matteo salvini - processo open arms

SALVINI SI GIOCA LA CARTA DEL PERSEGUITATO POLITICO – DOPO CHE LA PROCURA DI PALERMO HA CHIESTO DI CONDANNARLO A SEI ANNI PER IL CASO OPEN ARMS, IL LEADER LEGHISTA CHIAMA ALLA PROTESTA CONTRO I MAGISTRATI, EVOCA UNA “PONTIDA INTERNAZIONALE” CON ELON MUSK COME OSPITE: “RACCONTERÒ LA MIA STORIA ALL’ESTERO” – “IL FOGLIO”: “SE SALVINI VIENE CONDANNATO, MELONI GLI CHIEDERÀ DI RESTARE AL GOVERNO, PIÙ, E MEGLIO, DI PRIMA. LO DICONO DA PALAZZO CHIGI. LA VERA INCERTEZZA RIGUARDA IL PARTITO. IN LOMBARDIA, I LEGHISTI, COSA FARANNO, ASPETTERANNO I TEMPI DELLA GIUSTIZIA?

Estratto dell’articolo di Carmelo Caruso per “il Foglio”

 

MATTEO SALVINI NEL VIDEO SUL CASO OPEN ARMS

Sono due enormità: è un’enormità chiedere sei anni di galera per Salvini ed è un’altra enormità elevarlo a Salvini Allende. Si autoinserisce nel pantheon dei grandi perseguitati politici alla Sands, Nagy, Mandela. Al Federale di partito, convocato d’urgenza, il momento più drammatico si è registrato quando un leghista, con affetto, ha proposto: “Manifestiamo in autostrada. Difendiamo Matteo”. Non si può, dato che la Lega, con il ddl sicurezza, ha inasprito le pene per chi manifesta. Sarebbe ulteriore carcere. Autocomplotto. [...]

 

Si preparano manifestazioni, striscioni ai caselli. Salvini ha aggiunto due capitoli al suo libro, li distribuisce, online, con il titolo “Processo a un italiano”, perché queste sono adesso le sue prigioni. Vuole fare il giro del mondo e avere Musk a Pontida, una Pontida internazionale perché, dice, “racconterò la mia storia all’estero”.

 

MATTEO SALVINI A PALERMO PER IL PROCESSO OPEN ARMS

[...] Il 18 ottobre, a Palermo, per l’arringa di Giulia Bongiorno, che difende Salvini, si attendono i charter. Se Salvini viene condannato, Giorgia Meloni gli chiederà di restare al governo, più, e meglio, di prima. E lo dicono da Palazzo Chigi. La vera incertezza riguarda il partito. Un segretario di provincia, Bergamo, stava per essere bruciato alla griglia. Osa parlare ancora del congresso lombardo. Kamikaze.

 

[...] L’unico che rischia è lui, lui, lui solo. Gli hanno detto, e abbiamo scritto, di tutto, ma il Parlamento gli batteva le mani, il trenta per cento degli italiani era con lui. A processo deve andarci allora mezzo paese che lo chiamava “Capitano, mio Capitano”. Anche i rivali di Salvini dicono “non lo merita”, anche chi, in silenzio, lo ha contestato dice ora “non lo merita”. Dicono tutti “non lo merita”, “è troppo”, ma nessuno gli diceva allora di fermarsi, “lo diciamo per te”.

 

open arms

I leghisti erano sotto sbornia da governo gialloverde, solo Giulia Bongiorno si permetteva di spiegare: “Matteo, i processi fanno male, sono come le malattie, le malattie difficili”. Ora è Bongiorno a dire, al Federale, “ce la faremo, vedrai”, a ripercorrere la storia. Nella Lega si è sottovalutato questo processo, sembrava non fosse nulla di che, perfino gli stessi parlamentari leghisti conoscevano male l’intero fascicolo.

 

Quando si è votato in Parlamento, per mandare a processo Salvini, nessun leghista ha inseguito Giuseppe Conte, e chiesto: “Ma come fai? Mandi a processo Salvini perché non era più al governo conte, ma hai salvato l’altro, quello che stava al governo con te”. L’ordine di Salvini è infatti “attaccare Conte, il M5s ipocrita, attaccare anche Renzi che dice di essere garantista”. Intende farne una questione politica, sui margini della politica: “Guardate che il mio processo ricadrà su di voi”.

 

matteo salvini - processo open arms

Durigon, che ora è vicesegretario, ci soffre, si caricherebbe lui un po’ di anni. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che era allora capo di gabinetto, era appunto capo di gabinetto. Il processo è di Salvini, si tiene a Palermo, e in Sicilia c’è un modo di dire: “U cani che è miu?”.

 

E’ la scorciatoia per dire: “problemi tuoi, non miei”. Salvini ripete: “Ho difeso i miei confini”, e non sbaglia, ma sono passati governi e lui non è più invincibile, inoltre, con i decreti flussi, in Italia, oggi, si arriva che è una meraviglia, e bene.

 

giulia bongiorno matteo salvini - processo open arms

[...] Nella Lega scommettono che non lascerà, mai, mai lascerà la segreteria, almeno fino alle prossime politiche anche se ora è un Salvini turbato. A cosa gli serve la segreteria ora che è più di un segretario, un perseguitato politico, Salvini Allende? [...]

 

Al Federale c’è chi si interroga: raccolta firme sì o no? Infine la proposta dei caselli, andiamo in autostrada, la proposta che sembra il contrappasso. Non è forse stata la Lega ad aumentare le pene, carcere, per chi bloccava strade? E si può forse pensare al congresso in Lombardia? Ci sono segretari leghisti che inseriscono negli odg dei loro direttivi il tema congresso in Lombardia e Salvini, quando lo ha saputo, stava per sbattere la sedia, ma dato che alla fine è meglio dei fratelli d’Italia, i collerici, si è limitato a ricordare che le priorità sono “Pontida e il mio processo”.

matteo salvini - processo open arms

 

Spedisce lettere ai repubblicani americani, venite, a Orbán, anche lui invitato. Sta lavorando per far arrivare Musk nelle campagne lombarde, l’amico Elon che lo difende come fosse Stefano Candiani, l’amabile Candiani.

 

La priorità è il processo ma il processo durerà anni e servirà la Cassazione. In Lombardia, i leghisti, cosa faranno, aspetteranno i tempi della giustizia? Nella nuova segreteria non ci sono donne e a Milano c’è Silvia Sardone che non solo ha suoi voti personali, ma anche quelli di uno che la Lega la padroneggia come i due vecchi bastoni, Calderoli e Giorgetti.

 

E’ Davide Caparini (cinque legislature e poi in Lombardia, in regione) un altro pezzo di storia Lega e compagno di Sardone, una leghista che vuole il suo spazio perché non è che solo Vannacci può fare il suo movimento parallelo. “[...]

open arms salviniopen armsmatteo salvini - processo open armsMATTEO SALVINI NEL VIDEO SUL CASO OPEN ARMSmatteo salvini - processo open arms

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATI CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…

fulvio martusciello marina berlusconi antonio damato d'amato antonio tajani

DAGOREPORT – CE LA FARANNO TAJANI E I SUOI PEONES A SGANCIARE FORZA ITALIA DALLA FAMIGLIA BERLUSCONI? TUTTO PASSA DALLA FIDEIUSSIONI DA 99 MILIONI DI EURO, FIRMATE DA SILVIO, CHE TENGONO A GALLA IL PARTITO – IL RAS FORZISTA IN CAMPANIA, FULVIO MARTUSCIELLO, È AL LAVORO CON L’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, ANTONIO D’AMATO: STANNO CERCANDO DEI “CAPITANI CORAGGIOSI” PER CREARE UNA CORDATA DI IMPRENDITORI CHE “RILEVI” FORZA ITALIA - LA QUESTIONE DEL SIMBOLO E IL NOME BERLUSCONI…