SALVINI-MELONI. DUELLO IN AUTOSTRADA – IL LEADER DELLA LEGA ANNUNCIA: ‘’STO LAVORANDO A UN'INTERA REVISIONE DEL SISTEMA DELLE CONCESSIONI ENTRO IL 2024" – DAGOREPORT: IL NOCCIOLO DELLA RIFORMA: I PEDAGGI ANDREBBERO DIRETTAMENTE NELLE CASSE DELLO STATO. I CONCESSIONARI SI TRASFORMEREBBERO IN SEMPLICI GESTORI DELLA RETE, PAGATI DALLO STATO PER EROGARE I SERVIZI DI VIABILITÀ E PER EFFETTUARE LA MANUTENZIONE – DIVERSA E CONTRARIA L’IDEA DELLA MELONA: MAXI FUSIONE TRA AUTOSTRADE PER L’ITALIA – OGGI CONTROLLATA DA CDP INSIEME AI FONDI BLACKSTONE E MACQUARIE – E LA FAMIGLIA GAVIO…
1. SALVINI, 'AL LAVORO PER INTERA REVISIONE DEL SISTEMA DELLE CONCESSIONI ENTRO 2024'
(ANSA) - "Sto lavorando personalmente con i tecnici del Mit a un'intera revisione del sistema delle concessioni autostradali in tutta Italia entro il 2024, l'obiettivo è garantire le manutenzioni necessarie senza gravare sulle tasche dei cittadini con un aumento dei pedaggi".
Lo afferma il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini a margine del via ai lavori del tunnel subportuale di Genova, opera di compensazione del crollo del Ponte Morandi che Autostrade per l'Italia realizzerà finanziandola anche attraverso un aumento delle tariffe autostradali in tutta Italia.
"Le concessionarie autostradali legittimamente hanno utili miliardari, ridiscuteremo al tavolo i loro utili miliardari e come reinvestirli a vantaggio dei cittadini, un po' come gli utili miliardari delle banche per le quali qualcuno a sinistra si era stracciato le vesti. - commenta Salvini - Se una parte degli utili miliardari dei concessionari autostradali fossero reinvestiti in attività utili ai cittadini, penso che non sarebbe uno scandalo. Stiamo lavorando sul tema del rinnovo delle concessioni autostradali e su una limitazione dell'aumento dei pedaggi". In quali tempi? "Entro il 2024", risponde Salvini alla domanda dei cronisti.
2. DAGOREPORT
Il nocciolo della riforma Salvini? I pedaggi finirebbero direttamente nelle casse dello Stato, e non vanno più ai concessionari. A questo punto sarebbe lo Stato a dover realizzare gli investimenti e i concessionari si trasformerebbero in semplici gestori della rete, e verrebbero pagati dallo Stato per erogare i servizi di viabilità all’utenza e per effettuare la manutenzione.
Un altro elemento della riforma ideata da Salvini sarebbe l’equiparazione delle tariffe di pedaggio per tutti i concessionari (ora sono differenziati a seconda della tratta).
Non è chiaro se la riforma riguarderà anche le concessioni in essere o solo le nuove.
MERCHANT BANK CHIGI/2 - L’IDEONA DEL MONOPOLIO AUTOSTRADALE
Carlo Di Foggia per “il Fatto quotidiano”
A Giorgia Meloni, come noto, non piace l'“amichettismo” di sinistra, forse perché preferisce direttamente i grandi regali ai privati. L’ultimo è partito con una richiesta da Palazzo Chigi alla Cassa depositi e prestiti: studiare i numeri di una maxi fusione tra Autostrade per l’Italia – oggi controllata da Cdp insieme ai fondi Blackstone e Macquarie – e l’Astm della famiglia Gavio.
roberto tomasi ad di autostrade
Il contesto è quello che è: l’Ad della Cassa, il “draghiano” Dario Scannapieco, cerca il rinnovo ad aprile, per cui non può dire “no”. Ma nessuno, a Chigi e a Cdp, saprebbe dire perché andrebbe fatta un’operazione tanto assurda. D’altronde poggia le basi sull’osceno regalo precedente: Cdp & C. hanno comprato Aspi dai Benetton a peso d’oro per chiudere la vicenda Morandi, la più generosa forma di punizione finanziaria della storia italiana, che pure ne ha visti di scandali.
Aspi era un generatore di dividendi e tale è rimasta anche con i nuovi padroni, ma anche i muri sanno che la sua rete (e non solo la sua) ha bisogno di più del doppio degli investimenti programmati dopo gli anni dei Benetton. Con i fondi che pretendono di spremere dividendi come e più della famiglia veneta non è semplice. Come nel post Morandi, sono il genere di difficoltà in cui si muovono le figure chiave del nostro capitalismo in declino.
Il più attivo è Vittorio Grilli, ex ministro e dg del Tesoro, oggi in Jp Morgan, che a Palazzo Chigi vanta molti amici, come il capo di gabinetto di Meloni, Gaetano Caputi. Il nostro è andato a Chigi per provare a convincere il governo che la soluzione è cacciare Macquarie e fare entrare Gavio, secondo operatore italiano.
Cosa hanno da guadagnarci gli utenti italiani dal monopolio autostradale? Niente, ma nessuno si pone la domanda. A guardare i numeri, l’operazione conviene solo a Gavio, che ha già perso due concessioni (A5 e A21, e nel 2026 scadrà la ricca Torino-Milano), i debiti superano i 6 miliardi ed è molto esposta sulle costruzioni con Itinera, oltre ad avere un socio ingombrante come il fondo francese Ardian.
Insomma, Gavio mira al grande flusso di cassa di Aspi, qualità che hanno tutti i colossi statali (Eni, Enel, Fs, Poste) che infatti sono il bersaglio dei fondi esteri. Grilli d’altronde è già riuscito a convincere Meloni & C. a vendere la rete Tim al fondo Usa Kkr, altro regalo insensato. Vediamo se gli riesce il bis.
L AZIONARIATO DI AUTOSTRADE PER L ITALIA