sei mesi prima l’avevano issata in Parlamento con il mandato di chiudere l’acciaieria più grande e inquinante d’Europa. In quei giorni Taranto era il palcoscenico dell’alternativa stellare.

CONTESTAZIONI CONTRO ROSALBA DE GIORGI

 

Democrazia diretta, green economy, decrescita felice. Arrivò anche Beppe Grillo per vaticinare che al posto dell’Ilva sarebbe sorto un parco acquatico. Invece del parco, Di Maio ha finito per fare un accordo con la multinazionale. Il migliore possibile, probabilmente. Ma gli elettori sono come gli amanti: perdonano tutto, tranne le aspettative tradite.

 

Specie quando li hai illusi che la democrazia sia una pratica sbrigativa, risolvibile con un clic e circoscritta a quelli che già la pensano come te, anziché il lavoro paziente e noioso di chi deve mettere insieme interessi divergenti: i polmoni e lo stipendio, per esempio. Se semini sogni e raccogli compromessi, scendi dall’onda del consenso popolare su cui il pragmatico Salvini volteggia ormai in solitudine.

CONTESTAZIONI CONTRO ROSALBA DE GIORGI ILVA

 

 La deputata grillina che scappa dalle orde degli innamorati delusi, scortata come un notabile del vecchio regime, sancisce un cambio di scenario. Il momento esatto in cui le Cinquestelle precipitarono sulla Terra.

 

 

3. " M5S LASCIA L' IMMUNITÀ AI NUOVI PADRONI"

Francesco Casula per ''il Fatto Quotidiano''

 

Si sono risvegliati nelle tende, dopo una notte trascorsa nella piazza del salotto buono di Taranto. I manifestanti che ieri hanno chiuso la 24 ore del sit in di protesta contro l' accordo definito "infame" firmato dal governo con Arcelor Mittal per la cessione dell' Ilva.

ROSALBA DE GIORGI

Un evento di protesta, ma anche di confronto che ha portato alla stesura di un documento in cui i manifestanti hanno annunciato la "fase iniziale di un nuovo percorso che possa portare ad azioni condivise per il riscatto della città". Una città che tuttavia non c' è. Nel giorno in cui i manifestanti hanno dato vita al sit in, i tarantini sembravano più attratti dall' inaugurazione del nuovo centro commerciale.

 

 

Anche questo, forse, ha alimentato la rabbia e la delusione di chi invece è sceso in piazza per mostrare il proprio dissenso per le promesse fatte campagna elettorale e poi tradite. "Taranto ha imparato a convivere con il suo problema - ha commentato Alessandro Marescotti di Peacelink - come se non ci fosse nulla da fare. Avere una soluzione sveglierebbe le coscienze, ma finora i tarantini hanno collezionato solo batoste. Per questo non vanno in piazza".

 

Gli sforzi, ora si concentrano sull' immunità penale del nuovo padrone dell' acciaio ionico: forse è proprio questo l' emblema del tradimento dell' M5s.

MASSIMO CIRA BATTISTA ELETTO A TARANTO PER L ILVA

Da Roma interviene Angelo Bonelli, ex consigliere comunale dei Verdi a Taranto: "Nella vicenda IIva - scrive - è impressionante il silenzio su un tema fondamentale come la garanzia concessa a Mittal di avere l' immunità penale.

 

Fino a pochi mesi fa Di Maio ha rilasciato interviste in cui attaccava questa norma che secondo lui avrebbe garantito impunità per i danni alla salute. Ora ha cambiato idea e nemmeno ha il coraggio di spiegarne la ragione".

 

"Taranto è stata tradita" hanno ripetuto i manifestanti più volte chiedendo "azioni forti di tutti i cittadini e le dimissioni degli eletti 5Stelle a Taranto". Anche la giornalista e conduttrice Valentini Petrini, tarantina di nascita, che negli anni è diventata uno dei simboli della lotta per un ambiente pulito con il concerto del primo maggio organizzato dal Comitato Liberi e pensanti, attacca: "Che faranno oggi - scrive sul blog del Fatto - questi parlamentari stellati? Resteranno al loro posto? Si dimetteranno? Come spiegheranno al territorio che l' unica strada possibile era quella di Calenda, fino a qualche giorno fa il loro grande nemico".

GRILLO SULL ILVA

 

Le dimissioni, però, non arriveranno. Al Fatto Rosalba De Giorgi, deputata tarantina contestata due giorni fa proprio dai manifestanti in piazza a Taranto, ha ribadito che non ci saranno dimissioni. Ha spiegato di aver cercato informazioni sulla procedura e ha aggiunto che non è semplice. Anche lei ha ammesso che non si tratta di una vera e propria vittoria, almeno non quella che avrebbero sperato, ma insiste nel sottolineare l' impegno profuso da tutti: "nessun Governo prima di questo si era impegnato così tanto per Taranto". "Passate al Gruppo Misto" l' ha incalzata qualcuno.

Nemmeno questo sarà fatto.

ilva taranto 5

"Era l' unica strada. Grillo non l' ho sentito", ha detto ieri Di Maio.

grillo di maioilva taranto 6

Ultimi Dagoreport

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)