SAPETE CHI GODE PER L’ELEZIONE DI TRUMP? TUTTI, TRANNE L’EUROPA - E’ PAZZA PER IL TYCOON LA MAGGIORANZA DEI CITTADINI IN INDIA, ARABIA SAUDITA, CINA, BRASILE, SUDAFRICA E RUSSIA - E PRENDENDO LA MEDIA DI NOVE STATI DELL’UE, TRA CUI GERMANIA, FRANCIA, SPAGNA, ITALIA E POLONIA, SOLO IL 22% DEGLI EUROPEI AFFERMA DI CONSIDERARE GLI STATI UNITI UN “ALLEATO”. IL 51% AFFERMA DI VEDERE GLI AMERICANI COME UN “PARTNER NECESSARIO” - SONO PIÙ NUMEROSI I CINESI CHE CONSIDERANO LA RUSSIA UN ALLEATO (39%) E I RUSSI CHE RICAMBIANO VERSO LA CINA (36%) RISPETTO AGLI EUROPEI CHE VEDONO CON FAVORE GLI USA - NON SOLO: MOLTI PAESI CONTINUANO A CONSIDERARE LA RUSSIA UN PARTNER ACCETTABILE, NONOSTANTE LA GUERRA IN UCRAINA - LE 4 LEZIONI PER L’UE SECONDO IL SAGGISTA TIMOTHY GARTON ASH...
Estratto dell’articolo di Timothy Garton Ash per “la Repubblica”
Nel momento in cui il presidente statunitense di ritorno, Donald Trump, punta gli occhi sulla Groenlandia, su Panama e sul Canada, come Vladimir Putin ha fatto con la Crimea e Xi Jinping con Taiwan, si qualifica come sintomo e causa di un nuovo disordine mondiale. Il trumpismo è solo una variante del transazionalismo […]
La Russia e la Cina sono ora grandi potenze revisioniste, mentre Turchia, Brasile e Sudafrica sono liete di giocare con tutte le parti. […] La maggior parte degli europei va avanti come se vivessimo ancora nel tempo di pace del tardo XX secolo, ma il mondo intorno a noi somiglia sempre più all’Europa della fine del XIX, fatta di potenze in feroce competizione e imperi in grande stile. Perché oggi il palcoscenico geopolitico è planetario e i contendenti sono in gran parte Stati non occidentali.
volodymyr zelensky emmanuel macron donald trump
Gli Stati Uniti di Trump probabilmente si comporteranno più come le altre potenze transazionali […] Queste dure realtà sono messe in luce da un sondaggio globale di opinione condotto in 24 Paesi e pubblicato dall’European Council on Foreign Relations (Ecfr). Lo studio è fatto in collaborazione con il nostro progetto di ricerca dell’Università di Oxford dal titolo “Europe in a Changing World” ed è il terzo che abbiamo condotto dal 24 febbraio 2022, quando l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin ha messo fine all’era post-Muro.
[…] Molte persone nel mondo al di fuori dell’Europa accolgono con favore la venuta di Trump, affermando che sarà un bene per il loro Paese, per la pace nel mondo e per arrivare alla pace in Ucraina e in Medio Oriente. In India e Arabia Saudita sono la maggioranza e […] la maggioranza o la pluralità in Cina, Brasile, Sudafrica e Russia.
[…] l’Europa e la Corea del Sud (che, come l’Europa, dipende dagli Usa per la sicurezza) sono casi isolati nel livello di preoccupazione per l’impatto trumpiano.
Come abbiamo già riscontrato nei due sondaggi precedenti, molti Paesi continuano a considerare la Russia di Putin come un partner internazionale accettabile, benché stia conducendo una brutale guerra neocoloniale contro l’Ucraina. La maggioranza o la pluralità dei soggetti dichiara di pensare che la Russia eserciterà maggiore influenza globale nel prossimo decennio. Alla faccia dei discorsi prematuri e compiaciuti dei leader occidentali sulla “sconfitta strategica” della Russia in Ucraina. Non è così che appare al resto del mondo.
Senza dubbio i più pensano anche che gli Stati Uniti, già potenti, guadagneranno ulteriore influenza globale nel prossimo decennio. Ma poi abbiamo chiesto agli intervistati se pensano che nei prossimi 20 anni “la Cina sarà la potenza più forte del mondo, più degli Stati Uniti”. In quasi tutti i Paesi oggetto del sondaggio la maggioranza ha risposto che sì, la Cina sarà più forte degli Stati Uniti.
Persino negli Usa gli intervistati che hanno espresso un’opinione chiara sono divisi al 50%. Solo in Corea del Sud e in Ucraina esiste una fiducia schiacciante nel fatto che gli Stati Uniti rimangano la potenza dominante. Se questo è il mondo, che dire dell’Occidente?
Alla fine del 2022, sotto lo shock dell’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, dal nostro sondaggio emerse un Occidente in gran parte unito, separato dal resto del mondo. Non è più così. A livello oggettivo il rapporto transatlantico rimane un’alleanza più permanente, strutturata e profonda di quanto si sia mai visto finora nel gruppo Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, ora affiancati da altri cinque Paesi) o in un presunto asse tra Russia, Cina, Iran e Corea del Nord. Loro non hanno un equivalente della Nato.
A livello soggettivo il discorso è diverso. Uno dei risultati più sorprendenti del sondaggio di quest’anno è che, prendendo la media di nove Stati dell’Ue, tra cui Germania, Francia, Spagna, Italia e Polonia, solo il 22% degli europei afferma di considerare gli Stati Uniti un “alleato”. Un ulteriore 51% afferma di vederli come un “partner necessario”, ma che tipo di alleanza è quando meno di un quarto delle persone intervistate considera l’altra parte un alleato? In effetti sono più numerosi i cinesi che considerano la Russia un alleato (39%) e i russi che ricambiano il complimento nei confronti della Cina (36%) rispetto agli europei che vedono con favore gli Usa.
Scavando più a fondo, inoltre, si scopre che gli europei sono divisi nel modo di reagire a Trump. I Paesi dell’Europa sud-orientale (Ungheria, Bulgaria, Romania) si mostrano più positivi nei suoi confronti. E basta guardare all’entusiastica accoglienza riservatagli da politici europei come Giorgia Meloni, Viktor Orbán e Nigel Farage. L’avvento di Trump potrebbe spingere l’Europa a fare di più per la propria difesa, ma non vedremo mai un fronte europeo unito contro il trumpismo. I singoli Paesi europei cercheranno di concludere accordi speciali con gli Stati Uniti.
[…] Un’Europa divisa, un Occidente diviso, un mondo transazionale: e allora cosa si può fare? Le democrazie liberali in generale e quelle europee in particolare dovrebbero trarne quattro insegnamenti.
Primo, vedere il mondo per quello che è, non per come vorremmo che fosse.
Secondo, smetterla di blaterare sul Sud globale e considerare questi Paesi per come si vedono loro: grandi e medie potenze individuali con storie, culture e interessi nazionali specifici. Quindi abbiamo bisogno di una politica specifica, su misura, per India, Turchia, Cina, Sudafrica e così via.
Terzo, dimenticare una visione binaria, stile Guerra fredda, del tipo “sei con noi o contro di noi?”. In un “mondo à la carte” come lo ha definito il rapporto Ecfr-Oxford, queste potenze sono pronte a stare accanto agli Stati Uniti in un’area politica, alla Cina in un’altra, alla Russia in una terza e all’Europa in un modo diverso ancora.
Pur tappandoci il naso, dovremmo essere pronti ad agire in maniera simile, ad esempio facendo affari con la Cina su questioni economiche e ambientali, anche se deploriamo le violazioni dei diritti umani. Questo è difficile per le società liberali basate sui valori, molte delle quali sono unite in un’Unione europea fondata sul diritto […]
Infine la fortuna favorisce i forti. Per un’Europa composta interamente da potenze piccole e medie, l’unico modo per generare una forza adeguata è con un’azione collettiva coordinata, inclusa una relazione più stretta tra Regno Unito ed Europa continentale.
L’unità è forza. […]