SALUTAME IL CENTRODESTRA! - L'AFFOSSAMENTO DELLA CASELLATI È LA FINE DELL'ILLUSIONE DI UNA COALIZIONE UNITA: SALVINI, MELONI E FORZA ITALIA NON SONO NÉ COMPATTI NÉ AUTOSUFFICIENTI, COME INVECE HANNO VOLUTO FAR CREDERE FINORA - IL "CAPITONE" NON SI È MOSTRATO CAPACE DI DIALOGARE CON IL CENTROSINISTRA HA SPUTTANATO L'OCCASIONE DI MOSTRARSI LEADER…
Estratto dell'articolo di Francesco Bei per www.repubblica.it
MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI
Se a sinistra ancora brucia la ferita dei 101 franchi tiratori che affossarono Romano Prodi (nel 2013!), quei 70 voti che hanno inchiodato a terra il volo di Elisabetta Casellati saranno ricordati come la fine del centrodestra per come lo abbiamo conosciuto. Siamo entrati in una fase di accelerazione e nessun esito a questo punto è da escludere.
A quali aree o partiti appartengono i grandi elettori che hanno scelto di affossare la presidente del Senato fermandola all’umiliante quota 382? Rispondere non è facile, ma qualche credibile congettura può essere avanzata.
meme del presepe con matteo salvini giorgia meloni silvio berlusconi
Se eletta Casellati infatti si sarebbe portata dietro la rottura della maggioranza e, probabilmente, una crisi del governo Draghi. Naturale immaginare che i sostenitori del presidente del Consiglio avranno scelto in base anche alle conseguenze attese da una eventuale vittoria dell’avvocatessa rodigina.
E quindi accendiamo un faro sull’ala governativa di Forza Italia, l’area moderata della Lega, i centristi. A questi si sono probabilmente aggiunti quanti, nel gruppo Misto, temono le elezioni anticipate e vedono come un male da evitare ogni forzatura che possa far saltare il quadro politico.
GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI AD ATREJU
Alcuni voti poi hanno chiaramente una marcatura politica precisa: 8 schede a Berlusconi e 7 a Tajani non possono che venire da Forza Italia, come sfregio ulteriore alla Casellati, che non ha mai goduto di grandi simpatie nel partito.
La lezione politica più importante di questa débâcle è quindi che il centrodestra non solo non è autosufficiente, ma non è neppure “compatto” e “unito” al suo interno come hanno voluto far credere finora i suoi leader.
Si riparte dalla ricerca di un dialogo necessario con gli avversari, perché non c’è spazio per candidature di rottura. La seconda lezione è che i voti di Italia Viva non si sommano a quelli del centrodestra, come in molti davano quasi per scontato alla vigilia della sfida per il Quirinale.
matteo salvini giorgia meloni assemblea nazionale federmanager 3
Anzi, a Matteo Renzi è stato persino offerto il posto che sarebbe stato lasciato libero da Casellati, ma l’interessato ha rifiutato anche ruvidamente. Al contrario, ha preso a giocare di sponda nelle ultime 48 ore proprio con il segretario del Pd, lasciando da parte antichi rancori.