“L’EURO E’ INDISPENSABILE” - PAOLO SAVONA RINTUZZA I MERCATI E GLI SPECULATORI PARACULI SPEGNENDO OGNI SOSPETTO DI USCITA DALLA MONETA UNICA MA RANDELLA L’UE: “HA PERSO LA ROTTA, HA DIMENTICATO L'OBIETTIVO DELLA PIENA OCCUPAZIONE FISSATO NEI TRATTATI E HA BISOGNO DI MODIFICHE COSTITUZIONALI...”
Umberto Mancini per “il Messaggero”
«L'Europa ha dimenticato l'obiettivo della piena occupazione fissato nei trattati, ha perso la rotta. Credo sia necessario ritrovarla in fretta per rispettare gli impegni assunti. Io lavorerò a fondo in questa direzione, da tecnico». Paolo Savona parla alla sala stampa estera, invitato per discutere del suo libro che ha suscitato tante polemiche e turbato il Quirinale (Come un incubo e come un sogno).
Dice di farlo a titolo personale, da accademico, sdoppiandosi, almeno apparentemente, dal ruolo di ministro per gli Affari europei. Ma la sua analisi è invece tagliente, politica, profonda. Perché al di là dei tecnicismi e delle cautele istituzionali, va dritto al cuore del problema, ribadendo la posizione che l'Italia porterà al consiglio europeo di fine mese
«L'Euro - premette - è indispensabile. Questo non vuol dire che la costruzione europea sia limitata e che la moneta unica sia arrivata ben prima della necessaria convergenza tra le economie. Per questo l' architettura va perfezionata. Del resto anche Ciampi parlava di zoppia».
E ai colleghi dei giornali tedeschi che lo incalzano per le critiche alla Germania («L' euro è una gabbia a favore di Berlino») risponde che l'Europa ha bisogno di modifiche costituzionali e che bisogna puntare su crescita, occupazione e, ovviamente, il dialogo se si vuole fare passi avanti». E' sbagliato mettersi in paraocchi - spiega - o scontrarsi tra fazioni rivali, ma bisogna affrontare i problemi con spirito costruttivo, senza pregiudiziali.
NON C'È UN PIANO B
Del resto, ripete, non esiste un piano B, non esiste l'Italexit. Bacchetta quindi gli economisti che in questi giorni «hanno alimentato il panico», accusandolo di eresia solo per aver osato criticare il sistema.
E cita Keynes per difendersi: «Non sono gli interessi ma le idee a muovere, a far progredire». Giura di aver condiviso ogni parola dell'intervista al Corriere della Sera del ministro dell'Economia Tria, e aggiunge che non farà passi indietro («non abiurerò come Galileo»), non rinunciando ad una visione che ha elaborato nei suoi studi, semmai si adeguerà alla linea del governo Conte, a cui ribadisce fedeltà piena.
«Una visione - fanno notare Stefano Fassina e Giorgio La Malfa - che racconta verità scomode. E un' Europa che non promuove lo sviluppo, fa dumping sociale, favorisce il surplus commerciale della Germania».
enzo moavero milanesi, paolo savona
«Vengo fuori casualmente dalle decisioni degli elettori del 4 marzo e dalle scelte di due forze politiche che mi hanno chiamato - incalza Savona - e non ho lezioni da dare, ma di certo ci sono spinte da incanalare che vengono dal popolo» e che vogliono un cambiamento reale. «Ci vuole prudenza ma se non si cambia, dalle elezioni del 2019 potrebbero arrivare delle sorprese». Poi la stoccata a Berlino: loro pensano che lo sviluppo debba passare dalla stabilità, io sostengo il contrario.
Ma «la gente - sottolinea - chiede più posti di lavoro, più sicurezza, più solidarietà. Questa è la direzione che l'Italia vuole dare. Bisogna rispondere a queste domande, a quanto non è stato fatto in passato».
«Quando mi hanno richiamato - sorride - stavo tornando al mio ovile sardo, pronto a godermi il mare, sono qui per proporre soluzioni tecniche al tavolo della politica. Spero che una conciliazione possa scaturire dall' Europa, se no potremo incappare in una situazione difficile con le elezioni del prossimo anno». Si paragona ad Ulisse, in balia di Scilla e Cariddi. E come l' eroe omerico «mi sono attaccato al palo della nave, ora mi parlano, non sono più un appestato». Di certo, da grande marinaio sardo, non si piegherà mai.