ROMA KAPUTT MUNDI - RUTELLI: “QUANDO ARRIVAMMO AL CAMPIDOGLIO, NEL ’93, LA SITUAZIONE ERA PEGGIORE DI QUELLA DI OGGI MA AVEVO UNA CLASSE DIRIGENTE DI ALTO LIVELLO. A MARINO SERVE UNA SQUADRA. LO SCIOGLIMENTO DEL COMUNE ORA SAREBBE DEVASTANTE”
Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”
annamaria bernini francesco rutelli
«Nella Tangentopoli degli anni ’90 i partiti guidavano la corruzione. Oggi è la corruzione a comandare su partiti deboli. L’unica soluzione per Roma è una guida politica forte e un grande coinvolgimento della classe dirigente del centrosinistra. Serve una riscossa politica e civica contro la rassegnazione».
Francesco Rutelli fa un’ultima chiamata alla città che ha guidato per otto anni. Sindaco dal 1993 al 2001, commissario del Giubileo nel 2000, l’ex vicepremier e ministro dei Beni culturali conosce le difficoltà di Ignazio Marino. «Quando siamo arrivati noi, nel ’93, metà della giunta precedente era in galera, così com’erano in carcere tutti gli amministratori delle municipalizzate».
Lei il Giubileo lo guidò in prima persona e fu, da molti punti di vista, un’occasione di crescita per Roma. Ignazio Marino, in un momento così difficile, ambiva a fare lo stesso. L’affiancamento del prefetto segna una sconfitta della politica?
«Franco Gabrielli è una persona egregia e se fossi sindaco sarei felice di averlo al mio fianco. Qual è il problema? Quello di avere sul bavero un decreto di nomina o la capacità di mettere tutti a lavoro per il bene della città? Sento parlare di cantieri, di ricucitura delle periferie, ma sono passati tre mesi dall’annuncio di papa Francesco e il governo non ha ancora deciso chi se ne occupa. C’è pochissimo tempo, non si possono fare opere pubbliche, non c’è neanche il tempo di bandire le gare».
FRANCESCO RUTELLI GIOCA A CALCIO
Cosa bisogna fare allora?
«Quando toccò a noi prendemmo come riferimento le Olimpiadi di Barcellona, un esempio di successo perché lì tutta la classe dirigente si era messa a lavoro su un piano di trasformazione della città. Da quando arrivarono i finanziamenti, nel 1997, avemmo due anni e mezzo di tempo. Comprammo autobus, treni, aprimmo nuove linee ferroviarie urbane, rilanciammo la cultura con trenta nuovi spazi museali, ci inventammo gli incentivi per modernizzare gli alberghi e restaurare palazzi e condomini. Oggi questo paragone è improponibile».
Per colpa di Mafia capitale?
«Quando arrivammo al Campidoglio, nel ’93, la situazione era peggiore di quella di oggi. Metà della giunta precedente era in carcere. I vertici delle municipalizzate, Acea, Atac, Cotral, tutti arrestati. Nel caso di Acea i magistrati avevano svelato un sistema per cui su ogni cosa veniva pagato un 5 per cento di tangenti che andavano alla politica, alle correnti della Dc, al Psi.
Ci trovammo di fronte a una montagna da scalare, Roma era al punto più basso del dopoguera, ma accanto a me ci fu una classe dirigente di persone di altissimo livello, che oggi sono ministro degli Esteri, vicepresidenti del Senato o della Camera, Luigi Zanda è capogruppo pd a Palazzo Madama. Era una chiamata di tutte le forze sane attorno a una coalizione di centrosinistra per rivoluzionare la città».
Sta dicendo che a Marino serve una squadra?
5 monnezza a roma dal sito romafaschifo
«Il sindaco, che io non ho mai criticato, ora deve formare una squadra straordinaria per uscire da questa crisi. Farsi aiutare formando un programma attorno a tre, quattro idee forti legate a un’idea della città per i prossimi tre anni. Roma ti segue se tu le dici dove andare. I romani riconoscono a Marino di essere onesto, ma chiedono risultati. Per questo, il Giubileo deve essere un’occasione di grande manutenzione. Sistemazione della viabilità, lavori minimi diffusi con procedure rapide, informazione per il pubblico, un minimo di accoglienza, autobus in più, ma soprattutto: il decoro. Su questo, deve partire subito una task force».
Di che tipo?
«Un servizio speciale del decoro urbano in cui il sindaco chiama tutti, la prefettura, i vigili, la polizia, la procura, l’Ama, i trasporti. Vedendo il degrado diffuso bisogna che tutti collaborino. E poi, sulla legalità, non basta un assessore per quanto bravo come Alfonso Sabella. Anche lì, serve una superstruttura di controllo con un gruppo di carabinieri, finanzieri, magistrati in pensione che setaccino tutta la macchina».
A controllare ci sta pensando il prefetto. Cosa pensa del possibile scioglimento per mafia?
«Sarebbe devastante, per Roma e per l’Italia. Il governo e il Pd devono aiutare il sindaco ad avere un soprassalto. Mettere una toppa ogni giorno non porta lontano».
Per il Giubileo bisogna ancora sbloccare i fondi.
«E invece il governo deve darli subito, perché col Giubileo – che non dura un giorno, ma un anno – arriveranno almeno 12 milioni di pellegrini. Solo con l’Iva sui consumi- su biglietti, attività recettive, ristoranti - nelle casse dello Stato arriverà qualche miliardo di euro».
Lei è disposto ad avere un ruolo?
«Assolutamente no. Non cerco incarichi pubblici. Collaboro gratuitamente con il cardinale Ravasi per i pellegrini che vogliono scoprire Roma a piedi e ho accettato di guidare un’associazione – sempre a titolo gratuito – che avanzi alla città delle proposte su quel che deve essere tra 10 anni. Posso dare consigli dettati dall’esperienza.
GOFFREDO BETTINI IGNAZIO MARINO
Mi ricordo benissimo che quando sono diventato sindaco il valore di una casa in centro era di due milioni al metro quadro, quando sono andato via era arrivato a undici, così come sono rinati molti quartieri della periferia. La giunta Veltroni ha sviluppato tutto questo e fatto volare turismo e cultura. Si può fare. È una catastrofe dire “sono tutti uguali”. C’è una politica che ottiene risultati con l’onestà».
E però, ci sono indagati che hanno fatto parte anche della giunta Veltroni come Odevaine. Questo la colpisce?
«È doloroso scoprire un collaboratore che tradisce fiducia e principi. E fa pensare che venisse dalla bella società civile… Quanto al Pd, credo che Matteo Orfini faccia bene a intervenire con l’accetta per recidere tutti i rapporti clientelari di bassa lega. Servono un processo di rifondazione del partito romano e una nuova progettualità».