
ISTIGAZIONE AD ALTA VELOCITÀ – RIPRENDE IL PROCESSO DI TORINO CONTRO ERRI DE LUCA PER ISTIGAZIONE A DELINQUERE – LO SCRITTORE: “SONO CURIOSO DI VEDERE QUANTA PRIGIONE CHIEDONO” – OGGI REQUISITORIA DEL PM E ARRINGHE DEGLI AVVOCATI. SENTENZA FORSE IN GIORNATA
1. TAV: ERRI DE LUCA TORNA IN AULA, OGGI REQUISITORIA PM
(ANSA) - TORINO, 21 SET - E' ripreso a Torino il processo per istigazione a delinquere nei confronti di Erri De Luca. Lo scrittore, commentando con alcuni giornalisti gli assalti No Tav al cantiere della Torino-Lione, aveva sostenuto che "la Tav va sabotata". In programma la requisitoria dei pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, che si concluderà con la richiesta di condanna o di assoluzione. In aula, oltre a De Luca, un nutrito gruppo di No Tav, tra cui lo storico leader del movimento, Alberto Perino.
2. “SPERO CHE LA SENTENZA SIA OGGI”
Paola Italiano per “La Stampa”
«Ventuno settembre, entra l’autunno e io rientro nell’aula del processo». E spera che la sentenza arrivi oggi, Erri De Luca. È lui stesso a scriverlo sul blog “iostoconerri.net”, canale di comunicazione su tutto quello che riguarda il processo in cui è imputato a Torino per il reato di istigazione al sabotaggio della linea ad Alta Velocità Torino-Lione.
Palazzo di Giustizia, maxiaula 3. La fase finale del processo di primo grado inizia oggi alle 9. Parlerà la pubblica accusa, parlerà la parte civile Ltf (rappresentata dall’avvocato Alberto Mittone), parleranno gli avvocati della difesa dello scrittore, che si trova alla sbarra per le parole pronunciate nel 2013 in una della fasi più intense della lotta No Tav contro la realizzazione dell’opera. Ma se sarà o meno il giorno decisivo lo deciderà il giudice Immacolata Iadeluca, che invece potrebbe decidere di concedere un ulteriore rinvio per eventuali repliche e per la sentenza.
«Ascolterò le richieste penali dei miei accusatori pubblici e di quello privato, della ditta - scrive De Luca -. Saprò quanta prigione per me desiderano ottenere dalla sentenza. Sarà la parte più interessante, per i toni di voce e gli argomenti. Poi - aggiunge - la parola toccherà ai miei difensori Alessandra Ballerini e Gianluca Vitale. Spero che tutti siano brevi e che il giudice possa emettere la sentenza il giorno stesso. Altrimenti toccherà ritornare in aula in altra data».
La vicenda giudiziaria di De Luca ha fatto e fa molto discutere per via di un’accusa che da più parti - alcune anche distanti dalle posizioni No Tav - ha fatto pensare a un processo alla libertà di parola. A inquadrare il senso dell’azione penale nei confronti dello scrittore era stato, all’inizio del processo, il procuratore aggiunto Andrea Beconi: «É un reato discutibile e si presta a strumentalizzazioni, ma nell’ordinamento esiste e dobbiamo farci i conti», aveva detto il magistrato, negando ogni intenzione di reprimere la libertà d’espressione.
«Ma esistono alcuni limiti», aveva detto, spiegando che per la sua notorietà, il suo carisma, le parole delle scrittore potevano essere idonee a convincere l’ala più moderata del movimento No Tav ad aderire alle pratiche di lotta dell’ala più intransigente. Ipotesi che i pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo hanno cercato di dimostrare convocando testimoni, come l’ex dirigente della Digos, Giuseppe Petronzi, per il quale gli assalti al cantiere avrebbero avuto un sussulto proprio dopo la pubblicazione delle dichiarazioni sul sabotaggio.
«La mia intenzione era spiegare che quella vallata non ha nulla a che vedere con il terrorismo». Alla fine in aula ha parlato lui, De Luca, circondato da sostenitori e solidali del movimento No Tav e da amici come il cantautore Gian Maria Testa. Rispondendo alle poche e precise domande dell’accusa, lo scrittore - che sulla sua vicenda ha scritto anche un libello, «La parola contraria», distribuito gratuitamente fuori dal tribunale dai suoi sostenitori - è partito da una precisazione linguistica: «Sabotare non è solo danneggiamento materiale. Significa intralciare, ostacolare, impedire. Ritengo di aver detto che questa linea di modesta accelerazione vada impedita, ostacolata e intralciata.
Con cesoie e molotov? Evidentemente no. L’intralcio che dura da più di venti anni è stata attuato da una comunità unanime, che finora è riuscita a sabotare l’opera. Se il sabotaggio avvenisse con le cesoie l’opera sarebbe già conclusa da un pezzo». E sulle reti che sarebbero state da tagliare: «Se si tratta di reti posizionate illegalmente, allora le cesoie ripristinano la legalità