QUALE MATTEO PER SILVIO? – SALLUSTI SGONFIA FERRARA E I SUOI FOGLIANTI SALOTTISTI CHE FANNO UN GIORNALE PRO-RENZI CON I SOLDI DI BERLUSCONI: ''MOLTO MEGLIO SALVINI. RENZI HA UMILIATO BERLUSCONI IN OCCASIONE DELLA SCELTA PER IL QUIRINALE”

Alessandro Sallusti per “il Giornale

 

paolo isotta giuliano ferrarapaolo isotta giuliano ferrara

Giuliano Ferrara, geniale pensatore e fondatore di quella chicca che è Il Foglio, ieri ha scritto un articolo dal titolo: «Come ha potuto Berlusconi scegliere il Matteo sbagliato e il suo gioco delle tre felpe?». Non si dà pace, Ferrara, del fatto che il Cavaliere tenga il muso a Renzi e allunghi la mano a Salvini. Perché il primo, sintetizzo «è un quarantenne serio, preparato, abile, che gli assomiglia in tutto, che ha conquistato il Pd senza mai dargli addosso, che ha isolato Camusso e Landini», mentre il secondo «ha una faccina losca, una oratoria da trivio, amichetti fascisti, insegue la Le Pen, posa nudo e presto verrà fatto fuori per impresentabilità sociale».


Il ragionamento di Ferrara fila se lo si tiene confinato nelle accademie dei salotti e tra gli intellettuali che le frequentano. Meno se lo si cala nel ring della politica, dove sangue, sudore, furbizie e colpi bassi sono quotidianità. Lo stesso Ferrara - correva l'anno 1994 - non ebbe alcuna remora a fare il ministro in un governo (il primo Berlusconi) con leghisti più puzzoni e impresentabili di quelli odierni, oltre che con fascisti ben più fascisti dei quattro ragazzotti di CasaPound che oggi applaudono Salvini.

 

Ricordate? Bossi invocava in canotta sudata la secessione, minacciava di ripulire le valli bergamasche coi mitra, Roma era ladrona e i vu' cumprà andavano espulsi. Per non parlare di Fini e soci, gente che da poche ore aveva sospeso il saluto romano e riposto nei cassetti i santini del Duce.

MATTEO SALVINI  2MATTEO SALVINI 2


Così nacque l'avventura del centrodestra, è storia. E così, sotto la paziente mediazione di Berlusconi, andò avanti per vent'anni. Poi - grazie alla sospensione della democrazia orchestrata da Giorgio Napolitano - arrivò al potere il Matteo. Anche noi lo guardammo con interesse. Titolammo a tutta pagina «Forza Renzi» nei giorni delle primarie Pd, e definimmo poi «rivoluzionario» il patto del Nazareno. In seguito, ancora ottimisti sull'affidabilità dell'uomo, abbiamo minimizzato la costante violazione degli accordi sulle riforme e ci siamo turati il naso di fronte a una politica fiscale che ha massacrato case e risparmi.

 

Abbiamo invece alzato la voce per lo strappo su Mattarella, ma non tanto per il nome e neppure per il metodo discutibile. È che proprio sull'elezione del capo dello Stato accadde qualche cosa di nuovo. Renzi concordò non con Berlusconi (che ordinò ai suoi l'astensione) ma con un gruppo di deputati e senatori di Forza Italia (che infatti firmarono le schede a favore di Mattarella per farsi riconoscere) un voto amico che aveva il sapore di una dichiarazione di fedeltà assoluta.

 

ROMA - BORGHEZIO ALLA MANIFESTAZIONE DI CASA POUNDROMA - BORGHEZIO ALLA MANIFESTAZIONE DI CASA POUND

E mi è tornato in mente quando anomalie simili erano accadute ai tempi di Fini (che prendeva segretamente ordini da Napolitano per poi attuare la scissione) e di Alfano (che tramava con Enrico Letta e poi portò a sinistra un altro pezzo di Pdl). Siccome non c'è due senza tre, mi sono detto: vuoi vedere che ci risiamo, che Renzi, con la scusa del Nazareno, sta provando a rubare il partito di Berlusconi; a differenza di Salvini che, più lealmente e alla luce del sole, al Cavaliere contende elettori.

 

A me fa paura solo il primo, anche se veste bene e parla in modo più forbito del secondo. La libertà e la democrazia stanno nelle urne, non nei furti con destrezza. Se il Matteo di Firenze lo capisce, parliamone. Altrimenti, come alleato, quello di Milano resta un'alternativa onorevole e politicamente fondata.

 

 

Ultimi Dagoreport

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…