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SATAN ALEPPO - RAGGIUNTA LA TREGUA NELLA CITTÀ SIRIANA PER EVACUARE CIVILI E COMBATTENTI, DOPO GIORNI DI MASSACRI NELLA ZONA CONTROLLATA DAI RIBELLI ANTI-ASSAD (CHE PER MOSCA E DAMASCO SONO SOLO TERRORISTI) - PERSINO IL MOSCIO BAN KI-MOON ORA DENUNCIA LE 'ATROCITÀ' COMPIUTE PER RIPRENDERE LA CITTÀ UN TEMPO ROCCAFORTE DELL'OPPOSIZIONE SUNNITA AL REGIME ALAWITA
ALEPPO COMBATTENTI PRO ASSAD FESTEGGIANO
TREGUA AD ALEPPO PER EVACUARE CIVILI E COMBATTENTI
(ANSA-AP) - E' stato raggiunto l'accordo sul cessate il fuoco per consentire a "combattenti e civili di lasciare Aleppo". Lo annunciano i ribelli siriani. sama Abu Zayd, consigliere legale dell'Esercito libero siriano, ha precisato che il cessate in fuoco entrerà in vigore questa sera, quando un primo gruppo di persone inizierà l'evacuazione. Né Damasco né Mosca hanno ancora confermato il raggiungimento dell'intesa.
RUSSIA CONFERMA CESSATE IL FUOCO ALEPPO
(ANSA) - L'ambasciatore russo all'Onu ha confermato il raggiungimento di un cessate il fuoco per consentire ai ribelli di lasciare la città. Lo riferisce la Dpa.
Lorenzo Cremonesi per www.corriere.it
Mosca e Damasco li chiamano «terroristi». Ma sono di civili le grida di aiuto che giungono da Aleppo. «Ci massacrano. Aiutateci! Gli sciiti di Hezbollah e i miliziani di Assad selezionano gli uomini quando si arrendono con le loro famiglie. Li prendono, li picchiano e poi spariscono. Non sappiamo più nulla di loro. Ma sentiamo spari, tanti spari. Che li stiano già fucilando?», ci diceva via Skype dal quartiere circondato di Salaheddin tre giorni fa Ismail Alabdullah, noto Casco Bianco (come vengono chiamate le squadre di soccorso che cercano i sopravvissuti tra le macerie). «Non so se potrò parlare ancora. Ci stanno bombardando», diceva a sera tarda domenica.
La tragedia di Aleppo in tempo reale
Ora il suo numero tace. Ma non c’è silenzio sulla tragedia di Aleppo. Nell’era dell’informazione globalizzata non si può più censurare come fece la dittatura siriana a Hama nel 1982. Allora non c’era ancora internet, non esistevano i social media, non il tam tam della rete. Quanti furono i morti allora sotto il pugno di ferro degli Assad: dieci- ventimila? Ci vollero mesi per cercare di intuire la verità, ma l’attenzione del mondo era già altrove.
Oggi no, non è così. Basta volere ascoltare. La tragedia di Aleppo ci sta arrivando in tempo reale. Ancora tre settimane fa si parlava di 250.000 persone intrappolate nelle zone orientali. Ora sono ridotte a forse 50.000. Gli altri sono nelle mani del regime e tutto ciò inquieta, fa paura. Per molti aspetti una tragedia annunciata. Già all’inizio delle rivolte contro il regime nella primavera 2011 le manifestazioni pacifiche furono represse nel sangue con violenza inaudita e sproporzionata.
Di quei primi due anni di massacri, torture, violazioni gravissime dei diritti umani abbiamo persino le foto della famosa raccolta Caesar. Fu un fotografo assoldato dal regime per documentare i morti in carcere a farla conoscere all’estero: foto di circa 6.000 uomini torturati, tanti giovani, gli occhi strappati, segni di violenze con l’elettricità, fustigati a morte, affamati, magri come pupazzi secchi.
Quei sistemi non sono cambiati. Anzi, sono peggiorati negli anni. Isis sbandiera le sue violenze sulla rete. Il regime di Assad è molto più accorto: le nasconde. Ma il risultato non cambia. Aleppo potrebbe diventare la nuova Hama. Oppure la nuova Grozny, visto che ora sono coinvolti anche i russi. Il loro sistema tutto sommato ha funzionato. Noi oggi in genere ricordiamo solo il terrorismo ceceno, non il movimento di protesta di un popolo ridotto in silenzio con la forza.
L’allarme di Ban Ki-moon
Ora persino il cauto Ban Ki-moon denuncia allarmato «le voci e i racconti di atrocità commesse contro un grande numero di civili ad Aleppo». Il Comitato Internazionale della Croce Rossa rilancia i timori di massacri su larga scala da parte dei lealisti a Bashar Assad, continua a denunciare il bombardamento sistematico di cliniche e ospedali da parte dell’aviazione russa e aggiunge: «Letteralmente gli abitanti di Aleppo est non sanno dove scappare». Via rete arrivano foto terribili, rumori di spari, gente che chiede pietà, gruppi di affamati, donne, bambini, vecchi. Gli uomini giovani sono sempre meno visibili. Il regime dice che li prende per arruolarli nell’esercito. Ma poi svaniscono nel nulla.
I media della dittatura mostrano video dei loro soldati festeggianti, spari in aria, pattuglie in avanzata nel cuore dei quartieri sventrati tenuti dai ribelli sino a poche ore fa. I pochi reporter stranieri sul posto sono stati accuratamente scelti come «graditi». Non c’è posto per i critici. E non a caso le maggiori testate occidentali non hanno ricevuto il visto. Come ai tempi della Guerra Fredda in Russia, o dei regimi di Saddam Hussein e di Gheddafi. Non c’è spazio per il dissenso, per la critica.
Tanto Putin e Assad sanno che, almeno per il momento, hanno mano libera. Trump pare persino propenso a collaborare con Mosca. Così ad Aleppo i diritti umani sono calpestati, violati, offesi. L’Europa, come quasi sempre nella Siria post-2011, ad Aleppo non c’è, non ha voce in capitolo. In nome della «guerra al terrorismo» ad Aleppo si sta consumando l’ennesimo crimine contro l’umanità.