SAPETE CHI CE LO METTE IN QUEL POSTO SUI MIGRANTI? I GOVERNI DEL “GRUPPO DI VISEGRAD”, POLONIA, UNGHERIA E REPUBBLICA CECA, VICINI A GIORGIA MELONI - SI OPPONGONO AL NUOVO PATTO SU MIGRAZIONE E ASILO, CHE DOVREBBE SUPERARE LE REGOLE DI DUBLINO E A RAFFORZARE IL CONTROLLO ALLE FRONTIERE UE: NON VOGLIONO L’OBBLIGO DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE IN CASO DI STRUMENTALIZZAZIONE DEI MIGRANTI DA PARTE DI UN PAESE OSTILE, COME ACCADUTO CON LA BIELORUSSIA - MA SI OPPONGONO ANCHE LA GERMANIA E PAESI BASSI, CONTRARI A DEROGHE CHE POTREBBERO FAVORIRE I MOVIMENTI SECONDARI…
Estratto dell’articolo di David Carretta per “il Foglio”
L’obiettivo di approvare entro la fine della legislatura il nuovo Patto su migrazione e asilo, che dovrebbe contribuire a superare le regole di Dublino e a rafforzare il controllo alle frontiere esterne dell’Unione europea, è di nuovo messo in discussione, dopo che il Parlamento europeo ha sospeso i negoziati con il Consiglio per lo stallo tra i governi su un provvedimento che dovrebbe aiutare i paesi in prima linea in caso di afflusso massiccio.
La colpa? Si è formata una strana alleanza tra gli stati membri del nord, guidati dalla Germania, che non vogliono allentare la responsabilità in caso di crisi, e quelli dell’est, guidati dalla Polonia, che chiedono di disapplicare i loro obblighi di protezione internazionale quando i migranti vengono usati come arma da paesi terzi.
Nord ed est formano una minoranza di blocco, che impedisce l’approvazione a maggioranza qualificata. Ancora una volta, a essere decisivi sono i governi nazionalisti del gruppo di Visegrad, gli alleati formali o naturali di Giorgia Meloni, che per difendere i loro interessi minano quelli dell’Italia. Era già accaduto in giugno, quando il Consiglio aveva approvato a maggioranza il principio della solidarietà obbligatoria sotto forma di ricollocamenti di richiedenti asilo o contributi finanziari.
L’opposizione di Polonia, Ungheria e Repubblica ceca a ogni forma di solidarietà rimane la più grave minaccia per il nuovo Patto migratorio. […] Ciascun regolamento fa parte di un pacchetto nel quale quasi tutti i provvedimenti sono collegati. Occorre anche preservare un equilibrio tra responsabilità dei paesi di primo ingresso e solidarietà da parte degli altri stati membri. Per questa ragione – ha spiegato Yoncheva – il Parlamento ha preso la “decisione di sospendere i negoziati con il Consiglio sui regolamenti Eurodac e sullo screening”, fino a quando i governi non avranno sbloccato il regolamento sulle crisi.
GIORGIA MELONI E IL NERO DI WHATSAPP - MEME
I regolamenti Eurodac e screening rafforzano gli obblighi dei paesi di primo ingresso su identificazione, registrazione e uso delle banche dati per reprimere i movimenti secondari verso altri stati membri. Il regolamento sulle crisi stabilisce i meccanismi per sostenere i paesi di primo ingresso, comprese deroghe alle regole più stringenti, in caso di pressione migratoria straordinaria.
Le motivazioni del fronte del nord e di quello dell’est sul regolamento sulle crisi sono diverse. Germania e Paesi Bassi sono contrari a deroghe che potrebbero favorire i movimenti secondari. Il gruppo di Visegrad e i paesi Baltici vorrebbero affrancarsi dagli obblighi sulla protezione internazionale (e fare respingimenti) in caso di strumentalizzazione dei migranti da parte di un paese ostile, come accaduto con la Bielorussia.
[…] la situazione a Lampedusa potrebbe favorire una soluzione, in particolare se convincerà Germania e Paesi Bassi ad avere un atteggiamento più costruttivo sul regolamento sulle crisi. I ministri dell’Interno dovrebbero discuterne al Consiglio Giustizia e Affari interni il 28 settembre, quando parleranno anche dagli sbarchi a Lampedusa e del piano d’azione presentato dalla Commissione. Il braccio di ferro avviato dal Parlamento europeo è indicativo di quanto sarà difficile approvare tutti i provvedimenti del Patto della fine della legislatura.
I deputati insistono per più solidarietà e, se ci saranno troppe concessioni al Parlamento europeo, alcuni governi potrebbero rinnegare le intese raggiunte al Consiglio. […] questo episodio dimostra, per l’ennesima volta, che la più grave minaccia per gli interessi dell’Italia sono gli alleati di Meloni.