ROTTAMARE PIERCASINANDO! - I RICCHI & POVERI MONTEPREZZEMOLO E RICCARDI VOGLIONO SUONARE IL DE PROFUNDIS AL PARTITO DI CASINI: “PATTO ELETTORALE CON NOI? NON DEVE RICANDIDARE GENTE COME BUTTIGLIONE E CESA”, OVVERO PRESIDENTE E SEGRETARIO DELL’UDC - ALTRO CHE ALLEATI, SIAMO GIÀ ALLE LISTE DI PROSCRIZIONE! - MA GLI EX DC NON VOGLIONO FARE LA FINE DI UNA “BAD COMPANY” E PREPARANO IL CONGRESSO STRAORDINARIO…

Monica Guerzoni per "Il Corriere della Sera"

Per riprendersi il «brand Monti», ovvero l'esclusività del marchio di sostenitore leale del premier, Pier Ferdinando Casini sta pensando a un congresso straordinario. Un grande evento che ridisegni i lineamenti del partito e riequilibri i rapporti di forza con il movimento di Luca Cordero di Montezemolo. «Verso la Terza Repubblica» si è preso la scena e sta scalando i sondaggi, costringendo l'ex presidente della Camera a riscrivere la strategia.

Se il problema di Casini è il contrasto tra l'immagine di un partito tradizionale e quella di una forza nuova che pesca nomi e volti nella società civile, un congresso può essere un momento di rinascita, una via per offrire agli elettori un'attrattiva diversa e più competitiva. Tutto può ancora cambiare, ma al momento il leader dell'Udc ritiene che una lista unica potrebbe non essere la soluzione migliore per preparare il terreno al Monti bis.

«Tante volte in politica due più due non fa quattro, ma tre», è il ragionamento che Casini sta svolgendo con i suoi. L'Udc vale il 6 per cento, una quota che però, se sommata con i voti di Montezemolo, rischia di assottigliarsi. Questo dicono i sondaggi e questo teme Casini, che ha letto con preoccupazione l'endorsement di Famiglia Cristiana per Montezemolo.
L'ex presidente della Camera sta dunque pensando di stringere con gli alleati un patto elettorale: due liste federate e due diversi programmi, che abbiano però un «cappello comune sul l'agenda Monti».

Qualunque decisione non sarà comunque uno strappo, perché il leader dell'Udc non ha alcun interesse a «litigare» con il presidente della Ferrari. «Macché gelo, è solo gossip...», ripete a chi gli chiede conto dei rapporti con l'alleato naturale. Eppure, con il tavolo delle candidature che si avvicina, tra Udc e «Verso la Terza Repubblica» le frizioni ci sono, eccome. Il principale tema di scontro sottotraccia è quello del ricambio. Montezemolo sbandiera le sue «liste pulite» e chiede ai partiti tradizionali di fare altrettanto, a costo di rottamare figure simboliche.
Come dice il senatore Nicola Rossi «in questa fase si chiede alla politica di essere inequivoca, inappuntabile e selettiva nei suoi comportamenti».

La questione ha un risvolto generazionale e uno etico e coinvolge dirigenti e parlamentari di lungo corso come Rocco Buttiglione e Lorenzo Cesa, nonché personaggi che prendono voti sul territorio ma rischiano di incrinare l'immagine.

Montezemolo ne ha discusso apertamente con Casini, ma per via Due Macelli è una richiesta irricevibile. «Stiamo parlando del presidente e del segretario del partito - osserva un deputato vicino al leader udc -. Gli uomini di Montezemolo non facciano troppo gli schizzinosi, perché i candidati della società civile difficilmente portano voti».

Andrea Romano, uno dei «big» di Italia Futura, usa toni diplomatici, ma il ragionamento è chiaro: «Cesa e Buttiglione? Sono scelte che riguardano l'Udc. Noi siamo molto rispettosi... Ma come chiediamo a noi stessi una forte attenzione al rinnovamento della politica, da loro ci aspettiamo altrettanto.

Senza polemica, né sentimenti di superiorità». Il primo ad aver chiara l'esigenza di cambiare è proprio Casini, che ha tolto il suo nome dal simbolo e ora pensa al congresso per voltare pagina. «Il rinnovamento ci sarà, è una cosa naturale conferma Cesa -. Ma sia chiaro che non accettiamo lezioni da nessuno». Dove il non detto è che Casini non si farà portare via il partito, lasciando che Montezemolo riduca l'Udc a una «bad company».

 

PIERFERDINANDO CASINI E LUCA DI MONTEZEMOLO MONTEZEMOLO-CASINIBUTTIGLIONELORENZO CESAAndrea Riccardi andrea romano

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