FLOPPONE O PIRELLONE? I BARBARI SOGNANTI SI SVEGLIANO DI COLPO - IL RISULTATO DELLA LEGA DE-BOSSIZZATA E’ DELUDENTE, I VENETI DI TOSI SONO GIA’ SUL PIEDE DI GUERRA: NEL MIRINO L’ALLEANZA CON IL BANANA - FIATO SOSPESO FINO AI RISULTATI DEFINITIVI ALLA REGIONE LOMBARDIA - MARONI E AMBROSOLI COMBATTONO SCHEDA CONTRO SCHEDA: L’INCOGNITA DEL VOTO DISGIUNTO…

Giovanni Cerruti per "la Stampa"

Altro che macroregione e Bobo Maroni che vince facile, Governatore della Lombardia che si vuol tenere il 75% di tasse. A metà pomeriggio, nella sede leghista di via Bellerio, le facce raccontano un macromagone che finirà soltanto questa sera, quando si saprà se Maroni s'è preso il Pirellone. Pessime notizie da Camera e Senato, il rischio è fermarsi sotto il 5%. Anche per la Regione i voti sono in calo, ma il traguardo non è lontano. Alle quattro parte un sms per i rappresentanti di seggio: «Un voto contestato nei 9 mila seggi della Lombardia vale lo 0,2. Contestate, il vostro lavoro sarà determinante».

Avrà passato una notte piuttosto agitata, Bobo Maroni. E così i leghisti, quelli che tifano per lui e quelli che dal Veneto maledicono l'alleanza con Berlusconi. «Se ne è valsa la pena lo vedremo al termine dello scrutinio in Lombardia, se Maroni ce la fa», dice Flavio Tosi, il segretario dei Veneti che hanno perso due voti su tre, dal 35% all'11 e qualcosa. E in via Bellerio, alla fine di una campagna elettorale piena di «Vada via ai ciapp» e «Foera di ball», c'è chi conta i pochi voti per le politiche e parla di Mal de la Pecolla, «la pel del cù che la se smolla». In Lombardia dal 26,2% del 2010 al 14 e rotti di ieri.

Alle sette di sera ecco che in sala stampa si presenta Giacomo Stucchi, il vicesegretario della Lega. Maroni preferisce aspettare, non ha gradito le frasi di Tosi, alle nove di sera se ne va a casa. E Stucchi sta nella parte che gli è stata assegnata: «La Lega tiene», annuncia. «Visti i risultati abbiamo molta fiducia per lo scrutinio delle regionali e per Maroni governatore». Molta fiducia, dice, e non è diplomazia, non è cautela. E' che nell'ultima settimana i leghisti avevano perso le certezze di un mese fa, quando già erano pronti gli organigrammi per il Pirellone, e tra lo staff del candidato governatore si facevano domande da brivido: «Che dici, siamo ancora in partita?».

Parla Stucchi e più tardi toccherà a Maroni. Tutti zitti, gli altri. Perfino Mario Borghezio, fermato sulla scala che porta alla sala stampa: «Mi spiace, ma non puoi salire». Silenzio perchè il macromagone finirà soltanto questa sera. Gli exit poll danno Maroni alla pari con Umberto Ambrosoli, il candidato del centrosinistra.

Ma c'è l'incubo del voto disgiunto, grillini e montiani che non avrebbero dato la preferenza a Silvana Carcano o Gabriele Albertini. Ed è con questo che Maroni ha lasciato la sede di via Bellerio. Tutti zitti fino a stasera. Parlano solo i veneti, per contare i danni e prendersela con Berlusconi. Come il senatore Massimo Bitonci: «Quell'accordo ci ha penalizzato».

Maroni lo sapeva, ma era l'unico modo per tentare di arrivare in cima al Pirelllone. E' già davanti all'ascensore, ormai è questione di ore. E aspettando si possono riprendere le frasi della notte di Arcore, quando aveva firmato l'accordo con Berlusconi.
«A noi interessano i suoi voti per la regione, a lui i nostri per prendere il premio di maggioranza al Senato e tentare di ribaltare i sondaggi che lo danno perdente». Più o meno sta andando così, anche se pure in Lombardia ha colpito il Mal de la Pecolla, con tutti quei voti leghisti scappati via. Con Maroni al Pirellone i conti tornano per tutti. Dovesse andar male sarà quel che resta della Lega a fare i conti con Maroni.

Sa anche questo, Maroni. Ma da questa sera, comunque vada, sa che non sarà più segretario della Lega: o starà al Pirellone o si mette in disparte causa fallimento. Ovvio che lui sia convinto della prima soluzione, e ha già qualche pensiero che gli rovina i sogni migliori. Un conto è governare la Lombardia grazie a una Lega in salute e carica di voti. Un altro è con una Lega dimezzata e anche di più, e con i veneti pronti alla baruffa. E con gli alleati del Pdl che faranno pesare i loro, di voti. Per la macroregione europea e il 75% di tasse c'è tempo. Adesso, oggi, c'è da far passare la giornata. Il magone se ne andrà stasera. «Siamo ancora in partita?». In Lombardia sì.

 

ROBERTO MARONI E FLAVIO TOSI BOSSI MARONI E LA SCOPA PADANA BOSSI E MARONI AL CONGRESSO DELLA LEGA jpegUMBERTO AMBROSOLIBERLUSCONI E MARONI A MONTECITORIO

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