ROMANZO ECCLESIALE - DEI DOCUMENTI SEGRETI RIVELANO LE MAGAGNE DEL VESCOVO FRANCESCO MICCICHÉ E DELL'ECONOMO DIOCESANO DON NINNI TREPPIEDI A TRAPANI, FRA REATI ECONOMICI, PRESTANOMI MALAVITOSI, STRANE OPERAZIONI IMMOBILIARI E SCANDALI SESSUALI - FRA I TANTI EPISODI A FAR INFURIARE LA SANTA SEDE, QUELLO IN CUI MICCICHÉ AUTORIZZÒ UNA PERQUISIZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA IN UN CONVENTO DI MONACHE DI CLAUSURA...

Giacomo Galeazzi per "la Stampa"

Trapani, diocesi di Gomorra. Violazione della clausura in un convento di suore, cinquanta immobili della Curia svenduti agli amici a un decimo del loro valore, ammanchi milionari nei bilanci, lettere di censura dei ministri vaticani dei Religiosi e dei Vescovi. Le carte segrete che hanno indotto la Santa Sede a rimuovere lo scorso mese il presule trapanese Francesco Micciché aggravano il quadro già inquietante delineato dall'inchiesta della procura.

Ogni documento apre squarci da far-west ecclesiastico tra procedure canoniche calpestate, abusi di potere, contabilità truccata. Per esempio, a fine novembre il cardinale Marc Ouellet, responsabile vaticano dei vescovi, chiede conto a Micciché (su segnalazione del dicastero per gli Istituti di vita consacrata) di una perquisizione al monastero benedettino dell'Angelo Custode ad Alcamo.

Era accaduto, infatti, l'impensabile,in barba alla configurazione giuridica "sui iuris" del convento. Alle cinque di mattina, infatti, la guardia di finanza e il pm avevano bussato alla porta del convento, "alla presenza del vescovo che ne ha autorizzato l'accesso". Gli investigatori cercavano l'atto di cessione del complesso storico (valore due milioni di euro) all'economo diocesano don Ninni Treppiedi, sospeso dal ministero sacerdotale per le irregolarità amministrative.

Le suore, però, fanno quadrato attorno al sacerdote già da tempo in lotta con il suo vescovo per la gestione finanziaria della diocesi e si barricano dentro. Per un'ora Micciché aveva cercato di mediare e, quando sono ormai erano arrivati i vigili del fuoco per fare irruzione in canonica, le religiose si piegarono alla perquisizione. A condizione che il vescovo si allontanasse e che fosse nominato un bibliotecario come loro fiduciario.

I finanzieri finalmente entrarono, ma non trovarono nel monastero i documenti (poi rintracciati nell'abitazione di un amico egiziano) con cui le suore avevano nominato amministratore ed erede universale don Treppiedi, che di Alcamo era anche l'arciprete. Per le compravendite superiori al milione di euro occorre l'autorizzazione della Santa Sede e l'affare milionario si blocca. Ma i guai per Micciché sono appena iniziati.

Finisce, infatti, sotto accusa in Vaticano per aver permesso alle forze dell'ordine quell'invasione della clausura che ha "violato l'intimità delle monache e creato disagi alle consacrate". Inclusa la "gravissima ispezione da parte delle guardie all'interno del tabernacolo". A Micciché viene intimato di riferire a Roma i motivi che lo hanno "spinto ad autorizzare un simile atto, eseguito con una modalità che non si addice al comportamento di un vescovo". Subito dopo i fulmini dei ministri vaticani, il Pontefice invia a Trapani con pieni poteri il "visitatore" Mogavero.

Parte l'inchiesta della Santa Sede e l'incaricato papale, ex numero tre della Cei e presidente degli affari giuridici, lavora ad una relazione minuziosa da consegnare personalmente a Benedetto XVI. Nel vortice di accuse di scandali sessuali, malaffare e corruzione, Mogavero, da esperto giurista, lascia da parte le voci e si basa soltanto su atti incontrovertibili. E cioè, i documenti contraffatti o mancanti di operazioni immobiliari insensate, portate a termine scavalcando controlli e passaggi obbligati della procedura canonica. Ne esce un ritratto sconcertante.

Fino a un certo punto Micciché e Treppiedi avevano concluso affari in totale sintonia, poi il loro patto andò in frantumi. Mogavero ricostruisce tutto ciò sulla base di pezzi di carta e interrogatori. In sei mesi l'inchiesta è diventata un faldone di prove schiaccianti contro entrambi i contendenti. Poche settimane dopo aver ricevuto la relazione di Mogavero, la Santa Sede destituisce Micciché e conferma la sospensione di Treppiedi. Con reati, conti Ior e giro di bonifici sarà ora la magistratura laica a vedersela.

La scure vaticana è già calata su una vicenda che, tra intrecci affaristici-mafiosi e ombre massoniche, si configura come uno scontro di potere economico e politico combattuto dentro il recinto sacro. Una faida senza esclusione di colpi tra tonache, cordate occulte siciliane e romane, prestanome di malavitosi. E l'impressione che qui in tanti qui si servano della Chiesa invece di servirla.

 

francesco micciche' vescovoDON TREPPIEDIVESCOVI VATICANOVATICANO

Ultimi Dagoreport

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?