IL DIVO CLAUDIO - SCAJOLA IN CARCERE: “IO COME ANDREOTTI, DOVRANNO SCUSARSI. USCIRÒ DA QUI A TESTA ALTA” - “MI HANNO MESSO QUI PER MOTIVI POLITICI” - MA SE NON È CANDIDATO ALLE EUROPEE? “QUANDO HANNO DECISO L’ARRESTO, LE LISTE NON ERANO ANCORA USCITE”


Fabrizio Caccia per il "Corriere della Sera"

«Lo vuoi sapere? Io qua dentro sto attentissimo a tutto e mi curo meticolosamente. Mi curo il diabete e l'ipertensione. Sto attento perfino alle correnti d'aria e mi faccio la doccia, come si dice?, a pezzi e bocconi, insomma non sempre, non tutti i giorni. Perché ho deciso per prima cosa che qui a Regina Coeli non mi devo assolutamente ammalare, devo restare sano come un pesce. Perché mi dovrò difendere e mi difenderò. E se mi vogliono far fuori con la malattia, davvero s'illudono tutti quanti. Perché io uscirò da qui in forma. E a testa alta».

Eccolo, Claudio Scajola. Ieri pomeriggio alle cinque è andato a trovarlo in galera il senatore suo amico più che ventennale Lucio Barani, 61 anni, del gruppo Grandi autonomie e libertà (Gal), membro della commissione Giustizia di Palazzo Madama, craxiano di ferro, vestito elegante e con un garofano rosso all'occhiello («Perché sono stato e rimarrò per sempre socialista - racconta Barani -. Quand'ero sindaco di Aulla decisi di dedicare un monumento alle vittime e ai martiri di Tangentopoli, Claudio all'epoca mi disse che era perplesso davanti all'iniziativa e invece adesso mi ha detto che avevo proprio ragione a tirar su quel monumento...»).

«Farò come Andreotti - annuncia battagliero Scajola fuori dalla cella, in corridoio, davanti al direttore del carcere Mauro Mariani e al comandante degli agenti della Penitenziaria, mentre lo ascoltano in silenzio anche gli altri detenuti -. Resisterò tenacemente a tutte le accuse e al fango, come il Divo Giulio. E alla fine tutti, dai magistrati ai giornalisti, mi dovranno chiedere scusa pubblicamente. Perché quello che leggo sui giornali e ascolto dalla televisione semplicemente non è vero. Il conto corrente alla Camera e tutto il resto...».

«Ma io l'ho capito perché sono finito dentro: la ragione è il 25 maggio, cioè le elezioni europee - si sfoga amaro l'ex ministro dell'Interno -. Ho letto gli atti che mi accusano e ho scoperto una cosa importante: la mia richiesta d'arresto era precedente alla data di presentazione delle liste elettorali. Capito? Volevano farmi fuori dalle elezioni ed infatti eccomi qua».

Quinta sezione, Reparto primi ingressi, già cento ore di detenzione sono passate, la visita medica arriva tre volte al giorno, pasti regolari, cella pulita, «complimenti direttore Mariani, il suo personale è davvero efficiente», ripete Scajola anche davanti al senatore ligure-apuano Barani, che forse è uno dei pochi parlamentari a visitare con continuità e solerzia i penitenziari d'Italia per sincerarsi che ai detenuti vengano garantiti diritti e condizioni di vita ancora umane.

«Ma qui ormai siamo in una dittatura, non è più democrazia, ormai si agisce con metodi da criminalità organizzata - cambia subito tono Scajola e torna al contrattacco -. Arrestano la madre, la moglie (di Matacena, ndr ) per farle parlare. Eccoli, i metodi. Ma io non soccomberò, anzi ne uscirò alla grande».

Questa mattina, dopo 5 giorni di perfetto isolamento richiesto dal gip, l'ex ministro riceverà la visita dei suoi due legali, Elisabetta Busuito e Giorgio Perroni e insieme, naturalmente, cominceranno a studiare la linea difensiva in vista dell'interrogatorio dei pm.

Quindi, forse già domani, mercoledì, dovrebbero andarlo a trovare sua moglie Maria Teresa e i figli Lucia e Piercarlo («Per favore, qui con me ho solo un paio di scarpe strette - confessa l'ex ministro al senatore Barani -. Ricordati di dire a mia moglie, quando viene, di portarmi le pantofole...»).

Le ore in cella passano lente. Scajola le trascorre leggendo gli atti giudiziari, poi guarda un po' di televisione, ma soprattutto prega e trova conforto nelle pagine di Gesù di Nazareth , il libro di Joseph Ratzinger che all'ultimo momento ha voluto con sé. La visita di Barani è terminata. Un'ora abbondante è volata via.

«Ma si può sapere che reato ho commesso?», ragiona a voce alta l'ex ministro, alludendo ai suoi rapporti con Chiara Rizzo e Amedeo Matacena, lei ora in prigione (a Marsiglia) come lui e il marito ancora a Dubai, in attesa di estradizione. «Reato di conoscenza, reato di amicizia, ecco che cosa ho fatto!», conclude sconsolato. E torna dentro.

 

 

CLAUDIO SCAJOLA ARRESTO CLAUDIO SCAJOLA BERLU E Andreotti thumb x jpegSILVIO BERLUSCONI E GIULIO ANDREOTTISchermata alle matacena amedeoSchermata alle CHIARA RIZZO E AMEDEO MATACENA

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