RITRATTONE DI ALFONSO BONAFEDE BY GIANCARLO PERNA – “HA DUE PERSONALITA’: AFFETTATO E CORTESE E POI DIVENTA SCERIFFO DAL GHIGNO MALIGNO – E’ DI OBBEDIENZA ASSOLUTA AI CAPI E SE RINGHIA E GLI DICONO ‘A CUCCIA’ SI ACQUIETA – STIMO CHE SIA UN PO' STONATO: DEI SUOI 42 ANNI DI VITA, I PRIMI 19 LI HA VISSUTI NELLA NATIA MAZARA DEL VALLO, I SUCCESSIVI 23 A FIRENZE. EPPURE, COME IL PEGGIORE SORDO, GLI È RIMASTA INTATTA LA CADENZA TRAPANESE, SENZA UN'INFLESSIONE TOSCANA CHE SIA UNA…”
Giancarlo Perna per “la Verità”
ALFONSO BONAFEDE VIRGINIA RAGGI
Bifronte come Giano, il Guardasigilli pentastellato, Alfonso Bonafede, ha due personalità distinte.
Personaggio affettato e cortese, è facile vederlo svolazzare da una manifestazione mondana all' altra con coppa di champagne e olivetta dando così dei 5 stelle un' immagine urbana e dialogante. L' altro suo aspetto è invece quello dello sceriffo dal ghigno maligno che vede dovunque l' illegalità e tutto risolve sbattendo in galera.
C' è una terza componente che concilia i due estremi. È uomo di obbedienza cieca e assoluta ai capi, per cui se ringhia e quelli gli dicono «a cuccia» si acquieta, e torna, come un pupazzo a molla, a sorridere e volteggiare in salotti e convegni. Il suo leader indiscusso è Luigi Di Maio di cui è il fedele ventriloquo. Le sue divinità sono Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Questo è Bonafede, il Signorsì del Movimento.
Dopo 5 mesi d' invisibilità nel governo, Alfonso è dilagato nelle ultime settimane per le proposte fatte. Avrete la testa piena della sua idea sulla prescrizione dei processi. Vuole abolirla dopo il primo grado, per evitare che i colpevoli se la cavino tirando l' iter alle lunghe. Se il decorso del tempo non estingue mai il procedimento, i giudici potranno esaminarlo in secondo e terzo grado con tutto comodo.
Quindi le procedure che già oggi durano 10 anni - l'Italia è cenerentola dell' Occidente per certezza del diritto - potranno andare avanti 20, 30, 40 anni, passare da una generazione di giudici all' altra, finché non scatti il solo limite invalicabile: la morte dell' imputato (innocente o colpevole), unico modo per lui di sottrarsi all' incubo. In sostanza, il nostro lungimirante Bonafede può essere considerato un inventore.
alfonso bonafede virginia raggi
Quello di uno strumento di tortura -il processo a vita- che spazzando la repubblica elettiva, instaurerà la dittatura dei giudici e trasformerà noi cittadini, saltando financo il gradino di sudditi, in schiavi tremebondi.
tutti sospettati e imputati
Da ciò, cari lettori, potete giudicare il genio del Guardasigilli che, ne sono certo, neanche ha previsto le conseguenze di cui sopra. Infatti, non è cattivo ma immaturo. Il ministro ha altri due pallini. Li accenno per completare il tour della sua inventiva giudiziaria. Il primo, è il cosiddetto «daspo dei corrotti». Ossia, il divieto agli imprenditori condannati per mazzette di partecipare ad appalti pubblici, così com'è si preclude lo stadio ai tifosi violenti. In base alla gravità, il divieto può essere a vita. Il secondo, è l'introduzione dell' agente provocatore all' americana. Bonafede lo chiama pudicamente «agente sotto copertura» che se non è lenticchia è cicerchia.
Trattasi di poliziotto mimetizzato che si infiltra nella pubblica amministrazione. Compito di costui è fare il finto corruttore, offrendo mazzette al potenziale corrotto. Se quello accetta, finisce in galera. Lo scopo è di instillare nel burocrate il timore che chiunque lo blandisca sia un delatore di Stato, guarendolo così dal vizietto delle bustarelle. Comune denominatore delle tre idee bonafediane è l'instaurazione di un clima sanculotto. Da un lato i mascalzoni, dall' altro le spie. In mezzo noi, tutti sospettati e imputati permanenti.
ottima laurea in legge
GIULIA BONGIORNO MICHELLE HUNZIKER ALFONSO BONAFEDE
Voi direte: ma costui è digiuno di pandette? No, è dottissimo ma gli è mancato l'orecchio di capire che il diritto serve alla convivenza e non a esacerbarla. Stimo, infatti, che Alfonso sia un po' stonato. Pensate che dei suoi 42 anni di vita, i primi 19 li ha vissuti nella natia Mazara del Vallo, i successivi 23 a Firenze. Eppure, come il peggiore sordo, gli è rimasta intatta la cadenza trapanese, senza un'inflessione toscana che sia una.
La sua famiglia mazarese era benestante. Papà, titolare di un supermercato con simpatie berlusconiane, mamma insegnante di sinistra. Lui, ragazzo studioso, educato cattolicamente, scout come Matteo Renzi, aveva il pallino della discoteca. D'estate animava l' Exstasy, locale in voga della cittadina capitale dei pescarecci.
ALFONSO BONAFEDE MATTEO SALVINI
Portava i capelli spettinati e l'orecchino al lobo. Si faceva chiamare Fofò Dj e gridava al microfono: «Diamoci sotto e balliamo fino all'ultima goccia di energia». Concluse questa vita spensierata decidendo di frequentare a Firenze l'università. Dopo un'ottima laurea in Legge, fece il dottorato a Pisa. Il 2006, fu il suo anno d'oro. Si addottorò; aprì a Firenze lo studio legale, «Bonafede & partners»; si iscrisse agli «Amici di Beppe Grillo», avviando la sua militanza. Di lì a breve, sposerà Valeria e ne avrà 2 figli.
specializzato in class action
ALFONSO BONAFEDE NEGLI ANNI '90 QUANDO FACEVA IL DJ ALL'EXTASY
La sua specializzazione legale fu la class action. È un tipo di avvocatura a mezza strada tra Robin Hood e il rompiscatole programmatico. Fu notato in città quando patrocinò un gruppo di cittadini contrari al progetto di sottopasso dei treni veloci che non fermavano a Firenze.
Sette chilometri di galleria sotterranea che minacciava la stabilità dei palazzi in superficie. L'avvocato Bonafede brandì carte, convocò assemblee, imperversò sulle tv locali, muovendosi con la grazia mondana di cui sappiamo. Era ormai un quasi personaggio, tanto che nel 2009 si candidò per i grillini a sindaco della città. Prese meno del 2 per cento dei voti e vinse Renzi. Il provinciale di Mazara era però entrato stabilmente nel panorama fiorentino. Le Ferrovie, intanto, avevano rinunciato al sottopasso e gliene fu riconosciuto il merito.
ALFONSO BONAFEDE NEGLI ANNI '90 QUANDO FACEVA IL VOCALIST ALL'EXTASY
la cooptazione del premier
Per un periodo, Fofò Dj ebbe pure velleità universitarie. Venne così a contatto con Giuseppe Conte, l' attuale premier. Conte, barone da anni, era titolare della cattedra di Diritto Privato nell'Ateneo fiorentino. Fofò bussò un giorno alla sua porta offrendosi come assistente. Tra loro si instaurò un sodalizio di reciproco influsso: Conte riversò sapienza nello sherpa, Bonafade introdusse l'altro ai misteri del grillismo.
Fu lì che iniziò il nostro presente. Come ognuno sa, infatti, è stato Alfonso a suggerire a Di Maio e Matteo Salvini il nome dell'ignoto Conte per Palazzo Chigi, rimuovendo lo stallo sul governo dopo le elezioni del 4 marzo.
Ma non corriamo. Dopo la lizza per Palazzo Vecchio, Alfonso aveva consolidato la posizione nel M5s e nel 2013 fu eletto deputato. Tra le prime mosse, la cooptazione nella casta del suo maestro Conte nominato, in quota grillina, vicepresidente del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa. Carica non grandiosa ma portafortuna. La ricoprì pure Sergio Mattarella, oggi sul Colle.
Primo effetto dell'arrivo di Fofò a Montecitorio fu il passaggio dei suoi guadagni dai 26.000 euro come avvocato ai 140.000 attuali. La vicinanza a Conte ne ha fatto invece uno sciccoso a sua immagine, costantemente in completo scuro e fazzoletto nel taschino.
La funzione di Alfonso tra i parlamentari grillini è quella di pacificatore nelle liti, tipico della mediazione avvocatesca. Inoltre, ha curato i rapporti con i deputati fiorentini degli altri partiti, specie con la dem, Maria Elena Boschi. Tanto che, insediato il governo gialloblù, quelli del giglio magico dicevano tra loro: «A noi, ci tutela Alfonso».
alfonso bonafede, luigi di maio e giuseppe conte
«sei pazza» alla boldrini
Nonostante lo spirito legalitario, Bonafede è stato un violatore accanito dei regolamenti parlamentari. Ha urlato in Aula, è salito sui banchi, si è preso a male parole con gli avversari. È stato spesso espulso. Una volta gridò «sei pazza» alla presidente, Laura Boldrini. Fu espulso di nuovo. Non riesco però a dargli torto.