MAXXI-MELANDRI, MAXXI POLEMICA - GIOVANNONA BI-POLTRONA SI DIMETTE DA DEPUTATO MA IMPAZZA LA POLEMICA SUL SUO INCARICO DA “ESODATA DI LUSSO” AL MUSEO - EDITORIALE SUL ‘’CORRIERE’’ DI GALLI DELLA LOGGIA CHE AFFONDA ORNAGHI: “MI CHIEDO SE RIENTRI NELL'IMMAGINE APPROPRIATA DI UN MINISTRO TECNICO NOMINARE UNA PERSONA PRIVA DI QUALSIASI COMPETENZA SPECIFICA PER QUEL POSTO” - LEI: “QUANTA MISERIA POLITICA”…

1 - MAXXI: MELANDRI TELEFONA A FINI, MI DIMETTO...
(ANSA) - Giovanna Melandri ha confermato la sua intenzione di dimettersi dall'incarico di parlamentare con una telefonata al presidente della Camera Gianfranco Fini, dopo il decreto di nomina del governo al Maxxi. Il contatto, secondo quanto apprende l'ANSA, è avvenuto mentre Fini è in visita a Giardini Naxos, nel Messinese.

2-MAXXI, IL NEO PRESIDENTE MELANDRI ANNUNCIA LE DIMISSIONI DALLA CAMERA: «QUANTA MISERIA POLITICA»...
Da "Sole24Ore.com"

«Shape you life!», in italiano "modella la tua vita!". Il titolo della prossima mostra in programma al Maxxi, il museo nazionale delle Arti del 21° secolo di Roma sembra ispirare anche le ultime scelte della prossima presidente del museo, l'onorevole Giovanna Melandri, appena indicata dal ministro della Cultura Lorenzo Ornaghi, tra molte polemiche, prossimo vertice della Fondazione MAXXI. Oggi, in vista dell'insediamento, l'ex ministro dei Beni culturali dei Governi D'Alema «ha comunicato all'onorevole Dario Franceschini, capogruppo alla Camera del Pd, di aver avviato le procedure per le dimissioni da parlamentare».

NOMINA "PARACADUTE"? CENTRODESTRA ALL'ATTACCO
Il passo indietro dall'incarico parlamentare dell'onorevole Melandri, in vista della conferenza stampa che martedì prossimo vedrà lo stesso Ornaghi presentare il suo insediamento alla testa della Fondazione, segue a due giorni di prese di posizione inferocite di molti esponenti politici, soprattutto del centrodestra, che hanno bollato la scelta del ministro come «politica e non tecnica», che offre un comodo «paracadute» ad un esponente politico di cui è incerta la ricandidatura (è al suo terzo mandato parlamentare, che secondo lo statuto Pd dovrebbe costituire il limite massimo). Inutile anche la difesa del ministro, che ha spiegato di aver puntato sulla «competenza» di Melandri (promotrice della legge istitutiva del Centro per la documentazione e la valorizzazione delle arti contemporanee, primo nucleo del MAXXI).

MELANDRI: POLEMICHE UNA «MISERIA POLITICA»
Sulla stessa linea anche la diretta interessata: «Io interpreto la mia funzione in chiave puramente istituzionale. Il museo Maxxi è nato da una legge, la 273, firmata da me nel 1999, quando ero ministro della Cultura. Tutto il resto è miseria. Miseria di una politica che non riconosco». Il ministro, conclude, «mi ha chiesto di aiutarlo e di rilanciare il museo. Ha fiducia nel mio profilo internazionale e lo ringrazio, lavorerò con passione».

LA POLEMICA CONTINUA
Ma le dimissioni annunciate dall'onorevole Melandri non bastano a placare la rabbia del centrodestra. Per il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri; la decisione di lasciare il Parlamento «non cambia la sostanza delle cose. Siamo convinti che il ministro Ornaghi nel nominarla alla presidenza del Maxxi abbia fatto una scelta sbagliata sia politicamente sia professionalmente. Per questa ragione il governo blocchi la nomina, altrimenti saremo costretti ad opporci con vigore a questa selvaggia lottizzazione».

Per un altro senatore Pdl, Alberto Balboni, le dimissioni di Melandri sono «Giuste e doverose», e confermano «tutti i dubbi e le critiche giunte in queste ore dopo la sua nomina al Maxxi». Confermato anche il «grave caso di poltronismo», uno «scandalo rosso», a cui il governo «ha prestato, purtroppo, il suo fondamentale sostegno».

3 - IL MUSEO DELLE CERE E GLI ESODATI DI LUSSO...
Ernesto Galli Della Loggia per il "Corriere della Sera"

Giovanna Melandri è di sicuro una persona di ottimi studi, di buona cultura generale e, cosa che non guasta, parla per giunta un inglese fluente. È stata, poi, un non immeritevole ministro dei Beni culturali e, dopo una ventina d'anni di presenza in Parlamento, ha annunciato pochi giorni fa di non voler ripresentarsi alle prossime elezioni. Ma basta tutto questo per farne il presidente di una fondazione che presiede all'attività di un museo d'arte contemporanea?

Me lo chiedo dopo aver letto ieri dell'intenzione - che in realtà sembrerebbe una decisione già presa - del ministro Ornaghi di nominare l'onorevole Melandri alla presidenza della Fondazione del Maxxi di Roma, un museo d'arte contemporanea, appunto, che tra l'altro, benché inaugurato da anni, non è ancora riuscito a trovare una propria identità e un proprio ruolo.

Lo dirò senza mezzi termini: mi sembra una decisione sbagliata per almeno due ragioni generali che vanno ben oltre il caso e la persona specifici, e che sono il motivo per cui qui ne parlo.

Innanzi tutto si dà il caso che l'onorevole Melandri sia un deputato del Partito democratico: ora mi chiedo se rientri nell'immagine appropriata di un ministro tecnico, come è il ministro Ornaghi, nominare ad un posto di natura pubblica una persona che, ripeto, è persona senz'altro degnissima ma, priva di qualsiasi competenza specifica per quel posto, ha invece un così marcato ed assorbente connotato politico-partitico.

Un ministro tecnico, infatti, non dovrebbe dare adito neppure nella maniera più indiretta al sospetto che nella sua azione cerchi un qualsiasi modo di precostituirsi dei meriti verso una parte politica o l'altra. Sono sicuro, sicurissimo, che il ministro Ornaghi non ha di certo mai avuto un'intenzione simile, ma vi sono degli atti i quali, a dispetto di ogni volontà del loro autore, possono essere interpretati male. E allora perché non evitarli?

Vi è poi un secondo e più importante motivo che rende sconsigliabile la nomina di cui sto parlando. Da sempre è una pessima abitudine italiana che moltissimi, importanti posti di vertice (presidenze e Consigli d'amministrazione) di tutta una serie di istituzioni pubbliche e parapubbliche - fondazioni bancarie, istituti culturali, enti espositivi e teatrali (tra parentesi: su chi potrebbe essere il prossimo sovrintendente della Scala circolano voci agghiaccianti), municipalizzate, industrie a partecipazione statale, enti i più diversi, ecc., ecc. - siano riservarti a ex esponenti politici ed assimilati: quasi sempre in spregio ad ogni criterio di competenza.

È accaduto così che presidenti del Consiglio dei ministri, ministri, presidenti e giudici della Corte costituzionale, deputati, senatori, presidenti di regione, sindaci, consiglieri regionali, non appena lasciato per una ragione o per l'altra il proprio incarico, siano andati ad affollare in massa i vertici della vita pubblica (economica e non) del Paese. Costituendo, rispetto ai politici di partito presenti negli organi elettivi, una sorta di vera e propria supercasta, di fatto egualmente se non più potente dell'altra, e ancora più duratura e inamovibile: grazie tra l'altro al passaggio frequente e disinvolto dall'uno all'altro posto, anche del genere più diverso.

Oggi che si parla tanto - e tutti sembrano essere d'accordo - di un rinnovamento della classe politica e di un ridimensionamento del suo strapotere, non sembra davvero la scelta più opportuna nominare ad una qualunque presidenza un parlamentare non appena esso cessa di essere tale. Se un deputato, o un senatore, o un ministro, abbandona il proprio incarico, ciò sia per davvero: non già per diventare più o meno immediatamente il candidato a ricoprirne un altro da qualche altra parte.

 

 

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