SAPEVATE CHE PIERRETTE, LA MAMMA DI MARINE LE PEN, DOPO AVER MOLLATO IL MARITO JEAN MARIE, POSO’ NUDA PER PLAYBOY? SPARI’ CON UN GIORNALISTA. POI, EBBE LA FACCIA TOSTA DI CHIEDERE GLI ALIMENTI E JEAN-MARIE REAGÌ: “VA’ A LAVORARE”. LA BIONDA TARDONA, PER RIPICCA E PER SOLDI, POSÒ IN UN SONTUOSO SERVIZIO FOTOGRAFICO. IL TITOLO, IRONIZZANDO SULLA INGIUNZIONE DI JEAN-MARIE, ERA: “MADAME LE PEN LAVORA. NUDA” – IL RITRATTO DI MARINE LE PEN NEL LIBRO “FACCE DA CASTA” DI GIANCARLO PERNA
Estratto dal libro “Facce da casta” di Giancarlo Perna
Il boato fu tremendo e gli effetti della bomba disastrosi: l’appartamento parigino di Jean-Marie Le Pen, fondatore del Front National, era distrutto. Fu un miracolo se ne uscirono vive le tre biondissime figlie del capopopolo francese: Marie Caroline, Yann e la piccola Marine di 8 anni. Era il 2 novembre 1976, giorno dei morti. Data scelta dai sinceri democratici per dare una tinta funerea alla punizione dell’avversario di destra. È in questo clima che Marine, di cui oggi ci occupiamo, si è arrampicata fino a sfiorare l’Eliseo (…)
Dopo la bomba, i Le Pen se la filarono da Parigi, acquistando la villa di Montretout sulle colline di Saint Cloud, qualche chilometro dalla capitale. Da allora, Montretout, oltre che l’abitazione di famiglia, divenne per il Front national un simbolo, come la magione di Arcore per i berlusconiani. Avendo per padre Jean-Marie, la vita di Marine non fu mai banale. L’uomo, prima di entrare in politica intorno al 1965, ebbe giovinezza avventuriera. Figlio di un pescatore, fu pescatore a sua volta per guadagnarsi da vivere. Per mantenersi agli studi (laurea in Legge), lavorò in miniera. Poi, si arru lò paracadutista e combatté in Indocina e Algeria.
A Parigi, frequentava biscazzieri e protettori. Il più noto, Henri Botey, esercente di night e alberghi a ore, fu suo intimo. Così, alla nascita nel 1968 dell’ultimogenita, la nostra Marine, Jean-Marie volle che Botey ne fosse padrino al battesimo. L’amico si prestò, promettendo di fare da secondo padre alla piccola. Non ne ebbe però il modo, perché finì in una retata a Pigalle e marcì in galera come “primo prosseneta di Francia”.
La giovinezza di Marine fu anche rabbuiata dalla fuga da casa della madre, Pierrette Lalanne. Dopo un matrimonio complice – fu Pierrette a suggerire a Jean di aggiungere quel Marie al nome, per attirare le elettrici devote della Vergine –, l’unione si slabbrò. Venne a Montretout un giornalista per intervistare Pierrette sul marito e lei sparì col giovanotto. Poi, ebbe la faccia tosta di chiedere gli alimenti e Jean-Marie reagì: “Va’ a lavorare”. La bionda tardona, per ripicca e per soldi, posò allora nuda su Playboy in un sontuoso servizio fotografico. Il titolo, ironizzando sulla ingiunzione di Jean-Marie, era: “Madame Le Pen lavora. Nuda”.
facce da casta - giancarlo perna
All’unisono le tre figlie, per bocca di Marine, ormai sulla ventina, la ripudiarono: “Dopo le foto, non possiamo più considerarla nostra madre. Una madre non è una pubblica discarica”. Un’anticipazione della vis po- lemica di cui farà sfoggio successivamente. Il primo gesto politico di Marine, solidamente ancorata alle idee paterne, risale ai suoi 13 anni. Era il 1981 e il sociali- sta, François Mitterrand, aveva vinto le elezioni presidenziali. L’indomani, la ragazzina si presentò in classe con la fascia nera al braccio, simbolo di lutto nazionale.
Trastullona per natura e accanita frequentatrice di boites de nuit, l’adolescente fu liceale mediocre e acciuffò il diploma solo all’esame di ripa- razione. Stessa musica alla facoltà di Legge. Un suo docente, consigliere politico di Jean-Marie, Jean-Claude Martinez, la stroncò dicendo: “Molto mediocre e molto festaiola”. Presa la laurea, per sei anni fu avvocato di medio livello, difendendo immigrati senza documenti. Pur riservata sulle proprie idee, l’ombra del padre la inseguiva: se si candidava a cariche elettive avvocatesche, era ostracizzata.
Erede di Jean-Marie nel partito, era stata designata la sorella maggiore, Marie Caroline. Costei, però, insofferente de- gli estremismi paterni, ne appoggiava il rivale interno, Bruno Mégret. Il padre la scaricò e Marine, insoddisfatta del Foro, si infilò nella lite, sostituendo la sorella nel Front. Eravamo alla vigilia del Duemila. La giovane donna aveva già alle spalle un matrimonio fallito e tre figli. Riconvolò a nozze ma divorziò di nuovo. Adesso è legata a Louis Aliot, che è anche il suo vice nel partito, tanto per fare tutto in famiglia. I due non intendo- no sposarsi, né vivono insieme, poiché i Le Pen si fanno un dovere di non essere banali. Torniamo agli esordi politici di Marine. Per distinguersi dalla sorella ribelle, debuttò come guardiana dell’ortodossia lepenista.
Compilava dossier e organizzava purghe degli infidi. Si fece detestare, guadagnandosi tre nomignoli: “poliziotta”, “guardia rossa”, “kapò”. Li accettò orgogliosamente tutti. Il Comitato centrale gliela fece pagare, votandone la retrocessione nelle retrovie. Per ripicca, il padre, presidente e padrone del partito, la promosse il giorno successivo vice presidente del Front. Si fece le ossa nelle circoscrizioni minerarie del Nord, al confine col Belgio, confidando anche nel suo aspetto fisico “fiammingo”, adatto a quelle latitudini.
Nel 2004, fu eletta eu- rodeputato. Resterà a Strasburgo fino al 2017, quando entrò, per la prima volta, all’Assemblea nazionale. Intanto, com’era fatale, prese a scontarsi col padre. Come già alla sorella, dava- no fastidio pure a lei gli eccessi nostalgici, oscillanti tra giustificazionismo delle ribalderie naziste e nostalgia del pétainismo. Un bel giorno, Jean-Marie se ne uscì con un “l’occupazione tedesca non fu così inumana”, doppiata tempo dopo da un “le camere a gas naziste sono un piccolo dettaglio nella storia della II guerra mondiale”. A parte che si beccò una condanna per incitazione all’odio razziale, a reagire fu la stessa Marine che, per protesta, lasciò l’abitazione comune di Montretout insieme con i figli.
pierrette le pen madre di marine su playboy
Le cose si ricomposero, ma le prese di distanza della figlia si accentuarono, mentre il padre invecchiando tendeva a delegarle la linea del partito. Nel 2010, eletta presidente del Front, con Jean-Marie, presidente onorario, tutto cambiò. Gli eccessi destrorsi furono ripudiati. Marine si proclamò “né di destra, né di sinistra”. Si schierò idealmente con Charles De Gaulle, contro l’idolo paterno, il maresciallo Philippe Pétain. Riprese il motto repubblicano, “liberté, égalité, fraternité”, in oppo- sizione al petainista, “lavoro, famiglia, patria”. In un discorso, fece questo omaggio alla sinistra: “Ha sempre combattuto immense battaglie di libertà, in nome della Ragione, contro le verità rivelate”. Faceva tutto questo, tra i mugugni dei colla- boratori, per togliere al Front quell’alone mefistofelico che gli aveva impresso il padre e che impediva al partito di imporsi. L’operazione fu battezzata “dédiabolisation”, sdiabolizzazio- ne.
Attenuò anche il profilo anti immigratorio di Jean-Marie e parlò di Islam francese. Già il padre però aveva mostrato rispetto per i musulmani quando, ufficiale nell’Algeria ribelle degli anni ’50, li seppelliva secondo il proprio rito anziché gettarne i corpi in mare come era in uso tra i colonialisti. Infine, dopo la cacciata del padre dal partito (2015) e la rinascita del Front col nuovo nome di Rassemblement National (2018), Marine ha ridefinito la sua posizione sull’Ue. Condannando l’attuale “progetto tecnocratico e totalitario, contrario alle nostre libertà”, ha riproposta pari pari la visione che De Gaulle ne aveva mezzo secolo fa: una Unione paneuropea che includa la Russia. Questa è Marine Le Pen, in prospettiva grande al- leata di Matteo Salvini. Ci si riconosceranno i populisti italiani?
marine le pen con i parlamentari di rassemblement national bardella marine le penMARINE LE PEN E VLADIMIR PUTINmarine le pen