mohammed bin salman riscaldamento globale cambiamento climatico

LA TRIVELLA CE L'HANNO MESSA PROPRIO LI' - NELLA PRIMA BOZZA DEL DOCUMENTO FINALE DELLA COP26 NON C’È NESSUN RIFERIMENTO AI COMBUSTIBILI FOSSILI. LA LOBBY DEL PETROLIO, GUIDATA DALL’ARABIA SAUDITA, HA VINTO ANCHE QUESTA VOLTA - INTANTO SUL VERTICE “DELLE BUONE INTENZIONI” ARRIVA UN’ALTRA BOMBETTA DAL “WASHINGTON POST”, CHE DENUNCIA IL DIVARIO TRA LE EMISSIONI DI CO2 DICHIARATE DA DIVERSE NAZIONI CON QUELLE EFFETTIVAMENTE IMMESSE NELL’ATMOSFERA

mohammed bin salman 2

1 - LE FONTI FOSSILI FUORI DALL'INTESA IRA SUI SAUDITI: «C'È IL LORO STOP»

Sara Gandolfi per il "Corriere della Sera"

 

C'era grande agitazione ieri nelle stanze chiuse dei negoziatori. E non solo per il ritorno tanto atteso di Barack Obama. Domenica notte è iniziata a circolare la prima bozza del documento politico finale di Cop26, diffusa dal presidente Alok Sharma.

 

alok sharma 1

Il «Non paper: sommario sui possibili elementi identificati dalle Parti» elenca adattamento, finanza, migrazioni, partecipazione dei giovani e giusta transizione. Cita l'obiettivo del Net Zero (l'economia a emissioni zero) entro il 2050, il target inseguito da Usa ed Unione Europea, e l'«urgenza di un'azione per mantenere vivo l'obbiettivo di 1.5°C».

 

Esprime pure «profonda preoccupazione» per l'obiettivo non ancora raggiunto del fondo per il clima da 100 miliardi di dollari. Ma in quella lista di due paginette non sono mai citati i combustibili fossili. E tanto basta per scatenare, dietro le quinte, la delusione dei Paesi più vulnerabili e anche di quelli più ambiziosi.

 

Per ora i delegati non commentano pubblicamente e prosegue il lavorio diplomatico. Ma è sulla bocca di tutti che il grande nemico, oggi come due anni fa a Madrid, è l'Arabia Saudita che si sarebbe messa di mezzo per far togliere dalla dichiarazione finale ogni riferimento ai combustibili fossili.

BARACK OBAMA ALLA COP26 DI GLASGOW

 

Per ora ci è riuscita, nonostante la «Dichiarazione globale di transizione dal carbone all'energia pulita» firmata da una quarantina di Paesi giovedì scorso (senza Usa, Russia, Cina, India, Australia). «È molto preoccupante che la prima bozza dell'accordo di Glasgow sia così debole», afferma Jennifer Morgan, direttrice di Greenpeace International.

 

MOHAMMED BIN SALMAN

Ieri mattina un'altra bomba era esplosa sul vertice delle buone intenzioni», come è stata ribattezzata Cop26 tra gli addetti ai lavori. Il Washington Post ha pubblicato un'inchiesta in cui denuncia il forte divario fra le emissioni di CO2 dichiarate da diverse nazioni rispetto a quanto effettivamente immesso in atmosfera: un divario che varia tra 8,5 miliardi e 13,3 miliardi di tonnellate all'anno di emissioni sottostimate.

 

saudi aramco 2

Tutti i modelli di previsione rischiano di saltare. «Se non conosciamo lo stato delle emissioni oggi, non sappiamo se le stiamo riducendo in modo significativo e sostanziale», ha dichiarato al quotidiano Rob Jackson, presidente del Global Carbon Project. Secondo il Washington Post nella fascia bassa il divario è maggiore delle emissioni annuali di gas serra degli Usa, nella fascia alta si avvicina alle emissioni record della Cina e pari al 23% del contributo totale dell'umanità al riscaldamento del Pianeta.

 

riscaldamento globale 3

Si allarga il divario fra nazioni ricche e vulnerabili. «C'è uno scollamento tra le dichiarazioni pubbliche e ciò che sta accadendo nei negoziati», ha denunciato il presidente del gruppo dei Paesi meno sviluppati, Sonam Phuntsho Wangdi. Neppure le cifre annunciate oggi - 232 milioni di dollari per l'Adaptation Fund e altri 450 milioni mobilitati per progetti locali di resilienza - convincono. «Carità aleatoria», commenta Lia Nicholson, a nome dell'Alleanza dei piccoli Stati insulari.

 

2 - LA LOBBY DEL PETROLIO

Monica Perosino per "la Stampa"

 

Greta Thunberg Vanessa Nakate - Cop26

Il tempo stringe. Il 12 novembre, data di chiusura della Conferenza sul Clima, si avvicina rapidamente e il febbrile lavoro dei negoziatori non si ferma neanche di notte. Ma lontano dalla frenesia tutta discorsi, star e applausi, nelle salette private e blindate dove si sta cercando di mettere in piedi il documento finale della «storica» Cop26, si respira tutto fuorché entusiasmo.

 

Nella bozza preliminare diffusa dal presidente della conferenza di Glasgow, Alok Sharma, c'è tutto quello che dovrebbe esserci tranne il punto fondamentale: l'addio, seppure graduale, ai combustibili fossili. Che neppure vengono citati. Eppure, sarebbe una delle condizioni necessarie alla transizione verde.

 

saudi aramco 5

La «dimenticanza» secondo attivisti e osservatori ha una causa precisa: le lobby del petrolio. Mentre i leader del mondo si affannano a trovare accordi, intese e alleanze per ridurre l'inquinamento da CO2, i gruppi di pressione lavorano senza sosta per boicottarli e continuare a bruciare combustibili fossili.

 

Il primo campanello d'allarme l'aveva suonato GreenPeace, che a fine ottobre aveva svelato, grazie a un'inchiesta realizzata da Unearthed, team di giornalisti investigativi, l'esistenza di una lobby che stava lavorando dietro le quinte per «annacquare» il rapporto sul clima dell'International Panel on Climate Change (Ipcc) delle Nazioni Unite, in modo da eliminare le conclusioni più scomode, quelle che potrebbero minacciare gli interessi di alcune grandi aziende e Paesi.

saudi aramco 3

 

In prima fila c'era l'Arabia Saudita. Ieri è arrivata anche l'inchiesta degli attivisti di Global Witness, che hanno analizzato l'elenco dei partecipanti alla Cop26 e hanno scoperto che 503 delegati con legami e interessi nei combustibili fossili erano state accreditate. Un numero enorme, se pensiamo che sulle circa 40.000 persone che partecipano alla Cop il Brasile ha la più grande squadra di negoziatori, con 479 delegati. «Se l'industria dei combustibili fossili fosse un Paese - dicono da Global Witness - avrebbe di gran lunga il maggior numero di delegati.

mohammed bin salman

 

Centinaia di lobbisti hanno invaso Glasgow, difendendo gli interessi dei grandi inquinatori. È come se i lobbisti di Big Tobacco intervenissero a una conferenza sul cancro ai polmoni». E il paragone non è casuale. Come l'industria del tabacco ha negato per anni gli effetti dannosi sulla salute, «l'industria dei combustibili fossili ha passato decenni a negare e ritardare un'azione reale sulla crisi climatica - spiega Murray Worthy di Global Witness.

 

La loro influenza è uno dei motivi principali per cui 25 anni di colloqui sul clima non hanno portato a tagli reali delle emissioni globali». Ancora secondo Unearthed, l'Arabia Saudita, ma anche Australia e Giappone hanno spinto per rimuovere dai rapporti che il mondo ha bisogno di eliminare gradualmente i combustibili fossili e l'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec), dal canto suo, ha voluto eliminare diversi passaggi, tra cui un riferimento a «potenti gruppi di pressione che hanno interesse a mantenere le attuali strutture economiche ad alto contenuto di carbonio».

 

riscaldamento globale 1

Non solo: il Regno Unito ha organizzato il vertice in collaborazione con aziende come Boston Consulting Group, che fornisce consulenza alle compagnie petrolifere e del gas, e l'unica differenza rispetto alle precedenti Cop è che sono state vietate le sponsorizzazioni dirette alla Conferenza. Ma non è un mistero che diversi eventi collaterali siano stati organizzati da grandi aziende o banche che investono nei combustibili fossili o organizzazioni come la Association of Oil and Gas Producers. Il tempo stringe, il documento è ancora una bozza, ma se non si inverte la rotta, i grandi inquinatori potrebbero averla vinta ancora una volta.

riscaldamento globalesaudi aramco 1

 

Ultimi Dagoreport

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….

mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE "DUE STAFFE" - PER "MARIOPIO", SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L'EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE' TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL'UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA - IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK  (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL'ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI "PARASSITI" DEL VECCHIO CONTINENTE...

massimiliano filippo romeo matteo salvini luca zaia

DAGOREPORT – AL CONGRESSO DELLA LEGA DEL 6 APRILE, SALVINI SARÀ RIELETTO SEGRETARIO PER LA TRAGICA ASSENZA DI SFIDANTI. L’UNICO CHE AVREBBE POTUTO IMPENSIERIRLO SAREBBE STATO IL COORDINATORE DEL CARROCCIO IN LOMBARDIA, L'EX FEDELISSIMO MASSIMILIANO ROMEO: MA IL COINVOLGIMENTO DEL FRATELLO, FILIPPO DETTO ''CHAMPAGNE'', NELLO SCANDALO LACERENZA-GINTONERIA NE HA AZZOPPATO LE VELLEITÀ – MA SUL TRIONFO DI SALVINI GRAVA UNA NUBE: CHE FARÀ IL “DOGE” ZAIA? SI PRESENTERÀ O RIMARRÀ A SCIABOLARE AL VINITALY DI VERONA?

stephen schwarzman jonathan grey giorgia meloni giancarlo giorgetti blackstone

DAGOREPORT: CHI TOCCA I FONDI, MUORE... – CHE HANNO COMBINATO DI BELLO IN ITALIA I BOSS DI BLACKSTONE, LA PIU' POTENTE SOCIETA' FINANZIARIA DEL MONDO? SE IL PRESIDENTE SCHWARZMAN ERA A CACCIA DI VILLONI IN TOSCANA, JONATHAN GRAY, DOPO UNA VISITA A PALAZZO CHIGI (CAPUTI) CON SALUTO VELOCE A MELONI, HA AVUTO UN LUNGO COLLOQUIO CON GIORGETTI SULLO STATO DEGLI INVESTIMENTI IN ITALIA (TRA CUI ASPI, DOVE I DIVIDENDI SONO STATI DECURTATI) – MENTRE IL FONDO USA KKR POTREBBE VALUTARE UN'USCITA ANTICIPATA DALLA RETE EX TIM (3 ANNI ANZICHE' 5)PESSIMI RUMORS ARRIVANO ANCHE DAL FONDO AUSTRALIANO MACQUARIE, PRESENTE IN ASPI E OPEN FIBER: MEGLIO DISINVESTIRE QUANDO I DIVENDENDI NON SONO PIU' CONVENIENTI....