NELLA TERRA DEI CIECHI ANCHE ORBAN È UN RE – SALVINI SARÀ A BUDAPEST AI PRIMI DI MAGGIO PER RINSALDARE L’ALLEANZA CON IL PRESIDENTE UNGHERESE, CHE VUOLE USARE COME CAVALLO DI TROIA ALL’INTERNO DEL PPE PER UN’ALLEANZA DI CENTRODESTRA A BRUXELLES – SAREBBE IL PRESAGIO PER CAMBIARE MAGGIORANZA ANCHE IN ITALIA? GLI ALLEATI DI VISEGRAD DI SALVINI NON HANNO INTENZIONE DI FARE SCONTI ALL’ITALIA, NÉ SUI MIGRANTI, NÉ SUI CONTI PUBBLICI. CUI PRODEST?
Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
Vedrà Viktor Orbán all' inizio di maggio, prima del voto europeo del 26. Matteo Salvini, leader della Lega, vicepremier e ministro dell' Interno, andrà a Budapest dopo che il capo del governo ungherese ha disertato l' appuntamento a Milano del «fronte sovranista», l' 8 aprile scorso . Dovrebbe essere il segno che la loro sintonia resiste, nonostante appartengano a gruppi diversi; e nonostante Orbán sia stato sospeso per sei mesi dal Partito popolare europeo per la sua politica interna e per l' eccessiva vicinanza ai gruppi ostili alle istituzioni di Bruxelles come la Lega.
MATTEO SALVINI CON MARINE LE PEN A PARIGI
L' altro ieri, a DiMartedì su La 7, Salvini ha annunciato con una punta di trionfalismo: «Sarò a Budapest ai primi di maggio». Dà per scontata l' alleanza con gli ungheresi, quasi fosse un segreto di Pulcinella. E la considera una scommessa già vinta, che riceverà presto la vidimazione popolare. Il sogno è quello di scardinare con una spallata sovranista, guidata dal Carroccio e da alcuni partiti nord ed est-europei, più la destra francese, la saldatura storica tra Ppe e socialisti.
«L' asse continentale, qui da noi è stato rappresentato da Pd e Forza Italia», ha spiegato.
Ma «per gli italiani», è la sua tesi, «è stato un disastro». Il secondo passo del progetto appare sempre meno misterioso. Una volta instaurata una maggioranza continentale di centrodestra, Ppe-sovranisti, che sancirebbe un forte spostamento in chiave nazionalista e anti immigrati, Salvini punta a ottenere sull' onda di un grande successo personale il passaporto per Palazzo Chigi.
Diventerebbe formalmente quel «Salvini premier» che finora si esprime nel piglio decisionista e controverso contro le navi cariche di migranti, e nella scritta sul braccialetto di gomma portato al polso insieme ad altri: il presagio di una sostituzione in incubazione dell' attuale premier, Giuseppe Conte.
D' altronde, i sondaggi sono con lui; e anche l' esito di alcune elezioni locali, sebbene con percentuali meno eclatanti del 33-35 per cento che gli viene assegnato stabilmente. La lunga marcia è cominciata a fine agosto, quando Salvini ha fatto sapere di essere pronto a incontrare Orbán. Ma i suoi alleati «sovranisti», a cominciare dalla leader del Front National di estrema destra francese, Marine Le Pen, si erano già spellati le mani quando la maggioranza giallo-verde era andata al potere, il 1° giugno del 2018.
D' altronde, un anno fa la marcia verso l' uscita del Regno unito dall' Unione Europea non si era ancora incagliata, rivelando l' approssimazione e l' irresponsabilità con le quali era stata progettata la Brexit. E il nazionalismo soffiava, portato da un forte vento anche culturale, e dagli effetti di una crisi finanziaria diventata alla fine politica: un manifesto all' impotenza delle classi dirigenti.
MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO INNAMORATI
Lanciare a intermittenza l' idea di un' uscita dall' euro, oscillare pericolosamente sulla politica estera, e martellare contro «i burocrati di Bruxelles», era una conseguenza logica di questa impostazione. Il vento dei nazionalismi è ancora potente, e promette di scuotere gli equilibri europei, anche se non di travolgerli.
Ma soprattutto, nelle pieghe del «fronte sovranista» affiorano crepe diplomatizzate solo perché ci sono le elezioni. Il fatto che il Movimento Cinque Stelle, spaventato dalla prospettiva di donare sangue e voti, ora accusi Salvini di allearsi con partiti che non vogliono prendersi neanche un immigrato, è la prima crepa.
I governi polacco, ungherese, slovacco e ceco, riuniti nel cosiddetto «Gruppo di Visegrad», la città-fortezza ungherese dove si formò verso la fine del secolo scorso, sono sovranisti e ostili a Bruxelles.
Eppure continuano a ricevere generosi fondi dall' Europa. E coi loro «no» ripetuti alla Commissione Ue in materia di immigrazione, dicono che l' interesse nazionale dell' Italia è oggettivamente in contrasto con il loro. Sottolineano una contraddizione non piccola della strategia leghista, che tardivamente i grillini segnalano.
Ma per la Lega il fardello del debito pubblico promette di essere più insidioso. Salvini e il M5S teorizzano una manovra finanziaria in deficit «per fare felici gli italiani». Ma i sovranisti, proprio in quanto tali, non sono disposti a fare sconti all' Italia, della quale saranno i critici più arcigni. E questo comporterà un brusco risveglio quando in autunno il governo presenterà la sua manovra. Le ambizioni salviniane sono legittime. La possibilità che si realizzino dipende da variabili un po' troppo rimosse: quasi quanto i vincoli di spesa che M5S e Lega si ostinano a eludere.