SALVINI HA MANDATO IN TILT I MAGISTRATI - LE TOGHE SI SPACCANO SUL MINISTRO DELL’INTERNO E LA SUA VISITA IN PRIGIONE ALL’IMPRENDITORE ANGELO PEVERI, CONDANNATO PER AVE SPARATO A UN LADRO - “MAGISTRATURA INDIPENDENTE” LO DIFENDE (“DA LUI PAROLE NON LESIVE”) MENTRE LE ALTRE CORRENTI INSISTONO: “CI DELEGITTIMA”
Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
«Le dichiarazioni del ministro dell' Interno non ci sono parse in nessuna parte lesive dell' operato dei magistrati», afferma non un gruppo di sostenitori leghisti bensì Magistratura indipendente, la corrente considerata più a destra tra le toghe; un attacco sferrato contro la Giunta dell' Associazione nazionale magistrati (di cui fa parte) che aveva accusato il titolare del Viminale di «stravolgere le regole e delegittimare il sistema giudiziario».
I commenti di Matteo Salvini dopo la visita in prigione all' imprenditore Angelo Peveri condannato per aver sparato a un ladro - «non avrebbe dovuto nemmeno entrare in carcere, se serve sono pronto ad andare dal presidente della Repubblica» - aprono una frattura all' interno del «sindacato dei giudici» che finora aveva reagito compatto alle esternazioni del ministro dell' Interno e non solo.
L'ultima reazione unitaria era arrivata dopo i commenti sulla «giustizia a orologeria» per l'arresto dei genitori di Renzi. Stavolta invece la destra togata si dissocia, e il segretario di Mi, Antonello Racanelli, spiega perché: «I continui interventi della Giunta servono solo a dare visibilità ai politici in perenne campagna elettorale. Dobbiamo fermare la rincorsa a chi alza più la voce, molti magistrati sono stufi di questo botta e risposta».
Stavolta poi c' è pure una questione di metodo: «È stata presa una decisione a strettissima maggioranza, 5 contro 4, si sono parlati attraverso una chat senza aspettare la riunione di martedì prossimo, e non è stato dato atto del dissenso».
ANGELO PEVERI (SECONDO DA SINISTRA) CON IL FIGLIO LUIGI E I SOCI
Una specificazione che nasconde il sospetto che serpeggia dentro Mi: tra qualche settimana sarà il loro turno alla presidenza dell'Anm, e c'è chi cerca l'incidente per rompere l'unità e uscire dalla Giunta. Ma a parte i «non detti» che nascondono beghe correntizie, le parole di Salvini - che fanno il paio con quelle uguali e contrarie con cui accolse l' ex terrorista Cesare Battisti: «Deve marcire in galera» - suonano come un atto di sfiducia verso i magistrati che hanno condannato l' imprenditore.
«Io non le ho lette così, gli attacchi alla magistratura passano dalla separazione delle carriere che mi pare stia tornando d'attualità, non da opinioni personali», ribatte Racanelli. Tuttavia il presidente dell' Anm Francesco Minisci (del gruppo centrista Unità per la Costituzione) spiega che «c'era la necessità di rispondere subito al ministro, poiché le sue parole sono una delegittimazione del nostro lavoro. Se una persona dev' essere condannata oppure no lo stabiliscono i giudici in tre gradi di giudizio, e se deve scontare la pena in carcere o altrove lo decide la magistratura di sorveglianza. Il ministro dell' Interno non c' entra in nessuno dei due casi».
È una regola condivisa dal leader storico di Mi Cosimo Ferri, giudice in aspettativa deputato del Pd dopo aver fatto il sottosegretario alla Giustizia in quota Berlusconi, che a sorpresa si dice in disaccordo con la presa di distanza di Mi: «A parte i problemi di metodo suona a difesa delle dichiarazioni di Salvini, che invece sono indifendibili sul caso specifico e in generale sulla legittima difesa». Sullo sfondo, infatti, c' è la partita politico-parlamentare di una riforma che pare in dirittura d' arrivo, contro la quale s' è schierata l' Anm e che la segretaria di Magistratura democratica, Maria Rosaria Guglielmi, nella relazione per il congresso che si apre venerdì prossimo bolla come ispirata a «un' idea arcaica di giustizia come vendetta privata».
Sul «caso Salvini» il cartello di Area che riunisce la «sinistra giudiziaria» ha usato parole molto dure, contribuendo alla presa di posizione dell' Anm da cui è nata la crepa interna alla magistratura, e che Guglielmi difende cosi: «È vero che non siamo gli interlocutori politici del ministro dell' Interno, ma c' è una escalation di dichiarazioni sempre più esorbitanti. Le parole utilizzate da Salvini rappresentano un' evidente alterazione del principio della separazione dei poteri, di fronte alla quale l' Anm non poteva e non può tacere».