LA RIPRESA? PER CULO! - I CONSUMI SONO IN CALO E L’EDILIZIA SOFFRE: L’ITALIA RESTA FERMA - ABBONDANO I NEGOZI SFITTI: SONO CIRCA 600 MILA - E COSA FA IL GOVERNO? REVISIONE DEL CATASTO, CON MAGGIORI SPESE PER I PROPRIETARI DI IMMOBILI, E AUMENTO DELLE ACCISE SUI CONSUMI. E POI ARRIVERA' ANCHE QUELLO DELL’IVA
Antonio Signorini per “il Giornale”
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Gli italiani sono più poveri. Non è un problema di percezione, ma di tasche vuote. I consumi calano e l'edilizia soffre. La verità emerge dai dati e dagli osservatori più esposti ai rovesci della crisi, con buona pace di chi - come le istituzioni europee - sostiene che in fondo colpire le «rendite» da mattone e gli acquisti sia la via più indolore al risanamento delle finanze pubbliche. Anche a febbraio l'indice dei consumi di Confcommercio ha registrato un calo dello 0,1%. Su base annua una crescita dello 0,1%.
Per la Confederazione dei commercianti è la conferma di un profilo di crescita «modesto» con un'evoluzione che, «seppure in contenuto miglioramento dall' estate del 2016, appare molto debole e inadeguata a produrre stimoli significativi alla ripresa». Pesa il calo di fiducia. Cresce l'indice macroeconomico di disagio sociale, che si è infatti attestato, a gennaio 2017, sul valore più elevato dell' ultimo anno e mezzo.
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Leggermente più positiva appare la situazione sul versante delle imprese. A febbraio l'indice di fiducia si è attestato poco al di sotto dei valori di fine 2015. Ottimismo più accentuato tra gli operatori del commercio al dettaglio e gli imprenditori del manifatturiero, mentre è risultata stabile la fiducia degli imprenditori delle costruzioni e dei servizi di mercato. Insomma persino Confcommercio, che difficilmente cede al pessimismo, fa fatica a intravedere segnali positivi.
Le associazioni dei consumatori, invece, non hanno dubbi: è povertà vera. «Non si tratta di un deterioramento della fiducia delle famiglie o dell' incertezza sulle prospettive economiche dell' Italia. Quello che pesa sono le tasche vuote degli italiani», spiega Massimiliano Dona, presidente dell' Unione nazionale consumatori.
A soffrire sono i settori che dipendono maggiormente dalla domanda, quindi dalla disponibilità degli italiani a spendere. La crisi dell' edilizia sembra non arrestarsi, con il rischio che opinione pubblica e politica si abituino alla serie di dati negativi del settore. Ultimi quelli di ieri dell' Istat.
L' indice della produzione nelle costruzioni di gennaio è in netto calo con una riduzione del 3,8% rispetto a dicembre 2016, mentre su base annua la riduzione è del 5,2% per l' indice corretto per gli effetti di calendario. Unica nota positiva sul mattone è la ripresa degli investimenti esteri. Una fase di «rilancio», ha sostenuto pochi giorni fa l' Ance, l'associazione dei costruttori, grazie agli investitori oltreconfine. Poco dalle tasche degli italiani, nonostante i mutui favorevoli.
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Poi c'è quella terra di mezzo tra consumi ed edilizia che è il mondo degli affitti commerciali. Il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa e anche le associazioni dei commercianti denunciano da tempo la crisi del settore. Ci sono circa 600 mila negozi sfitti. Sulle locazioni commerciali il fisco pesa per 60% e mancano strumenti come la cedolare secca, che sull' immobiliare residenziale sta dando risultati positivi.
Nonostante la crisi dei consumi e dell' edilizia, le ricette che filtrano dal cantiere della manovra e della legge di Bilancio del 2018 sono revisione del catasto e aumento della fiscalità sui consumi. La prima riforma rischia di provocare rincari per i proprietari di immobili. Per quanto riguarda i consumi, sicuro un aumento delle accise, già con la manovra. Poi, nel 2018, molto probabile quello dell' Iva.