SUL TERZO MANDATO SALVINI E MELONI GIOCANO COL FUOCO – LA LEGA NON RITIRA L'EMENDAMENTO PER PERMETTERE AI GOVERNATORI IN CARICA DI PRESENTARSI PER LA TERZA VOLTA – SI VA VERSO LA BOCCIATURA DEL TESTO IN COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI, CON L'APERTURA DI UNA CREPA VISTOSA DENTRO LA MAGGIORANZA – FEDRIGA PROPONE DI RIMANDARE LA DISCUSSIONE: “SE NE PUÒ PARLARE CON MOLTA PIÙ TRANQUILLITÀ DOPO LE ELEZIONI EUROPEE” (ANCHE PERCHE’ IL “BOCCONE GROSSO” È IL VENETO NEL 2024)
Estratto dell’articolo di Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”
Il messaggino, molte volte inoltrato, è di due parole soltanto: «Non ritiriamo». Circola tra i parlamentari leghisti a partire dal primo pomeriggio. Significa che l’ormai famoso emendamento della Lega per consentire ai governatori il terzo mandato sarà mantenuto. Se così fosse, l’epilogo più probabile sarebbe la bocciatura. E cioè, una crepa formale, vistosa se non clamorosa, dentro alla maggioranza. Ieri l’emendamento è stato dichiarato ammissibile dalla Commissione affari costituzionali e dunque, per ora, procede.
Eppure. Buona parte del centrodestra alimenta l’attesa medianica per l’evento di oggi, il comizio conclusivo di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani a Cagliari: «Lì si risolverà». Anche se, al momento, non è affatto certo.
E molti leghisti sussurrano: «Ascoltate Fedriga». Il governatore del Friuli-Venezia Giulia, infatti, lunedì una strada l’ha indicata: «Penso che del terzo mandato si possa parlare con molta più tranquillità dopo le elezioni europee».
Le regionali più importanti sono infatti quelle dell’anno venturo, e la stessa Giorgia Meloni in passato aveva affidato la partita al Parlamento, ma «senza fretta». Un primo risultato è che comunque la discussione dell’emendamento, semmai, arriverà la settimana prossima e non domani.
Ieri mattina, il capogruppo leghista Massimiliano Romeo aveva allargato le braccia con una dichiarazione suggestiva: «Aspetto indicazioni, ma a 360 gradi, non solo sul possibile ritiro». Più tardi, era circolato il messaggino sul «non ritiriamo».
Segno che l’indicazione era arrivata. E infatti, due diverse riunioni di maggioranza, distinte ma collegate, avevano prodotto una fumata nera: una alla Camera per le candidature alle amministrative, una al Senato appunto sugli emendamenti al decreto elettorale. Collegate perché la Lega non ha rinunciato all’idea di rivendicare la candidatura della Basilicata (FdI e Fi puntano alla riconferma di Vito Bardi) e nemmeno a quella di indicare il candidato per Cagliari. Dunque, le trattative si incrociano.
Massimiliano Fedriga A PONTIDA
Da FdI si sottolinea non solo che l’accordo tra alleati era per non presentare emendamenti, ma soprattutto che l’atteggiamento della Lega è «incomprensibile. Se mantengono l’emendamento, perdono e la partita è chiusa. Se lo ritirano, c’è il tempo per riparlarne dopo le Europee». Ma per la Lega, al momento, è «questione democratica e di principio». […]
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