‘SERGENTE’ GARCIA IN CATTEDRA! – DOPO UN CAMPIONATO DA RECORD RUDI GARCIA RILANCIA: ‘L’ANNO PROSSIMO FAREMO QUALCHE PUNTO IN MENO MA VINCEREMO LO SCUDETTO’ – PALLOTTA: ‘RESTERA’ CON NOI A LUNGO’

Francesco Persili per ‘Dagospia'

«Pensavo di venire a parlare del mio libro in un'università, non mi aspettavo un altro Olimpico». Chissà se davanti alle ovazioni e ai cori da stadio degli studenti della Luiss Rudi Garcia ha ripensato allo scetticismo che accompagnò il suo arrivo nella Capitale un anno fa.

Un romanista su due non lo voleva sulla panchina della squadra giallorossa, battute e dubbi si sprecavano: «Garcia, chi? Quello che cerca di catturare Zorro?», ironizzò il senatore giallorosso di Fi, Maurizio Gasparri. «Ma chi abbiamo preso?», si domandò De Rossi davanti a quel video-stracult con l'allenatore francese che esibiva le sue doti da cantante e chitarrista sulle note di ‘Porompompero'.

Un campionato dopo è cambiato tutto. «Per la Roma, numeri alla mano, questa è stata la stagione migliore della sua storia» La tocca piano, appena sbarcato a Ciampino, il presidente giallorosso Pallotta, che conferma l'intenzione di fare dell'allenatore ex Lilla l'Alex Ferguson romanista: «Garcia resterà con noi a lungo». Col suo lavoro e con una passione contagiosa Rudi ha trascinato tutti dalla sua parte ché l'importante non è avere un nome all'inizio ma essersene fatto uno alla fine.

Da rue Marchel Cachin a Corbeil fino all'Olimpico: avrebbe potuto fare il professore di educazione fisica, il giornalista, ma alla fine Garcia è diventato un allenatore di calcio, come suo padre, a cui deve tutto, anche il nome, omaggio al pistard e sprinter tedesco Rudi Altig: «L'importante è credere in se stessi. Anche se la strada è in salita, può succedere di farcela. Io ho sempre avuto questo carattere: più una cosa è difficile, più lotto per ottenerla».

Un combattente ma anche un eterno insoddisfatto, Rudi Garcia: «Questa settimana la squadra ha scoperto un allenatore arrabbiato, e mi auguro che quello che si è visto a Catania non succeda più in futuro. Domenica sono sicuro che vedremo in campo 11 lupi. E la prossima stagione voglio fare meglio. Magari faremo qualche punto in meno ma vinceremo lo scudetto».

Se ci fosse un corso di scienza della comunicazione applicata al calcio Rudi Garcia sarebbe (in assenza di Mourinho) il titolare della cattedra. Dalla ‘chiesa al centro del villaggio' alla filosofia aristotelica rivisitata in chiave pallonara ‘la natura odia il vuoto' fino all'immaginifico ‘stordiremo gli avversari col turbine dei nostri sogni', il repertorio del tecnico francese rivela un uomo curioso nel cercare di dare il nome giusto alle cose.

Una parola in più è sempre una possibilità in più: «Chi fa il mio mestiere deve essere sempre attento a ciò che dice, all'inizio è stato difficile per me non potermi esprimere e non poter scherzare nella vostra lingua». Quanto sia importante per un allenatore creare un legame diretto nello spogliatoio con la squadra Rudi lo ha capito fin dai tempi del Saint Etienne quando era costretto a fare da traduttore al tecnico gallese Toshack che non sapeva una parola di francese.

Un po' istrione, un po' capobranco, Rudi Garcia spinge Destro in Nazionale (‘Talento immenso, mi auguro che possa andare ai Mondiali') e ripercorre i magic moments di una stagione quasi perfetta. Dal rafting estivo per forgiare lo spirito di gruppo all'identità di gioco: la squadra ha ritrovato fiducia, entusiasmo, divertimento.

«Quando sono arrivato qui avevo capito la delusione dei tifosi, soprattutto per la sconfitta nella finale di Coppa Italia. Per fortuna ho trovato uno spogliatoio di uomini e campioni veri come Totti e De Rossi che hanno capito subito quello che mi aspettavo da loro. Abbiamo scelto giocatori di talento ma pronti a dare tutto per la squadra e assistito a tanti segnali positivi: il pallonetto di Pjanic al Verona nella seconda giornata, il gol di Balzaretti al derby».

Garcia non ha rimpianti, si tiene strette le emozioni e rivela di essere quasi dispiaciuto che manchino solo due partite alla fine: «Contro la Juve voglio che sia una festa». Il tecnico giallorosso torna sui fatti che hanno preceduto la finale di Coppa Italia: «Sono lo specchio della società ma attenzione a non generalizzare. È un romanista che litiga con un napoletano? No, è uno stupido'... Bisogna trovare il modo per allontanare dagli stadi i delinquenti».

Una strada da seguire? «L'Inghilterra ha conosciuto la violenza degli hooligans ma è riuscita poi a trasformare il suo calcio in qualcosa di bello. Anche in Italia il calcio deve tornare ad essere una festa: non si può pensare se portare o meno i figli allo stadio deve essere una cosa naturale andare con la famiglia a vedere una partita. Lo sport è la più bella scuola di vita».

Non serve Camus, basta Garcia che guarda al futuro senza paura di alzare il livello dell'ambizione. «Dovremo fare come il Benfica che l'anno scorso ha perso tutto e quest'anno ha vinto il campionato ed è in finale di Europa League. La Champions? Non siamo programmati per vincerla anche se, come dimostra l'Atletico Madrid quest'anno, tutto può succedere»...

 

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