
SAMBA TRISTE PER DILMA - CORSA FINITA PER "LA PRESIDENTA" CHE NON SI ARRENDE E ARRINGA I BRASILIANI: “E’ UN GOLPE. HO SOFFERTO IL DOLORE INDICIBILE DELLA TORTURA, ORA QUELLO ALTRETTANTO INNOMINABILE DELL'INGIUSTIZIA” - LA VITTORIA DELL'EX VICE TEMER AL GOVERNO SENZA DONNE
BRASILE CAMERA APPROVA IMPEACHMENT PER DILMA
Rocco Cotroneo per il “Corriere della Sera”
La fine di un' era è Lula con lo sguardo nel vuoto, pallido, gli occhi piccoli, mentre si tortura baffi e barba con una mano. Impietrito. Si muove appena per trovare un fazzoletto e asciugarsi il sudore, mentre Dilma è davanti a lui di pochi metri e grida alla piccola folla. Lui sa che è finita, lei non ci vuol credere. Tredici anni fa l' ex operaio arrivava alla presidenza del Brasile dopo una lunga marcia iniziata nel sindacato, sotto la dittatura militare.
Diventava icona mondiale. Ora la sua erede finita nella polvere - in buona parte per incapacità politica - continua a gridare al complotto, al golpe, chiama alla resistenza, usando parole che in America Latina non si sentivano da decenni.
Ma non siamo in Cile nel 1973 e la Rousseff non è sotto i bombardamenti dei militari: c' è una limousine ad accompagnarla fuori dal palazzo del Planalto, dove da ieri sera c' è un nuovo inquilino, il «presidente in esercizio», Michel Temer.
La Rousseff ha perso anche la battaglia in Senato e da ieri è fuori dalla presidenza. Ufficialmente è un allontanamento a tempo, fino alla conclusione del processo di impeachment.
Sei mesi. Ma pochi credono che possa tornare. Anche la seconda sconfitta è pesante, 55 senatori la accusano e soltanto 22 la difendono. Oltre i due terzi dell' Assemblea, in una proporzione simile a quella registrata alla Camera. La votazione finisce solo alle sei del mattino e poche ore dopo la presidente riceve la notifica ufficiale.
Poi scende in una sala del palazzo per la prima dichiarazione, attorniata dagli ultimi fedelissimi, parlamentari, ministri, collaboratori, che la accolgono con lo slogan «Dilma guerriera del popolo brasiliano».
Si avvicina al microfono, in prima fila ci sono soltanto donne (un messaggio subliminale: il futuro governo Temer avrà solo ministri uomini), lei è vestita di bianco. Qui e poi fuori tra la gente scaricherà accuse di fuoco sulla classe politica che ha deciso di immolarla:
«C' è stata una cospirazione, preceduta da un sabotaggio, hanno impedito il recupero dell' economia per riprendersi con la forza quello che non avevano conquistato nelle urne. Poi hanno creato l' ambiente propizio per il golpe». Altro parallelo col passato: «Io ho sofferto il dolore indicibile della tortura, ora quello altrettanto innominabile dell' ingiustizia».
Dilma minaccia e spaventa. «Mantenetevi mobilizzati, uniti e in pace. La lotta per la democrazia non ha data per terminare». Ai movimenti sociali che l' hanno appoggiata lancia un avvertimento: potreste essere vittime della repressione del prossimo governo. Ma la giornata è tranquilla. La notizia era scontata, c' è pochissima gente nelle strade delle città, nemmeno gli oppositori sono scesi in strada a festeggiare.
Eppure il segretario dell' Onu Ban Ki-moon teme il peggio e invita i brasiliani «alla calma e al dialogo». Temer si fa vedere nel pomeriggio. I nuovi ministri sono quasi tutti vecchie volpi della politica, alcuni stavano con Dilma fino a due settimane fa.
2. LA VITTORIA DELL'EX VICE TEMER AL GOVERNO SENZA DONNE
O. C. per “la Repubblica”
Due ministri indagati, che negano tutto; un altro ministro, quello dei Trasporti, ex condannato; e un leader dell’opposizione, Aécio Neves, che porta il suo partito (Psdb) nel governo, per la prima volta dopo 13 anni, ma che finisce nei guai per un conto bancario segreto in Liechtenstein dove avrebbe nascosto fondi neri.
Inizia anche così l’avventura di Michel Temer, l’ex vice di Dilma, che da ieri è il nuovo presidente a interim del Brasile. Ma la vera sorpresa è che l’audace Temer, «il regista del Golpe» secondo Dilma, è riuscito a convincere i più tenaci avversari della presidenta a collaborare con lui. Così quando ieri sera ha diffuso la lista dei ministri è venuto fuori un nome pesantissimo: quello di José Serra, un padre storico dei socialdemocratici brasiliani (Psdb, centro destra), ex governatore di San Paolo, che ha accettato il ministero degli esteri. Con lui ci sono altri due esponenti del principale partito che è stato fino a ieri all’opposizione.
Un segnale del fatto che Temer pensa a un esecutivo di transizione allargato che duri fino al prossimo appuntamento elettorale, alla fine del 2018. L’altro nome forte è il ministro delle Finanze, Henrique Meirelles. Professionista apprezzato dai mercati, che fu a lungo presidente della Banca Centrale con Lula. I ministri sono in tutto 21, un segnale di sobrietà verso l’opinione pubblica. Nell’ultimo governo di Dilma s’erano gonfiati fino a 32.
Ma, a sorpresa, non c’è neppure una donna. Cosa che, stando alle statistiche, non accadeva dal 1985. Nonostante l’appoggio del maggior partito che stava all’opposizione — ieri sera Aécio Neves ha diffuso un messaggio video nel quale ha detto che «È ora di voltare pagina e lavorare insieme contro la crisi», il compito di Temer non è affatto facile. Se si votasse oggi, una sua candidatura varrebbe meno del 2 percento dei suffragi. E poi dovrà affrontare la profonda recessione economica brasiliana con misure molto impopolari per contenere il deficit pubblico.
Inoltre la maggiore inchiesta sulla corruzione di imprenditori e politici, l’operazione Lava Jato dei giudici di Curitiba, la “Mani pulite” del Brasile, è ancora aperta e potrebbe colpire ovunque, indebolendo anche il nuovo governo. Non è un segreto che anche il nome del neo presidente è citato nelle carte dell’inchiesta, né che uno dei principali leader del suo partito, l’ex presidente della Camera Eduardo Cuhna, è stato appena sospeso dalla Corte Suprema per conti correnti con milioni di dollari nascosti in Svizzera. ( o. c.)
MARCELA TEDESCHI TEMER
JOAO SANTANA - LULA - DILMA ROUSSEFF
la presidente brasiliana dilma rousseff
DILMA
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