RUTELLI MEGLIO DI GUARDIOLA: “DAL PREMIER RENZI AL PRESIDENTE MATTARELLA: LA MARGHERITA È STATA COME IL VIVAIO DEL BARCELLONA” - SE FOSSE RIMASTO NEL PD A PALAZZO CHIGI O AL QUIRINALE ORA CI SAREBBE LUI?
1. MATTARELLA E RENZI AL CONGRESSO DELLA MARGHERITA - VIDEO
Da “repubblica.it”
2. RUTELLI: LA MIA MARGHERITA, DAL PREMIER AL PRESIDENTE
Andrea Garibaldi per il “Corriere della Sera”
«Ma no, è superficiale dire che è risorta la Dc».
Caro Francesco Rutelli, è ciò che si legge dappertutto.
«D’accordo, il presidente Mattarella ha svolto buona parte del suo percorso nella Dc, Renzi ha sfiorato la Dc, ma sottolineo che all’ultimo congresso della Margherita — anno 2007 — Mattarella presiedeva e Renzi era un emergente» .
C’è un video fra i più visitati in rete.
«Mattarella al terzo aneddoto, quando Renzi ne annunciò uno su Sesto Fiorentino, lo interruppe, lo pregò di chiudere l’intervento».
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Secondo lei, quindi, tutto nasce dalla Margherita?
«È stata un’esperienza importante, a partire dal 2001. Dopo quel congresso nacque il Pd, doveva essere il partito post-Dc e post-Pci. Nella Margherita convivevano ex Dc, ex radicali, liberali, laici, ambientalisti: solo con questo impasto è potuto nascere il nuovo partito» .
Tanti nomi oggi in vista: Gentiloni, Giachetti, Lanzillotta, Franceschini, Zanda, Parisi, il portavoce di Renzi, Sensi...
«Vorrei ricordare anche padri laici della patria come Maccanico, Zanone. Comunque, una riserva di classe dirigente, che oggi assicura equilibrio, competenza, affidabilità. Una specie di cantera, il vivaio del Barcellona. La Margherita è stato il sostegno per Prodi, nel secondo Ulivo, 2006».
Ci racconti Mattarella.
«Apparentemente freddo, invece mite, pieno di humour. Quando si verificava un inasprimento politico, lui non rappresentava le persone più vicine, cercava un punto di incontro. Mattarella era all’apice del Partito popolare che si spacca, nel 1995: lui e Bianco vanno nel centrosinistra, Buttiglione nel centrodestra».
È stato Renzi a fare quel nome per il Quirinale.
«Scelta felicissima. Mattarella anteporrà a tutto il servizio per la Repubblica».
E Renzi? Una scoperta di Rutelli?
«A metà degli anni 2000, nelle regioni “rosse” di solito sindaco — la polpa — era Ds e il presidente della Provincia — la buccia — Margherita: il giovane Renzi fu segnalato per quel ruolo dal partito locale» .
Cominciò a comparire al suo seguito.
«Lo portavo in giro nel mondo, India, Giappone, Stati Uniti. Lo presentai a Hillary Clinton e le dissi: “Questo te lo ritroverai davanti, fra qualche anno...”. Da quando vinse le primarie da sindaco ha fatto tutto da solo. Andò a prendere, in una regione “rossa”, parte dei voti della sinistra».
Qual è il suo punto forte?
«Non ricerca il compromesso. Ha una determinazione che prescinde dal desiderio di rendersi simpatico. E ha saputo accantonare questa virtù nel caso del Quirinale: Mattarella non è un uomo suo, non gli risponderà da subalterno».
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E il suo limite?
«La volontà di non rendere la squadra di governo abbastanza ricca e polifonica. L’Italia è un Paese complesso e sofferente, non si può governare con gruppi di riferimento ristretti. Occorre un’ampia capacità di coinvolgimento, non bastano tweet e comunicazione tv».
Il Pd nasce da Margherita e Ds. I leader ds sembrano in gran difficoltà.
«Gli ex Ds presero il controllo del Pd, che io per questo ho lasciato nel 2009. Hanno considerato il Pd come il quarto capitolo della serie Pci-Pds-Ds. La crisi attuale di quell’area è dovuta alla sindrome “chiunque altro ma non lui”, una sindrome di reciproche ostilità» .
Che al momento ha messo tutti ai margini del gioco.
«Non hanno compreso, tra l’altro, che il socialismo era un’idea del XIX e XX secolo, mentre il Pd appartiene al XXI secolo».
Ora il partito è nelle mani di Renzi.
«Io non sono d’accordo con l’adesione al Partito socialista europeo, ma capisco che sia stata una mossa di realpolitik, per cercare alleati in Europa e “coprirsi” a sinistra».
Qual è il destino del Pd?
«Potrei rispondere come il premier cinese Zhou Enlai: secondo la leggenda gli chiesero, nel 1972, un giudizio sulla Rivoluzione francese e lui: “ It’s too early to say ”, troppo presto per dirlo. Seriamente: il rischio più grande è che Renzi trasformi il Pd in un partito personale, sarebbe un nuovo tradimento delle origini».
Lei ha proposto un Museo della cultura italiana al Quirinale. Ora c’è Sergio Mattarella.
«Spero davvero che questa idea si realizzi. Tremila anni, dagli italici alla contemporaneità: diventerebbe il museo più visitato d’Italia, un ottimo coinquilino per il presidente» .
agaribaldi@corriere.it