
LO SCAZZO TRA MINNITI E DELRIO SUI MIGRANTI NON E’ UNA LOTTA DI POTERE: SEGNA UNA DOPPIA FRATTURA NEL GOVERNO E NEL PD SUL TEMA DELL’ACCOGLIENZA E DEI MIGRANTI - LE ULTIME AMMINISTRATIVE HANNO DIMOSTRATO CHE AL NORD I DEMOCRATICI SONO RIDOTTI AI MINIMI TERMINI E DA TEMPO GLI AMMINISTRATORI LOCALI PD USANO ARGOMENTI PARA-LEGHISTI...
Stefano Folli per “la Repubblica”
È molto raro, per non dire senza precedenti, che Sergio Mattarella intervenga su un tema caldo dell'attualità politica. Il fatto che il Quirinale abbia preso posizione in modo netto sulla questione Ong-migranti, appoggiando il ministro dell' Interno, segnala la gravità di una crisi che è politica ma potrebbe trasformarsi in istituzionale.
Infatti la tensione fra Minniti e il collega dei Trasporti Delrio non è una banale bega di potere, come tale facilmente componibile. È o potrebbe presto diventare una frattura più profonda che riguarda la stabilità dell' esecutivo nonché l'identità di una forza come il Partito Democratico a pochi mesi dalle elezioni. Il dissenso, come è noto, riguarda la gestione dei migranti, il ruolo delle Ong, le modalità dei soccorsi in mare e l'accesso ai porti come luogo di sbarco.
Come responsabile del Viminale, Minniti ha imposto una linea assai più intransigente rispetto al recente passato: una linea che ruota intorno all'ormai famoso "codice di condotta" per le navi delle Ong e che, in parole povere, si ripromette di ridurre, e se possibile quasi azzerare, l'arrivo di nuovi profughi. Viceversa, Delrio è fedele alla posizione tradizionale - quella che fino a poche settimane fa era pienamente accettata da una vasta area di centrosinistra, vale a dire da tutto il Pd e oltre.
delrio e gentiloni ad afragola
In essa prevale il sentimento umanitario, la necessità di non abbandonare i migranti alla loro sorte, la preoccupazione di rispedirli in Libia dove non è chiaro cosa sarà di loro. Peraltro Delrio ha voce in capitolo perché, come ministro dei Trasporti, ha competenza sulla Guardia costiera e sulla rete portuale.
È stata la paura del disastro elettorale a suggerire al partito di Renzi il cambio di scenario. Le ultime amministrative hanno dimostrato che nel settentrione i democratici sono ridotti ai minimi termini. Non solo: da tempo, specie nel Nord-Est, i sindaci del Pd, i quadri del potere locale e anche qualche presidente di regione non esitano a usare argomenti para-leghisti contro gli immigrati.
Seguono, come è evidente, l'onda dell' opinione pubblica e si preoccupano di salvare se stessi. Alla fine il messaggio è arrivato a Roma e tutto è cambiato nel giro di pochi giorni. Con l' efficienza e il vigore che gli sono propri, Minniti ha interpretato il nuovo indirizzo. Si è anche deciso di mandare un paio di navi della Marina a "mostrare bandiera" davanti alle coste libiche e questa è soprattutto una risposta politica all' interventismo del presidente francese.
Il problema è che la svolta, dettata da ragioni elettorali, è stata fin troppo repentina. Lo stesso governo dà l' impressione di non aver fatto in tempo ad assimilarla. E il tessuto culturale del centrosinistra si lacera inevitabilmente. Prima lunghi anni in cui prevaleva su tutto il valore dell'accoglienza, nel solco degli appelli di papa Francesco; poi, dall' oggi al domani, la chiusura delle rotte, gli accordi con la Guardia costiera libica, la scoperta del "lato oscuro", vero o presunto, delle Ong. Ce n'è abbastanza per disorientare qualche ministro o sottosegretario, figurarsi gli elettori.
S'intende che il premier Gentiloni è in grado di ridurre gli attriti, come ha già cominciato a fare. Ma la materia si maneggia con difficoltà proprio perché tocca corde profonde. La componente cattolica, o meglio della sinistra cattolica, rappresenta uno degli elementi costitutivi del Pd ed è la più sensibile al tema dell'immigrazione. Al contrario, la componente ex Pci ed ex Ds è quella che ha forti radici nelle amministrazioni locali e quindi è attenta alle reazioni dell'elettorato.
Il conflitto fra le due anime mai davvero conciliate del Partito Democratico è nei fatti. Sotto questo aspetto la vicenda delle Ong rimane esplosiva. C'è ancora troppa incertezza su come intervenire e quando. Il codice di condotta urta in qualche caso con il diritto del mare o almeno così sostiene qualcuno in assenza di un accordo che faccia chiarezza. Ne deriva che il compito di Gentiloni è complesso e potrebbe diventare proibitivo nell'ipotesi esecrabile di un incidente in pieno Mediterraneo.
Tuttavia l'aspetto politico è prevalente e investe la natura del Pd oggi e soprattutto domani. Il tentativo di recuperare consensi rispetto ai Cinque Stelle e alla Lega è legittimo, ma rischia di appannare ulteriormente il profilo di un partito che già oggi appare dipendente dalle giravolte tattiche del suo leader.
Un conto è maturare scelte nuove, magari controverse, al culmine di un processo di revisione della propria storia e della propria visione del mondo. Tutt'altro conto è procedere a strappi per il timore di perdere voti a destra. In tal caso c'è il pericolo, più volte segnalato, di indurre gli elettori ad abbracciare il marchio originale, ossia le forze che con maggiore coerenza e spregiudicatezza hanno predicato in questi anni contro gli immigrati.