ROMA SOTTOSOPRA: L’ANDREOTTIANO RONDI, A NOVANTANNI, ULTIMO BALUARDO CONTRO POLVERINI-ALEMANNO! - IL VECCHIO NON SI DIMETTE DA PRESIDENTE DEL CINE FESTIVAL, LASCIANDO VIA LIBERA ALLA DIREZIONE DI MARCO MULLER, E COSTRINGE IL DUPLEX DELLA DESTRA A TROVARE UNA MEDIAZIONE, CEDENDO "SULLE ALTRE CARICHE" IN MANO AL PD DI GOFFREDO BETTINI (IL DIRETTORE GENERALE FRANCESCA VIA) - DUELLO FINALE IL 6 FEBBRAIO, QUANDO SI RIUNIRÀ IL CDA, MULLER POTREBBE PASSARE PER UN SOLO VOTO O FARE PARI E PATTA…

Michele Anselmi per "il Riformista"

Stallo assoluto, salta l'accordo tra i soci fondatori del Festival di Roma. «Permangono su Müller delle differenze di valutazione, adesso deciderà il cda» ammette la governatrice decisionista Renata Polverini. «Su Müller ognuno resta della sua idea. Permane una differenza di valutazione sulle caratteristiche della nuova governance» fa eco il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti.

Tutto rimandato al 6 febbraio, quando finalmente si riunirà il consiglio d'amministrazione di Cinema per Roma. In quell'occasione si andrà alla conta vera. Probabile l'astensione del presidente uscente, Gian Luigi Rondi, che non vuole direttore Marco Müller ma non può rinominare la prediletta Piera Detassis. Il critico novantenne è amareggiato, offeso dalle procedure maleducate: scadendo a giugno il suo mandato, non intende darla vinta facilmente al sindaco Alemanno e alla governatrice Polverini, accaniti fautori della "rifondazione", gli stessi che neanche tre settimane fa giuravano, proprio a Rondi, di voler «azzerare l'intero staff del Festival».

Ormai, però, la scelta è stata fatta: il direttore sinologo piloterà comunque la rassegna romana (e anche qualcos'altro). Tuttavia Comune e Regione cercano di evitare strappi istituzionali, negano adesso intenti epurativi nei confronti delle «altre cariche» (il direttore generale Francesca Via), ben sapendo che la contesa, nel frattempo, è diventata tutta politica.

Nondimeno, la conta, se non accompagnata da un lavoro di ricucitura, potrebbe riservare qualche sorpresa. Nel cda sono in sei: il presidente Rondi, i rappresentanti di Comune (Michele Lo Foco), Regione (Salvatore Ronghi), Provincia (Massimo Ghini), Musica per Roma (Carlo Fuortes) e Camera di commercio (Andrea Mondello). Essere scelto a maggioranza risicata non sarebbe un bell'avvio romano per Müller. Sempre che non si arrivi alla paralisi: due astensioni, due sì, due no.

Proprio per scongiurare l'impasse, ieri pomeriggio s'è tenuta l'attesa assemblea dei 5 soci fondatori. Che ha poteri di indirizzo, anche sul versante del direttore oltre che sul bilancio, ma non di nomina diretto. Ufficialmente si doveva parlare di soldi, a causa del buco di 1,3 milioni di euro da sommare ai contributi per 2,8 milioni non versati dalla Regione negli ultimi due anni.

Tutti sapendo che la contesa riguarda però il nuovo assetto artistico e manageriale della kermesse, la "governance" per dirla con la Polverini e Zingaretti. Sulla quale i soci, dopo vivace dibattito, non hanno raggiunto l'intesa. Prima della riunione il sindaco Alemanno aveva cercato di raffreddare il clima, così: «Credo che la scelta di Müller sia quanto mai opportuna, non perché la Detassis abbia demeritato, anzi ha lavorato molto bene, però ritengo debba cominciare un ciclo nuovo, di rilancio ulteriore del Festival».

Alla premessa era seguita un'ulteriore precisazione, diciamo diplomatica: «Detto questo, non è compito nostro, come assemblea dei soci, indicare il direttore artistico. Oggi faremo un ragionamento complessivo, sperando di trovare un'intesa con tutti quanti. Io ho le mie convinzioni personali, ma ci confronteremo nelle sedi opportune».

Traduzione: sì al rispetto di forme e tempi, però non si discute l'approdo, cioè il nome di Müller. Altrimenti - sussurrava qualcuno ieri - sarebbe a rischio l'esistenza stessa della Fondazione.

Di sicuro non è un bello spettacolo quello offerto dalla politica, in particolare dal centrodestra. Il Festival di Roma, nato nel 2006 come Festa fortemente voluta da Veltroni e Bettini, per anni è stato sopportato con malcelato fastidio dal duo Alemanno-Polverini, salvo poi diventare improvvisamente cruciale in vista delle prossime elezioni amministrative (nel 2013 si vota per il Comune).

Solo che la nomina di Müller, accolta con qualche mugugno in entrambi gli schieramenti, rischia di rivelarsi più complicata del previsto, non solo o non tanto a causa delle ingiurie che pure l'ex direttore di Venezia, impeccabile sul piano dei titoli professionali e della stima internazionale, rovesciò in passato sul festival romano.

Avvertenza per chi volesse collegarsi via internet col sito ufficiale del Festival: è inagibile da giorni. Una laconica scritta spiega: «Per causa di intenso traffico il sito non è al momento disponibile, tornerà on line il prima possibile». Quando si dice la maledizione...

 

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